Il terrorismo che distrugge moschee e il "senso del sacro" islamico
spesso solo un pretesto per fini di potere
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Data: 23/02/2006
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Autore: Dimitri Buffa - Luigi Geninazzi
Titolo: Il sacrilegio a doppia velocità - Un'ipoteca sul loro senso del sacro

La Padania di giovedì 23 febbraio 2006 pubblica un articolo di Dimitri Buffa sull'attentato contro la moschea sciita di Samarra in Iraq. Ecco il testo: 

Ieri un commando terroristico di fanatici islamici ha distrutto uno dei simboli più antichi dell’Islam sciita: la moschea di Al Askariya, a Samarra. Sarebbe stato come se dei terroristi dell’Ira cattolica irlandese avessero fatto saltare in aria la cattedrale di Westminster. Ben peggio che raffigurare il Profeta in qualche scialba vignetta da Settimana Enigmistica. Ma tant’è: una profanazione di un simbolo sacro che è anche un gioiello della cultura islamica, come la cupola d'oro di una delle più importanti mete del pellegrinaggio sciita, sembra indignare meno che l’esibizione di pochi centimetri di “maglietta vignettata” da parte del nostro ex ministro delle Riforme Robero Calderoli. Che poi siano sunniti che bruciano moschee sciite o viceversa poco importa: la verità è che i simboli religiosi dell’Islam i primi a metterseli sotto i piedi sono gli islamici stessi. E questo succede , a essere buoni, da pochi anni dopo la scomparsa del loro Profeta, su di lui sia la pace. Una malafede che da sola spiega tutto quello che sta succedendo e perché è soggetto a tragici fraintendimenti il chiedere scusa con tutta questa veemenza. Come quella usata da Fini e Berlusconi sia pure per ragioni di stato. Che senso ha chiedere scusa a questi regimi tirannici e canaglia come la Siria, la Libia, l’Iran che chiedono all’Onu di introdurre il reato di oltraggio ai simboli religiosi islamici e che vogliono limitare la semplice libertà di satira? I loro diplomatici si rendono conto che i primi ad andare sotto processo dovrebbero essere i governi che pretendono di rappresentare per i tanti oltraggi, anche tragici, operati ai danni di altri loro teorici confratelli musulmani? Oppure ci vogliono dire che nell’ambito della faida tra sunniti e sciiti tutto è permesso? Che l’Islam è “cosa loro”? Per la cronaca dentro Al Askariya sono custodite le reliquie dell’imam Hassan Al Askari, detto «L'integerrimo», morto nell’873 e sepolto accanto a suo padre, l’imam Ali Al Hadi, mentre la cupola del santuario era ricoperta da 62 lastre d’oro e affiancata da due minareti. Strano che avere perso una delle sette meraviglie del mondo arabo islamico faccia incazzare così poco questi professionisti dell’indignazione. Questo però spiegherebbe perchè non si vedono moti di piazza in nessuna delle capitali europee così piene di immigrati islamici indignati in servizio permanente effettivo per la profanazione di un simbolo religioso che appartiene comunque a tutto l’Islam senza distinzioni. D’altronde già ieri gli sciiti per vendetta hanno risposto a loro volta con l’occhio per occhio dente per dente, assaltando altre moschee. Stavolta dei sunniti, e quindi calpestando anche loro luoghi sacri all’Islam e a Maometto. Nessuna fatwa però viene emessa, piuttosto si regola tutto in faide mafiose e tribali. Tutto rimane nella logica delle ritorsioni tra clan. E lo stesso Al Sistani chiede di protestare ma civilmente. Tutto giusto . Ma allora perché queste masse islamiche sono così suscettibili da creare rivolte in Europa e in tutto il Medio Oriente per degli innocui disegni satirici e molto più disposte alla calma quando si deve manifestare contro chi ha distrutto una moschea di inestimabile valore storico e artistico, oltre che religioso? Uno se fosse maligno potrebbe pensare che questi signori tra i tanti diritti che si arrogano includono anche quello di fare quello che credono dei simboli e della religione islamica. Guai però se un non islamico da di fuori mette becco. Anche solo per ironizzare o fare satira.

Anche Luigi Geninazzi sulla prima pagina di Avvenire constata come il luogo comune del superiore "senzo del sacro" del mondo islamico sia smentito dall'attentato di Samarra. Ecco il passaggio del suo editoriale:

L'esplosione che ha fatto crollare la sacra cupola sciita ha spazzato via il luogo comune secondo cui i musulmani avrebbero "un senso del sacro" molto più elevato del mondo cristiano secolarizzato. Beh, ieri si è visto. Altro che vignette irridenti al Profeta, hanno fatto saltare addirittura una moschea. E non c'entrano né la Danimarca né l'Europa. La guerra dei simboli religiosi svela qui il suo carattere assolutamente pretestuoso: i terroristi sunniti che hanno piazzato gli ordigni sotto la cupola di Samarra non ce l'avevano con l'undicesimo o il dodicesimo imam ma con il predominio sciita in Iraq.

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