Il ministro cristiano nella vetrina propagandistica di Hamas
e in quella del quotidiano diessino
Testata:
Data: 22/03/2006
Pagina: 12
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Io ministro cristiano vi dico Hamas ha iautato i palestinesi

Hamas ha "aiutato" i palestinesi (trascinandoli in una guerra terroristica con Israele ?), a Betlemme non esiste nessuna persecuzione islamista verso i cristiani, e l'unico problema resta il "muro" di Israele, terrorismo e antiterrorismo si equivalgono, ma in fondo il primo é più giustificato, finché dura l'"occupazione".
Queste ed altre affermazioni propagandistiche si trovano nell'intervista (del tutto acritica) di Umberto De Giovannangeli a Tannus Abu Eitah, ministro del turismo del governo di Hamas.
Ecco il testo:


«MI CHIEDE se da cristiano ho imbarazzo a far parte di un governo guidato da Hamas? La risposta è no. Questa scelta nasce dall'esperienza realizzata a Betlemme, dove abbiamo sperimentato la possibilità di agire insieme, musulmani e cristiani, per dare rispo-
sta ai problemi concreti della gente. Ed è proprio la concretezza delle proposte avanzate che ha portato alla vittoria elettorale di Hamas». A parlare è Tannus Abu Eitah, cristiano, ministro del Turismo nel nuovo governo palestinese egemonizzato da Hamas.
Unico cristiano, di rito greco ortodosso, entrato a far parte di un governo islamico. Non le pare una contraddizione in termini?
«No, perché questa scelta è maturata da una esperienza di collaborazione che abbiamo sperimentato con successo nell'amministrazione di Betlemme. Porre l'accento sul fondamentalismo di Hamas significa non aver compreso le ragioni vere, di fondo, che hanno determinato il risultato delle elezioni del 25 gennaio…».
E quali sono queste ragioni?
«Il fallimento della vecchia classe dirigente dell'Anp nel governo dei Territori, la corruzione dilagante, il distacco crescente posto tra chi governa e la gente. Mi creda, il popolo palestinese non si è scoperto da un giorno all'altro integralista, così come non è venuta meno la volontà di raggiungere una pace fondata sul principio della giustizia e della parità. Con il voto la gente palestinese, al di là di ogni appartenenza politica o religiosa, ha segnalato la necessità di un cambiamento, ed è innanzitutto a questa aspettativa che il nuovo governo di cui faccio parte dovrà dare risposta; una risposta da ricercare insieme, e non in contrapposizione, al presidente Abbas (Abu Mazen, ndr)».
Da cristiano non teme che Hamas intenda instaurare nei Territori un regime teocratico?
«Non credo che sia questa la loro aspirazione e comunque sia un proposito del genere si scontrerebbe con una società palestinese matura, plurale, che non guarda certo all'Iran come modello da cui trarre ispirazione…».
Tuttavia nei mesi scorsi si è molto discusso su episodi di intimidazione e di violenza ai danni di cristiani di Betlemme.
«Le mele marce crescono in ogni campo, ma ciò non può portare a errate e pericolose generalizzazioni. Betlemme è stata messa in ginocchio non da Hamas ma dal muro realizzato da Israele che isola la mia città, trasformandola in una prigione a cielo aperto. Il muro distrugge la nostra economia, crea quotidiana umiliazione e sofferenza e spinge tanti giovani senza prospettive per il loro futuro all'esodo. È quel muro a uccidere la speranza, a spezzare villaggi, a dividere le famiglie ».
Israele chiede a Hamas di deporre le armi e di riconoscere il diritto all'esistenza dello Stato ebraico.
«Il riconoscimento, come il disarmo, deve essere reciproco. Sono contrario agli attacchi suicidi contro la popolazione civile israeliana ma con la stessa forza denuncio lo scempio di vite umane compiuto dall’esercito israeliano nei Territori. Non si può chiedere ad un popolo oppresso di riconoscere, senza contropartita, il proprio oppressore…».
Israele ribatte affermando di aver riconosciuto, in linea di principio, la possibilità di uno Stato palestinese…».
«In linea di principio, per l'appunto, perché nei fatti, con la costruzione del muro, confiscando terre occupate, ampliando gli insediamenti in Cisgiordania, Israele sta rendendo impossibile un accordo fondato sul principio di due popoli, due Stati. Lo Stato palestinese a cui Israele pensa è un bantustan alla sudafricana, la sanzione di un regime di apartheid».
Quale il suo sogno da ministro cristiano in un governo-Hamas?
«Fare di Betlemme la città del dialogo interreligioso. E avere nella città del Cristo Papa Benedetto XVI. Qui ricordiamo ancora la visita compiuta nel 2000 da Giovanni Paolo II, le sue parole a favore di una pace rispettosa dei diritti del popolo palestinese. Una visita di Papa Ratzinger,questo sì potrebbe alimentare la speranza e favorire il dialogo».

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