Una buona notizia, fornita con faziosità e imprecisioni
dai due quotidiani
Testata:
Data: 13/12/2005
Pagina: 20
Autore: Alberto D'Argenzio
Titolo: La Ue blocca il dossier Gerusalemme - L'Ue nasconde il Muro di Sharon
LA REPUBBLICA di martedì 13 dicembre 2005 pubblica a pagina 20 un articolo di Alberto D'Argenio, "La Ue blocca il dossier Gerusalemme".
Si tratta di una buona notizia: è stato fermato, con il detrminante apporto della diplomazia italiana, un rapporto dell'Unione Europea che attaccava Israele per la barriera di sicurezza e per la politica edilizia a Gerusalemme.
L'articolo di D'Argenio dà per scontato che il rapporto fosse "oggettivo" (come, purtroppo, anche il ministro degli Esteri italiano e l'Ue: i motivi per cui è stato bloccato sono altri, ovvero il rischio di un' interferenza nelle elezioni israeliane).
Vi è poi una seria imprecisione. D'Argenio scrive che il rapporto stigmatizzerebbe:

la politica discriminatoria dello status dei palestinesi che vivono in città (Gerusalemme, ndr) ( dotati di un carta d'identità ma privati del diritto di voto)

Da questa frase sembra che il problema riguardi cittadini arabo israeliani che risiedono a Gerusalemme e non possno votare alle elezioni israeliane.
In realtà le controversie cui fa riferimento l'articolo riguardano il voto alle elezioni dei Territori palestinesi. Israele permette che il voto degli arabi di Gerusalemme avvenga per posta, ma non in seggi situati nella città, per non riconoscervi implicitamente una sovranità palestinese prima della conclusione delle trattative.

Alberto D'Argenzio (persona diversa da D'Argenio, contrariamente a quanto da noi erroneamente scritto in un primo momento) firma sul MANIFESTO l'articolo "L'Ue nasconde il Muro di Sharon ". E' il solito atto d'accusa a Israele, con i toni cari al quotidiano comunista.
Nessun cenno, naturalmente, alla possibilità che anche l'Anp venga criticata dall'Ue per le sue innadempineze nella lotta al terrorismo.

Ecco l'articolo:

Rimandato, accantonato, rimesso nel cassetto: il rapporto dei 25 sulla situazione a Gerusalemme est è finito ieri in cella frigorifera per «non disturbare il processo elettorale» in Israele, sostiene Gianfranco Fini, il fautore del congelamento. Il testo, che così non verrà pubblicato e nemmeno discusso dai capi di stato e di governo nel vertice di giovedì e venerdì, incalza Sharon ed il suo governo: «Le attività israeliane attorno a Gerusalemme riducono la possibilità di raggiungere un accordo sullo status finale di Gerusalemme, minacciano di rendere fisicamente impossibile qualsiasi soluzione di coesistenza tra due stati e sono contrarie al diritto internazionale». «Siamo al culmine della delusione - spiega Adel Attia, numero due dell'ambasciata palestinese presso la Ue - è da 10 anni che proviamo a far capire all'Europa che Israele ha una politica aggressiva su Gerusalemme e quando per la prima volta si fa un rapporto serio, poi non se ne fa più nulla. Purtroppo oggi assistiamo a una benedizione europea della politica israeliana». È stato Fini a proporre ieri ai colleghi della Ue di bloccare il testo, perché «si presta ad essere strumentalizzato da chi, da una parte o dall'altra, ha interesse a farlo». Il rapporto finisce così per diventare «inopportuno» in vista delle elezioni israeliane ma anche per il fatto che «per la prima volta l'Unione europea gioca un ruolo attivo sul territorio» con la missione di vigilanza al valico di Rafah guidata dal generale dei Carabinieri Pietro Pistolese. «Tutti si preoccupano dell'opinione pubblica israeliana - ribatte Attia - e non di quella palestinese. Anche noi abbiamo elezioni in gennaio e la pubblicazione avrebbe potuto rafforzare Abbas contro Hamas e l'Anp nei negoziati con Israele: la scusa è peggio del blocco. È ormai chiaro - continua Attia - che stiamo pagando il prezzo dell'accordo su Rafah. L'Europa non vuole prendere nuove iniziative che potrebbero infastidire Israele, l'ha detto la stessa Commissaria Ferrero Waldner e da due settimane Tel Aviv fa pressioni per evitare la pubblicazione del rapporto...».

«E' dalla riunione degli ambasciatori dei 25 di giovedì scorso - assicura una fonte comunitaria - che l'Italia preme per bloccare il testo per non mettere in imbarazzo Sharon». Secondo la stessa fonte anche «la Presidenza britannica» fa parte del gioco tanto che Londra ci aveva già provato durante la riunione dei paesi del Mediterraneo a Barcellona il 27 e 28 novembre.

Il rapporto è stato scritto dagli esperti del Comitato di sicurezza utilizzando i toni fermi dei fatti, riassunti e analizzati in cinque diversi capitoli. Si parte dal «completamento del muro al di fuori della Linea verde» (considerato illegale dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aja il 9 luglio 2004) e si arriva alla «costruzione ed espansione di insediamenti dentro e fuori Gerusalemme est», passando per la «demolizione delle abitazioni palestinesi» e del parallelo «inasprimento dei requisiti per ottenere i permessi di lavoro» per chi dalla Cisgiordania va a lavorare a Gerusalemme.

Infine si parla dei differenti regimi di tassazione attuati dai municipi della cintura di Gerusalemme. Una stoccata alla politica di annessione de facto della parte araba della città, che separa Gerusalemme est dal resto della Cisgiordania, «tagliando fuori Betlemme e Ramallah». Le conseguenze sono pesanti in termini di limitazione all'accesso alla sanità per chi viene dalla Cisgiordania (che ha strutture meno efficienti) e al funzionamento degli stessi ospedali di Gerusalemme est, visto «che il 68% del personale medico e paramedico risiede al di fuori» della Città vecchia. Limiti anche nell'educazione con «le scuole di Gerusalemme est a urgente rischio di chiusura» e nell'accesso ai luoghi di culto. Il rapporto sottolinea anche gli effetti sulle ormai prossime elezioni palestinesi: i candidati, il personale e gli elettori non sono messi in condizione di fare campagna, assistere alle operazioni di voto o semplicemente votare. Il tutto mentre all'interno di «Gerusalemme est ci sono già 190.000 israeliani», mentre la politica di insediamento segue un cono che parte dalle immediate vicinanze della Città vecchia, prosegue per i maggiori insediamenti e finisce con il progetto della Grande Gerusalemme.
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