La politica italiana, Israele e l'antisemitismo
intervista a Fiamma Nirenstein
Testata:
Data: 08/03/2006
Pagina: 7
Autore: Anna Momigliano
Titolo: Nirenstein boccia D'Alema alla Farnesina
Anna Momigliano sul RIFORMISTA di mercoledì 8 marzo 2006 intervista Fiamma Nirenstein sulla candidatura in Forza Italia che ha rifiutato e sulla politica italiana
«Sono onorata di avere ricevuto l'offerta di una candidatura. Non ho alcun disprezzo della politica, che ritengo anzi forma ed espressione della cosa che è per me più cara: la democrazia». Così Fiamma Nirenstein commenta l'offerta di una candidatura al Senato avanzata da Forza Italia, e declinata giorni fa dalla giornalista. «Del resto ho già fatto la mia parte nel servire lo Stato italiano - spiega la Nirenstein al Riformista dal suo ufficio di Gerusalemme - quando ho lavorato come direttrice all'Istituto di cultura italiana a Tel Aviv: un'esperienza bellissima di cui non mi pento affatto. Forse in futuro potrei rendermi di nuovo utile, ma per il momento preferisco continuare a fare il mio lavoro».
Non ha temuto neppure per un secondo che la sua candidatura potesse essere una forma di strumentalizzazione della lotta all'antisemitismo? «Assolutamente no. Non credo ci sia alcuna strumentalizzazione e ripeto che sono onorata dell'offerta. Ma questo, per una persona che come me si occupa di politica internazionale, di terrorismo e di antisemitismo, è un momento particolarmente pressante in cui continuare a svolgere il lavoro di giornalista. Basti pensare al nodo dell'Iran e a Hamas che (purtroppo, bisogna dire) ha vinto le elezioni nell'Autorità nazionale palestinese. Su questi temi credo di essere molto più utile alla gente nella mia funzione consueta». Ma lei ha più volte denunciato i pericoli dell'«antisemitismo progressista», la candidatura con Forza Italia non sarebbe stato il coronamento del suo lavoro contro i pregiudizi di alcuni settori gauche contro Israele? «Veramente mi sento già impegnata fino agli occhi nella lotta all'antisemitismo e mi pare di essere stata la prima a denunciare il nuovo antisemitismo che per criminalizzare gli ebrei criminalizza Israele: un antisemitismo che non viene dalla destra ma dai paesi arabi e musulmani. E anche dalla sinistra europea». Perché critica Israele? «Mi riferisco a elementi che fingono di criticare Israele, utilizzando stilemi e parametri tipici dell'antisemitismo: a cominciare dalla teoria del complotto e dei blood libel, quest'idea che gli ebrei siano sempre assetati di sangue». Quindi sono le critiche a Israele la base dell'antisemitismo moderno? «Il problema sta tutto nel doppio standard. Pensiamo a Sabra e Chatila, quando i falangisti di Hobeika massacrarono centinaia di profughi palestinesi: il mondo dipinse Ariel Sharon, che neppure era lì né poteva sapere, come un criminale di guerra. Negli stessi anni il regime di Bashar Al Assad uccise oltre 10 mila persone, a Hama, eppure non si videro manifestazioni simili». Anche gli Stati Uniti ricevono durissime critiche. «Non è la stessa cosa. Gli Usa portano avanti la propria guerra al terrorismo in maniera più dura di quanto non faccia Israele, che usa le pinzette, eppure è criticata molto di più». Lunedì un bimbo di otto anni è morto nel raid su Gaza... «E infatti i militari coinvolti hanno subito durissime critiche, interne ed esterne, e ora dovranno rendere conto delle proprie azioni».
Lei direbbe che la destra è più sensibile della sinistra nei confronti dell'antisemitismo? «La destra ha sacche di antisemitismo odiose che emergono ancora. Ma questa nuova forma di antisemitismo non è di destra. L'antisemitismo di destra non è riuscito a rinnovarsi, mentre quello di sinistra si è modernizzato». Quindi? «Ultimamente una parte della sinistra, penso a Rutelli e Fassino, hanno modificato gli atteggiamenti anti-israeliani, anche perché si sono resi conto che ciò aveva dell'antisemitismo». Anche grazie al disimpegno da Gaza. «Più la formula “land for peace” funziona, più la sinistra italiana accetta Israele. Il fatto è che Israele ha dato la terra, senza ricevere però pace, anzi ottenendo Hamas: mi auguro che la sinistra sia in grado di ripensare questi schemi». L'antisemitismo di destra non la spaventa? «Cosa intendiamo per destra? Nazisti e fascisti sono ripugnanti antisemiti. Nella destra moderata non mi sembra ci sia antisemitismo. Non conosco a fondo Alleanza nazionale, ma ho trovato fortissima ed efficace la condanna di Fini del passato. L'antisemitismo va condannato senza se e senza ma sia a destra come a sinistra. Mi rendo conto che circolano ancora idee antisemite, specialmente tra i giovani, e quindi invito i leader a epurare gli elementi antisemiti, se ce ne sono, dai loro partiti senza alcuna pietà. In particolare chi nega l'Olocausto non può trovare posto nel consesso della democrazia, e neppure degli esseri pensanti». E a proposito della polemica sull'eventualità che Massimo D'Alema sia il prossimo ministro degli Esteri, dice: «Penso che nel corso degli anni D'Alema ha dato prova di essere decisamente partigiano per quel che riguarda il Medio Oriente, ingiusto nei confronti dello Stato ebraico. Non ha mai valutato le ragioni di Israele di fronte al terrorismo e, soprattutto, al rifiuto arabo. Credo che da lui su questioni come il terrorismo, che è una delle questioni capitali del mondo contemporaneo, e la democratizzazione sacrosanta del Medio Oriente, non ci si possa aspettare un atteggiamento che aiuti l'Italia ad avere un ruolo attivo».
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