Un'intervista di Lorenzo Cremonesi dal CORRIERE della SERA di lunedì 20 gennaio 2006:
GERUSALEMME — «Quale Stato, da una posizione di forza, darebbe tempo al suo nemico di organizzarsi per poi facilitare la propria distruzione?».
Zaky Hanegbi definisce «tutto sommato logiche, persino troppo moderate» le misure assunte ieri da Israele contro Hamas.MinistrodellaSicurezza Interna sino allo scorso novembre, fu uno dei numerosi leader del Likud che seguì Ariel Sharon nella costruzione del nuovo partitodicentro Kadima e oggi è stretto collaboratore di Ehud Olmert.
C'è chi sostiene che il blocco del pagamento delle entrate fiscali all'Autorità palestinese sarebbe un furto. Non sono soldi palestinesi?
«Secondo gli accordi seguiti alle intese di Oslo nel '93, Israele aveva il compito di raccogliere i dazi per i beni che transitano sul suo territorio, ma sono destinati a Cisgiordania e Gaza.
In un secondo tempo quellesommesarebberoandateall'Autorità palestinese. Però questo valeva in un clima di fiducia reciproca. Quando il Fatah ci prometteva che avrebbe combattuto il terrorismo. Oggi è l'intera amministrazione di Hamas a essere terrorista. Se loro non mantengono i patti e nel loro programma predicano la distruzione di Israele, come si può attendere che noisi mantenga i nostri impegni?».
Il presidente Mahmoud Abbas promette che lo farà.
«Non gli crediamo più. Un anno fa aveva garantito che avrebbe costretto Hamas a riconoscere Israele prima delle elezioni del 25 gennaio, altrimenti l'avrebbe messo fuori legge. Non c'è riuscito. Oggi è più debole che mai. Sono i fondamentalisti islamici a dettare le scelte».
Non getterete i moderati nelle braccia degli estremisti?
«In Hamas non ci sono moderati: solo estremisti».
E non temete di affamare le masse palestinesi?
«Non fermeremo gli aiuti umanitari. Non bloccheremo beni essenziali come luce e acqua. Ma vogliamo che l'elettorato palestinese comprenda l'errore e si ravveda: votare Hamas conduce alla catastrofe».
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