Israele deve prepararsi al ritiro americano dall'Iraq
l'opinione di Ze'ev Schiff, analista militare di Ha'aretz
Testata:
Data: 13/12/2005
Pagina: 5
Autore: Ze'ev Schiff
Titolo: Gersalemme, cogli l'attimo, L'America vicina è una garanzia
IL RIFORMISTA di martedì 13 dicembre 2005 presenta, attraverso l'opinione di Ze'ev Schiff "Il ritiro" (degli americani dall'Iraq) "visto da Israele".

Ecco il testo:

Israele si deve preparare al ritiro degli
americani dall’Iraq. Il ritiro americano,
specialmente se avverrà senza che gli
Stati Uniti abbiano raggiunto quello
che, in Iraq, era il loro principale obiettivo,
sarà sicuramente determinante per la
situazione strategica della regione. Lo
schieramento delle truppe Usa in Medio
Oriente dovuto alla guerra in Iraq costituisce
una situazione senza precedenti.
Le forze di Washington sono
dislocate di fianco a all’Iran e
alla Siria, di fronte al Libano
e vicino alla Giordania e all’Arabia
Saudita. Con il risultato
che Iran e Siria devono
essere molto più cauti.
L’opinione pubblica americana
è molto provata da
quanto sta accadendo in Iraq,
dalle perdite subite in questa guerra e dal
fatto che non ci siano avvisaglie di una soluzione
tangibile a breve termine.Questi
sentimenti si sono infiltrati nel Congresso
e i membri dello stesso partito del Presidente
hanno iniziato a parlare della necessità
di pianificare un’exit strategy dall’Iraq.
La popolarità del presidente Bush
ha raggiunto i minimi storici, ma Bush
continua a ripetere che non darà ordine
di ritirarsi dall’Iraq fino a che gli obiettivi
della guerra non saranno stati raggiunti.
Fonti americane ben informate sostengono
che gli alti funzionari del partito
repubblicano stanno già pensando al
nuovo candidato alla Casa Bianca allo
scadere del mandato di Bush. Nel timore
che la situazione attuale possa provocare
il crollo dei Repubblicani nelle prossime
elezioni presidenziali vogliono cambiare
la tabella di marcia del ritiro dall’Iraq.
Per farlo dovranno modificare gradualmente
gli obiettivi strategici che Washington
si era prefisso in Iraq. Qualcosa
che gli Usa hanno già fatto in passato, in
Vietnam, con Henry Kissinger.
Gli esperti americani ne stanno già
discutendo, e dicono che con le elezioni
irachene nel paese si formerà un nuovo
governo composto diversamente e con
un maggior numero di ministri appartenenti
alla comunità sunnita. Con l’approvazione
del governo iracheno, il processo
di «irachizzazione» della guerra contro «i
ribelli» avrà inizio nel 2006. Qualcosa
simile è accaduto durante la guerra del
Vietnam, un processo conosciuto con
nome di Vietnamizzazione.
In Iraq si dice che il processo permetterà
agli Usa di ritirare le loro forze dalle
città entro il 2006.L’impegno militare degli
Usa in Iraq sarà costituito soprattutto
un supporto aereo, dal dislocamento
truppe lungo il confine Iraq-Siria e
un sostegno logistico. Il numero
delle truppe americane
territorio iracheno sarà ridotto
e, di conseguenza, diminuirà
anche il numero delle
vittime americane.
I nemici dell’America
sfrutteranno sicuramente
questi cambiamenti per dire
che Washington ha fallito anche
i minori obiettivi della guerra in Iraq.
passato, anche quando perdevano una
guerra, gli Arabi riuscivano spesso a convincere
la popolazione di averla vinta.
ogni caso un ritiro dall’Iraq di un’America
che non ha ottenuto il successo sperato
sicuramente indurrà l’Iran a interferire
nella vita del paese, dare vigore agli Hezbollah
e incoraggiare ulteriormente il terrore
nei confronti di Israele.
Anche Al-Qaida si sentirà più sicura
nei suoi attacchi ai regimi moderati
filo-occidentali come la Giordania, l’Egitto
e l’Arabia Saudita. E tutto questo
contribuirà a incoraggiare gli estremisti
palestinesi. Quello che non sarà realizzato
nella Roadmap israelo-palestinese
prima del ritiro degli Americani sarà
molto difficile da realizzare poi. Anche
risultati delle elezioni in diversi paesi
del Medio Oriente potrebbero rendere
vita più difficile ai moderati.
Israele deve comunque partire dal
presupposto che gli Americani ritireranno
le loro truppe dall’Iraq, al massimo
anni, quando entrerà in carica un nuovo
presidente. Se sarà democratico o repubblicano
non ha importanza. Il nuovo
presidente farà sicuramente il possibile
per trovare una formula conveniente per
venir via dall’Iraq. Israele, pertanto, deve
prepararsi strategicamente al ritiro americano
e studiare attentamente tutte
possibilità di accordo con i Palestinesi.
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