I sondaggi preelettorali in Israele
danno Kadima ancora vincente, il Likud in crescita, i laburisti a picco
Testata:
Data: 01/02/2006
Pagina: 7
Autore: Anna Momigliano
Titolo: Bibi vola nei sondaggi Peretz al nadir
Dal RIFORMISTA di mercoledì 1 febbraio 2006:

Il laburisti israeliani sono in ginocchio. Ieri infatti il Maariv ha pubblicato un sondaggio che parla chiaro: Kadima mantiene una posizione dominante con circa il 39 per cento delle preferenze, ma si accorcia decisamente la distanza con il Likud di Benyamin “Bibi” Netanyahu, che si aggira intorno al 29 per cento; mentre il partito laburista di Amir Peretz, cui il sondaggio attribuisce appena il 7,5, tocca un nadìr storico d'impopolarità. Dunque lo scontro elettorale, come diversi analisti avevano previsto, sarà tra Olmert e Bibi, e non tra Olmert e Peretz. Ma, a differenza da quanto gli analisti avevano previsto, la lotta fratricida tra i due esponenti storici della destra israeliana non è dovuta al fatto che il Labour costituisca per Kadima più un partner che un ostacolo, bensì dal fatto che Amir Peretz e i suoi, stando le cose come oggi, sono tagliati fuori dal gioco.
Ma se il Labour- o meglio, ciò che resta di esso - guidato da Amir Peretz non naviga affatto in buone acque, lo stesso non si può dire dei transfughi che dalle fila della sinistra si sono uniti a Kadima. Ieri infatti Ehud Olmert ha annunciato ufficialmente nella convention di Gerusalemme la lista elettorale con cui si è presenterà all'appuntamento del 28 marzo. Le sorprese sono state due: il partito ha accettato la posizione realista di non mettere a capo della lista elettorale Arik Sharon (per quanto la legge israeliana lo permetta); e i transfughi laburisti hanno ricevuto posizioni di grande rilievo, contrariamente a quanto predetto da molti. Shimon Peres ha ottenuto il numero due, subito dopo Olmert, pare per «gentile concessione» del ministro in gonnella Tzipi Livni, retrocessa al numero tre a patto che il portafoglio degli Esteri rimanga suo. Al quarto posto il ministro dei Trasporti Meir Shtirit, likudnik di vecchia data. Seguono l'ex capo dei servizi di sicurezza Avi Dichter; Marina Solodkin, la cui candidatura è un appello alla minoranza russa; l'ex ministro laburista Haim Ramon; e l'ex capo della Commissione centrale del Likud Tzakhi Hanegbi, considerato un falco. Ha ricevuto aspre critiche la concessione del decimo posto del ministro del Turismo Avi Hirshonson, amico d'infanzia di Olmert, mentre è stato applaudito il posizionamento di tre “gaucheisti” nella top 15, ovvero nei posti sicuri (Dalia Itzik al 14 posto). Kadima ha deciso di dare rilievo alle figure legate all'ambiente militare e all'intelligence: figurano sei generali, per non parlare di Mofaz, Dichter e il ministro della Sicurezza Gideon Ezra (numero 12). Nove, infine, le donne candidate, di cui tre nella top 15.
Va da sé che la vittoria di Hamas ha pesato molto sugli equilibri politici di Israele. La linea di Netanyahu, insomma, ha reso i suoi frutti. Non appena resi noti i dati palestinesi, Bibi ha non ha perso tempo nell'attribuire al ritiro unilaterale il successo di Hamas. Già la scorsa estate diversi storici e analisti, compresi alcuni sostenitori del piano Sharon, avevano fatto notare che l'effetto collaterale del ritiro da Gaza stava proprio nel fatto che gli estremisti l'avrebbero facilmente presentato come un risultato degli attacchi suicidi. La preoccupazione ora, per gli eredi di Sharon, è che la distanza tra Likud e Kadima da qui al 28 marzo possa ridursi ulteriormente. Stando le cose come oggi, una coalizione di Kadima con i laburisti e la sinistra radicale non sarebbe sufficiente a garantire la maggioranza di governo. Intanto il ministro della Difesa Mofaz cerca di contrastare le dichiarazioni di Bibi facendo notare che l'elezione di Hamas danno carta bianca a un futuro governo d'ispirazione sharoniana: «E' un incentivo per portare avanti un ritiro unilaterale da parte della West Bank», ha detto il ministro, «e prevedo che, se andremo al governo, questo accadrà entro il 2007». Ritirarsi con Hamas,Mofaz, è ancora più importante, «perché senza un partner credibile Israele avrà più bisogno di confini ben difendibili». Non sembrano pensarla così però i coloni di Amona, che ieri hanno attaccato l'esercito in previsione dello smantellamento dell'avamposto illegale. Sempre a ieri risale inoltre il primo scontro mortale tra israeliani e palestinesi dopo la vittoria di Hamas. Nei pressi di Jenin, in Cisgiordania, le forze israeliane hanno ucciso due militanti della Jihad islamica in uno scontro a fuoco. Secondo l'emittente militare Galei Tsahal tra i caduti ci sarebbe anche Nidal Abu Sadi, leader del gruppo terrorista sciita nella West Bank, e ritenuto il responsabile del recente attentato a Netanyah. Secondo alcuni, l'uccisione di Abu Sadi potrebbe rappresentare un occasione per dimostrare all'elettorato israeliano che Tsahal e il ministro della Difesa intendono mantenere il pugno di ferro con i terroristi - va però fatto notare a differenza di Hamas che la Jihad non ha preso parte alle elezioni, né ha rispettato tregua alcuna.
 
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