Umberto De Giovannangeli nella sua cronaca sul governo di Hamas, senza dubbio più corretta di quelle di Stabile e Cremonesi presenta, in modo piuttosto improbabile, gli uomini di Al Fatah e del Fplp, come incorruttibili indifferenti a "lusinghe" e "promesse di posti chiavi". Cita i motivi della chiusura del valico di Karni, ma con poca evidenza, solo dopo la denuncia dell'imminente "crisi umanitaria". Inoltre non fa cenno alla mancata collaborazione dell'Anp all'apertura di valichi alternativi e definisce i gruppi terroristici "gruppi armati".
Ecco il testo:
Le lusinghe non hanno funzionato. La promessa di posti-chiave nemmeno. Gaza, 19 marzo 2006: nasce il «monocolore» targato Hamas. Dopo il «no» di Al Fatah, il movimento islamico vincitore delle elezioni politiche del 25 gennaio, deve incassare il rifiuto del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (Fplp, marxista, 3 seggi in parlamento). Fino a ieri mattina sembrava che il Fplp potesse invece accettare l’offerta di due ministri che gli era stata fatta da Hamas. Ma la formazione marxista ha preferito tirarsi indietro. «Non parteciperemo al governo perchè il suo programma politico non include un punto fondamentale per noi, il riconoscimento dell’Olp quale unico legittimo rappresentante del popolo palestinese», spiega Jamis al-Majdalawi, uno dei leader del Fplp.
E così al premier incaricato Ismail Hanyeh non resta che riempire le 24 caselle ministeriali con esponenti di Hamas e alcuni tecnici e varcare, alle 21:00, la soglia del palazzo presidenziale di Gaza City per presentare ad Abu Mazen la lista del nuovo esecutivo. Nel pomeriggio, il rais si era mostrato molto interlocutorio: «Ho invitato il signor Ismail Haniyeh a presentarmi oggi (ieri, ndr.) il governo su cui ha lavorato. Ancora non conosco la composizione del governo né il suo programma. Finchè non avrò sentito direttamente da lui, non ho altro da aggiungere», si limita a dire «Mahmud il moderato». «I partiti che hanno rifiutato di entrare al governo hanno fatto la propria scelta. Ciò - aggiunge un corrucciato rais - non riflette le mie posizioni». I cronisti attendono Haniyeh all’uscita del palazzo presidenziale. Il premier incaricato conferma di aver consegnato la lista dei ministri del nuovo governo al presidente Abu Mazen. Pressato dai giornalisti, Haniyeh indica che il governo comprenderà 24 ministri, 10 di Gaza e 24 della Cisgiordania, fra cui una donna ed un cristiano, senza però fare nomi. Il premier incaricato ha solo confermato che ne faranno parte i leader di Hamas Mahmud al Zahar e Saed Saim. «Ora il presidente Abu Mazen vuole studiare la composizione del governo e il suo programma», annuncia Haniyeh. L’incontro, assicura il leader di Hamas, si è svolto in una atmosfera «serena».
Qualche indiscrezione in più filtra da ambienti vicini al premier incaricato. I ministeri pesanti nel nuovo governo saranno nelle mani dei dirigenti del movimento islamico. Nell’esecutivo ci sarà anche, oltre ai «tecnici» più o meno vicini a Hamas, un cristiano di Betlemme, Tannus Abu Eitah, probabile nuovo ministro del turismo. Il portafoglio degli Esteri dovrebbe andare a Mahmud al Zahar, il leader del movimento a Gaza considerato esponente dell’ala «dura» di Hamas, preferito sembra al candidato più moderato Ziad Abu Amr, un ex-ministro del Fatah. Un altro «falco», lo sceicco Saed Saim, dovrebbe diventare ministro degli interni e controllare le forze di sicurezza, mentre Omar Abdul Razeq, un professore universitario detenuto da Israele fino a pochi giorni fa, dovrebbe assumere la responsabilità delle finanze. Lo sceicco Najef Rajub, come Abdul Razek leader del partito in Cisgiordania, dovrebbe ottenere il portafoglio sensibile del Wafq, il fondo islamico che gestiscer la proprietà e gli interessi musulmani nei Territori e a Gerusalemme. Non si sbilancia Abu Mazen: ai cronisti che lo attendono all’uscita del palazzo presidenziale, il rais spiega che dopo la consultazione dell’Olp, la procedura prevede che il nuovo esecutivo venga presentato al Parlamento per il voto di fiducia. Dopo verrà pubblicato un decreto presidenziale sulla sua formazione e quindi ci sarà il giuramento dei ministri. Abu Mazen non precisa i tempi previsti. «Ci sono tante difficoltà, ma se Dio Vuole verranno superate», conclude il presidente palestinese.
Il nuovo governo sarà chiamato da subito a fare i conti con la drammatica situazione economica che segna la Cisgiordania e, soprattutto, Gaza. L’agenzia Onu per i profughi palestinese Unrwa ha espresso preoccupazione ieri per il rischio di una crisi umanitaria a Gaza, dove iniziano a scarseggiare alcuni prodotti di prima necessità, come la farina e il pane, dopo la chiusura decisa dalle autorità israeliane del valico commerciale di Karni. «Ogni giorno che passa ci avvicina ad una crisi umanitaria», avverte il direttore dell’Unrwa a Gaza, John Ging. «Non mancano solo granoturco e farina, ma anche zucchero, olio e altri prodotti di base», spiega ai cronisti. Il terminale commerciale di Karni è stato chiuso il 21 febbraio scorso da Israele, e da allora riaperto solo per brevi periodi, dopo che l’intelligence aveva avvertito di imminenti attentati contro la struttura da parte di gruppi armati palestinesi.