Per Giampiero Martinotti de La REPUBBLICA non c'é evidenza che tenga. il movente antisemita dell'omicidio di Ilan Halimi é una fissazione della comunità ebraica ( di riflesso di politici e religiosi cattolici, evidentemente troppo influenzabili...)
Ecco il testo dell'ennesimo, pessimo articolo pubblicato dal quotidiano sulla vicenda:
PARIGI - Il capo della banda che ha torturato e ucciso un giovane ebreo è stato arrestato in Costa d´Avorio, mentre ieri sera Jacques Chirac e tutte le autorità politiche e religiose hanno assistito a un rito celebrato nella grande sinagoga della capitale, attorno alla quale si sono ammassate migliaia di persone. Per domenica è prevista una grande manifestazione, cui parteciperanno anche numerosi ministri, oltre a tutti i leader politici e sindacali.
La tragica morte di Ilan Halimi, avvenuta il 14 febbraio, ha creato un´ondata di indignazione in tutto il paese. Dapprima per il terribile calvario del ragazzo, tenuto in ostaggio per venti giorni e seviziato: secondo il ministro dell´Interno, Nicolas Sarkozy, sarebbero state trovate tracce di tortura sull´80 per cento del corpo del giovane.
All´orrore si è poi aggiunto un terribile sospetto: che Ilan sia stato ucciso perché era ebreo, perché «gli ebrei sono ricchi», come ha detto uno degli arrestati durante un interrogatorio. Come se l´antisemitismo fosse diventato un fatto banale. L´inchiesta dirà se e come questo elemento è stato determinante, ma la comunità ebraica è convinta che Ilan sia morto «perché era ebreo», come ha ripetuto più volte la madre. Solo poche voci, all´interno della comunità stessa, hanno messo in dubbio questa versione.
La tragedia ha anche creato non poca psicosi. Ieri sera, i dirigenti della comunità ebraica di Sarcelles, nella regione parigina, hanno denunciato il rapimento, per alcune ore, di un ragazzo: sarebbe stato sequestrato e minacciato di morte se non fosse stato pagato un riscatto di 300 mila euro. Poi è stato rilasciato in circostanze non ancora chiarite. mentre per accertare i contorni di questa vicenda è stata aperta un´inchiesta.
Intanto i rapitori di Ilan sono stati quasi tutti arrestati. La polizia è riuscita soprattutto a mettere le mani su Youssouf Fofana, 25 anni, autoproclamotosi «capo della gang dei barbari». Nato in Francia ma di origine ivoriana, era fuggito ad Abidjan, dove è stato fermato l´altra notte. Per evitare la lunga trafila dell´estradizione, Parigi spera che venga espulso dal paese.
Secondo i poliziotti ivoriani, Fofana avrebbe riconosciuto il suo ruolo, fatto i nomi dei complici, ma avrebbe negato il carattere antisemita dell´uccisione di Halimi.
Non avevano dubbi invece le migliaia di persone riunitesi attorno alla sinagoga della Victoire. All´interno Chirac, l´arcivescovo di Parigi, il rettore della moschea, tutto il mondo politico: tre mesi dopo la rivolta delle banlieues, la morte di Ilan Halimi ha riportato in primo piano le tensioni tra le diverse comunità.
Segnaliamo invece, ancora, come cronaca corretta quella di Domenico Quirico sulla Stampa, che riportiamo:
Lo hanno arrestato a Abidjan, in Costa d'Avorio, il suo paese di origine, in un quartiere dove abitavano alcuni parenti. E' durata poco la latitanza di Youssouf Fofana, il caid di una feroce banda di banlieue che ha sequestrato, torturato e ucciso un giovane ebreo. Per estorcere denaro alla famiglia certo, ma anche per un pregiudizio antisemita «perché gli ebrei sono tutti ricchi e si aiutano tra loro», come sostengono la madre e le sorelle della vittima e il magistrato; che ha riconosciuto l'aggravante razziale nel delitto.
Fofana non era armato e non ha opposto resistenza: di fronte ai poliziotti ivoriani che lo hanno interrogato prima di consegnarlo ai colleghi francesi (dovrebbe partire per Parigi già oggi) ha riconosciuto di essere il capo della «banda dei barbari» come si facevano chiamare, che ha sequestrato Ilan Halimi e di averlo ucciso; avrebbe usato la parola «sgozzato». Ha fatto nomi di complici e ha ammesso anche di aver utilizzato dell'acido per cancellare le tracce sul corpo della vittima. L'ottanta per cento del quale presentava, come ha rivelato ieri il ministro degli Interni Sarkozy, tracce di torture. Ha però negato di aver agito mosso da antisemitismo.
Ieri sera nella grande sinagoga di Rue de la Victoire a Parigi, luogo simbolo dell'ebraismo francese, una folla si è riunita per ricordare la giovane vittima. Tra loro il presidente Chirac, che ha parlato a lungo alla madre e alle due sorelle di Ilan, personalità politiche e i rappresentanti delle altre religioni come Dalil Boubakeur, presidente del consiglio francese del culto musulmano.
Joel Mergui, presidente con Concistoro di Parigi, ha evocato «un grido di dolore e di collera» per il calvario di Ilan, ucciso «da barbari nella Francia del 2006». E ha espresso «rabbia di fronte alla indifferenza di chi ha lasciato fare per vigliaccheria e condivisione»: «E' incontestable la diminuizione degli atti antisemiti ma il massacro di Ilan ci ricorda che la loro gravità è ancora molto grande. C'è speranza al di là della collera perché le alte autorità della Repubblica combattono senza sosta il cancro antisemita che rode il nostro paese».
Si è aperta intanto una feroce polemica innescata dalle dichiarazioni del portavoce del partito socialista Julien Dray, che ha chiamato in causa il noto umorista di origini antillane Dieudonné. Rivendicando i diritti negati di coloro che chiama «gli ex schiavi della Repubblica» Dieudonné è spesso accusato di utilizzare argomenti antisemiti, ad esempio contro «la unicità dell'Olocausto»: «C'è un antisemitismo che è incrostato nella società francese - ha detto Dray - ci sono personaggi simbolici che lo supportano. Lo dico chiaro: si vedono oggi gli effetti differiti di ciò che Dieudonné ha seminato in questi anni. La base dell'antisemitismo nella storia è dire che gli ebrei sono ricchi e che sono solidali tra loro».
L'umorista ha preteso scuse immediate: «E' grave accusare qualcuno di complicità in un omicidio. Io parlo semmai di sionismo, questo non ha nulla a che fare con l'ebraismo».
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