Campagna per migliorare l'immagine di Hamas
quattro quotidiani a confronto
Testata:
Data: 21/02/2006
Pagina: 26
Autore: Alberto Stabile - Barbara Uglietti - Eric Salerno - Filippo Cicognani
Titolo: Israele, dibattito sulle sanzioni "Hamas non è solo terrore - Territori, Israele "assedia" il nuovo governo Hamas - Primi piccoli passi di Hamas - Hamas nella stanza dei bottoni, Israele pronta a chiudere i rubinetti

Haaretz, il quotidiano di sinistra israeliano, dal giorno della vittoria di Hamas ha pubblicato articoli con valutazioni molto negative circa la possibilità di dialogo con l'organizzazione terroristica. Per esempio il 22/01/2006 (vedi http://www.israele.net/articles.php?id=1061) , il 26/01/2006 (vedi:  http://www.israele.net/articles.php?id=1068) e il 31/01/2006 (vedi: http://www.israele.net/articles.php?id=1079). Si veda inoltre sull'home page del quotidiano israeliano l'articolo di Yoel Marcus "4 comments on the situation" nel quale si indica come partner di Israele Abu Mazen e come inutile ogni tentativo di spingere Hamas  a riconoscere Israele http://www.haaretz.com/hasen/spages/685185.html e "Hamas and the 'Irish Model'" Hamas and the Irish model" di Sean Ganon ( http://www.haaretz.com/hasen/spages/685183.html ) nel quale si nega la percorribilità della "via irlandese" (da molti invocata, sarebbe un negoziato nel quale il gruppo terroristico non disarma e inizialmente non recede da nessuna delle sue posizioni storiche, sul modello della trattativa tra Gran Bretagna e Ira) al dialogo di Israele  con Hamas. Nulla di tutto ciò, però, interessa ai quotidiani italiani, che preferiscono citare un unico editoriale, presentandolo come se esprimesse la linea del giornale, nel quale si criticano le sanzioni all'Anp e si definisce Hamas "più responsabile del governo israeliano".  Incominciamo con REPUBBLICA  che intitola, forzando, la cronaca di Alberto Stabile : "Israele, dibattito sulle sanzioni "Hamas non è solo terrore" . Come se Haaretz avesse fatto suo il ben noto argomento per cui l'assistenza sociale di Hamas compenserebbe le sue stragi. Seguono, nel testo, espressioni che non lasciano dubbi sulle opinioni di Stabile circa la condotta del governo israeliano di fronte alla vittoria di Hamas: "coro d´allarmismo e di «bellicose voci»", levatosi "già prima che s´insediasse il nuovo parlamento palestinese", e volto a giustificare "sanzioni preventive" (preventive di cosa? forse che Hamas non aggredisce Israele da anni?). Israele, ci informa Stabile in quanto "potenza occupante" , "secondo standard di civiltà è tuttora giuridicamente responsabile " (ma la soppravvivenza dei palestinesi non é messa in questione dalle misure varate da Olmert, piuttosto é Hamas a mettere in questione quella degli israeliani). I "dati di fatto" stanno nella nuova "disponbilità",  di Hamas, ma Israele ne "ribalta il senso", ricordando che  l'organizzazione terroristica é esplicita nel dichiarare che potrebbe accettare una tregua soltanto per prepararsi a una nuova guerra, essendo per irrinunciabile l'obiettivo della distruzione del regime sionista. Ma allora, ci si chiede, qual'é il vero senso dei "fatti"? A noi non sembra proprio che sia quello che ad essi vuol dare Stabile. In ogni caso, in un articolo di cronaca, avrebbe fatto bene a limitarsi e a raccontarli i fatti, non a interpretarli (o, meglio, a declassarne alcuni, quelli scomodi, a interpretazioni dei servizi di sicurezza israeliani). Ecco il testo: 

GERUSALEMME - «In questa fase Hamas sta agendo in maniera più responsabile del governo israeliano». Con questo giudizio espresso nel suo editoriale, Haaretz, il giornale dell´elite liberal democratica ha rotto il coro d´allarmismo e di «bellicose voci», le due cose essendo destinate a procedere appaiate, che s´è levato dalla dirigenza politica del paese, ad eccezione dei partiti arabi e dell´estrema sinistra, già prima che s´insediasse il nuovo parlamento palestinese, a maggioranza islamica eletto il 25 gennaio.
Per quanto minoritaria, per quanto politicamente marginale, c´è, dunque, un settore d´opinione che non si riconosce nella politica delle sanzioni preventive varata dal governo Olmert, contro «l´Autorità terrorista» guidata dal moderato Abu Mazen. Né nelle dichiarazioni del presidente della Commissione Esteri e Difesa della Knesset, Yuval Shteinitz (Likhud, ex Labour) secondo cui bisognerebbe fisicamente assediare i dirigenti di Hamas come è stato fatto a suo tempo con Arafat. Né nelle sprezzanti affermazioni di Dov Weisglass, il consigliere politico che Olmert ha ereditato da Sharon, secondo cui le sanzioni imposte hanno lo scopo di «mettere a dieta i palestinesi», per farli dimagrire senza farli morire di fame». Detto, questo, di una popolazione che per quasi la metà vive sotto la soglia della povertà e della cui sopravvivenza secondo standard di civiltà è tuttora giuridicamente responsabile la «potenza occupante», almeno in quelle aree dove continua l´occupazione.
Mentre il governo Olmert, nel tentativo di rintuzzare gli attacchi del Likud, dal quale è accusato di cedimenti nei confronti dei palestinesi, ricorre alla politica delle sanzioni, senza preoccuparsi neanche d´aspettare che il nuovo governo palestinese prenda corpo, e illustri il suo programma, Hamas, ha adottato un linguaggio diverso. «I suoi rappresentanti - scrive Haaretz - parlano di una nuova era, di una transizione dal terrore alla politica, di continuare ad opporsi all´occupazione con altri mezzi e di aspirare ad una lunga tregua».
La verità è che questi dati di fatto, positivamente rilevati da Haartez nel comportamento di Hamas, vengono capovolti esattamente nel loro contrario dai responsabili degli apparati di sicurezza israeliani. Il pragmatismo e la moderazione ostentata dai dirigenti del Movimento islamico (per ultimo il segretario del politburo, Mussa Abu Marzuk, che ieri s´è detto pronto a riconoscere «realisticamente» Israele) per il Servizio di Sicurezza Generale (Shin Bet) non sono altro che «una trappola di «miele», una pura e semplice operazione di maquillage inscenata dagli integralisti per guadagnarsi i favori della comunità internazionale.
Come ha detto ieri il direttore dello stesso Shin Bet, Yuval Diskin, testimoniando davanti alla Commissione Esteri e Difesa, Hamas rappresenta per Israele una «minaccia strategica a lungo termine». Quasi una sentenza definitiva, si direbbe, perchè a «una minaccia strategica a lungo termine» non può che corrispondere, dall´altro lato, un´offensiva militare di lungo periodo. I pochi critici di quest´approccio ricordano che i servizi di sicurezza che oggi suggeriscono al governo la linea dura, sono gli stessi che fallirono clamorosamente nel prevedere la travolgente vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi, nonostante possano tuttora contate su un controllo capillare del territorio «nemico».

In realtà i servizi di sicurezza israeliani avevano messo in guardia la comunità internazionale dall'accettare la partecipazione di Hamas al voto palestinese.

AVVENIRE pubblica la cronaca di Barbara Uglietti ;"Territori, Israele "assedia" il nuovo governo Hamas". Anche questa giornalista cita l'editoriale di Haaretz, oltre che l'inviato Onu in Medio Orientee ci comunica che "per parte loro i dirigenti aplestinesi continuano a ostentare un atteggiamento moderato".

Sul  Messaggero Eric Salerno presenta un'argomentazione originale. L'ostinazione dei servizi di sicurezza israeliani a considerare Hamas una "minaccia strategica" sarebbe "incomprensibile" visto e considerato che l'Egitto esorta Condoleezza Rice ad "aver pazienza con Hamas". Infatti: "le radici di questo movimento palestinese sono le stesse dei Fratelli Musulmani, movimento fuorilegge in Egitto e che ha conquistato una fetta considerevole del nuovo parlamanto (attraverso liste colleggate , ndr). Non viene in mente a Salerno che proprio i timori del regime egiziano per l'unica opposizione cui in qualche modo ha dovuto consentire  di organizzarsi, possano averlo spinto a consigliare "pazienza" alla Rice. Originale anche la pezza d'appoggio israeliana scelta da Salerno: un articolo dell'edizione on-line di Yedoth Aharonot nel quale troverebbe  scritto, a proposito del riconoscimento da parte Moussa Abu Marzouk, vice di Khaled Mashaal , che "Israele di fatto esiste" : "Questi commenti, insieme con la scelta della radio , costituiscono una dimostrazione chiara di pragmatsmo di Hamas nei confronti del pubblico israeliano e degli opinionisti" Pragmatismo verso gli opinionisti? L'assurdità dell'espressione suggerisce
la presenza di qualche errore di traduzione. Ecco infatti come traduce israele.net: "Le dichiarazioni di Abu Marzouk, nonché la scelta della stazione radio israelo-palestinese, vengono considerate da alcuni osservatori un segnale di pragmatismo da parte di Hamas verso pubblico e opinion-maker israeliani". Un po' diverso no? Un altro falso di Salerno é l'affermazione per cui Israele rifiuterebbe il dialogo con Hamas anche qualora questa ne riconoscesse il diritto all'esistenza. in realtà Hamas é "una minaccia strategica" proprio perché esplicitamente dichiara che può solo giungere ad accordi tattici con Israele, continuando a perseguire come obiettivo strategico la sua distruzione.
Esilaranti titolo e sottotitolo: "Primi piccoli passi di Hamas", "Israele di fatto esiste". Brillante scoperta! (che però non comporta il riconoscimento del suo diritto all'esistenza)

Per Filippo Cicognani su EUROPA mentre Hamas "respinge i negoziati con le forze di occupazione" (senza virgolette, con questo termine Hamas si riferisce a Israele) Israele "definisce la maggioranza palestinese uscita dalle urne il 25 gennaio "una forza ostile" " Per non sbagliare, l'espressione "forza ostile"  é derubricata a punto di vista soggettivo  due volte:  virgolettandola e informandoci che si tratta di una "definizione" israeliana Sempre per non sbagliare  ci viene anche proposta, senza virgolette, la definzione alternativa : Hamas é  "la maggioranza palestinese uscita dalle urne il 25 gennaio", dunque é pienamente legittimata dalla democrazia e il rifiuto israeliano di trattare con essa diviene, automaticamente, "antidemocratico". 

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