La Stampa di mercoledì 18 gennaio 2006 pubblica un articolo di Maurizio Molinari, nel quale, sulla base delle analisi fatte da esperti americani del comportamento del presidente iraniano Ahmadinejad, si avanza un'inquietante ipotesi: che egli sia convinto di essere il Mahdi, il Messia atteso dall'islam sciita, che ingaggerà la lotta apocalitica che porterà alla "fine dei giorni". Ecco il testo:
Quando si è trovato a parlare all'Assemblea generale dell'Onu il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha ammesso di aver avuto un'illuminazione, di fronte ad una recente tragedia aerea a Teheran ha affermato che le 108 vittime hanno «indicato la strada che dobbiamo seguire» ed allorché il suo governo è entrato in carica i ministri hanno sottoscritto i comuni obiettivi in una lettera indirizzata all'«Imam nascosto» che è stata poi gettata nella fonte di Jamkaran poco distante dalla città santa sciita di Qom.
Dall'indomani della propria elezione Ahmadinejad si è distinto per i frequenti riferimenti ad Abul-Kasim Muhammad che nel 975, a soli sette anni di età, si proclamò XII imam discendente da Maometto ma poi si diede alla fuga e da allora è considerato «nascosto». Gli sciiti si riferiscono a lui come a «Muhammad al-Mahdi» e ritengono che prima o poi tornerà a manifestarsi nel mondo dove è destinato a regnare per sette anni prima di guidare le forze del bene contro quelle del male nella versione islamica del disegno dell'Apocalisse che porterà alla «fine dei giorni» e quindi all'inizio di un'era di «pace e giustizia».
«In ogni religione esistono tendenze e concetti messianici - spiega Mohsen Sazegara, fondatore dei Pasdaran durante la rivoluzione islamica del 1979 ed oggi divenuto un deciso sostenitore della democrazia in Iran - ma ciò che distingue Ahmadinejad è il fatto di ritenersi egli stesso un soldato, un esecutore diretto del Messia». Sotto questo aspetto si tratta anche di una rottura con quanto avvenuto in Iran dopo la rivoluzione: «Khomeini prima e Khamenei dopo hanno sempre giustificato il diritto dei giuristi islamici a legiferare con l'assenza del XII imam - sottolinea Sazegara -, ora invece Ahmadinejad fa capire di essere lui a possedere un filo diretto con il Mahdi».
Fra gli analisti di affari iraniani a Washington si fa così largo l'opinione che proprio questo atteggiamento messianico «può essere all'origine degli atteggiamenti estremisti di Ahmadinejad», come osserva Patrick Clawson del «Washington Institute». «Chi si occupa di nuclearr è preoccupato dal fatto che Ahmadinejad possa ritenersi l'uomo dell'Apocalisse» ha scritto Frederick Kempe sul «Wall Street Journal». Sazegara va oltre, svelando un retroscena: «Incontrando diplomatici accreditati a Teheran Ahmadinejad lo scorso anno disse che entro 24 mesi il Mahdi si sarebbe manifestato sulla terra e ciò significa che il momento potrebbe avvenire fra la fine del 2006 e l'inizio del 2007». Il timore è che dietro il millenarismo di Ahmadinejad ci sia la convinzione di essere lui a dover portare in porto la missione dello scontro con il male.
«Dietro ai riferimenti al Mahdi ci sono sue convinzioni personali» assicura Shaul Bakhash, docente iraniani alla George Mason University. «Può spiegarsi così il fatto che procede sulla sua strada a colpi di decisioni estreme prima sfidando il mondo intero con il programma nucleare e poi arrivando a negare lo sterminio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale» osserva Sazegara, secondo cui c'è però anche un risvolto politico perché «i frequenti richiami al Mahdi colpiscono l'immaginazione dei poveri, della gente semplice, aiutando Ahmadinejad a consolidare il potere». Che si tratti di fanatismo religioso o populismo islamico le decisioni nel segno del Mahdi si moltiplicano: a cominciare dai milioni di dollari stanziati per ristrutturare i siti sacri che evocano il mistero del XII imam.
Anche Il Foglio affronta il tema della follia di Ahmadinejad con un intervista a Eliezer Tsafrir, membro dell'intelligence di Israele durante la rivoluzione khomeinista e scrittore. Ecco il testo:
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