Ricatti, messinscene, minacce: islamisti all'attacco sulla scuola islamica di via Quaranta
intervento di Magdi Allam
Testata:
Data: 20/09/2005
Pagina: 36
Autore: Magdi Allam
Titolo: Dialogare con le singole famiglie per evitare minacce e ricatti
Il CORRIERE DELLA SERA di martedì 20 settembre 2005 pubblica un articolo di Magdi Allam sulla vicenda della scuola islamica di via Quaranta.
Ecco il testo:

P ossibile che uno Stato sovrano non sia in grado di dialogare con ogni singola famiglia sull' offerta dell'inserimento del proprio figlio nella scuola statale? Proprio perché si tratta di assicurare individualmente il diritto-dovere alla scuola dell'obbligo, proprio perché siamo uno Stato di diritto dove la responsabilità è soggettiva, l'approccio formalmente corretto e sostanzialmente produttivo è l'incontro e l'accordo con ciascuna famiglia. Che singolarmente deve assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei propri figli e dello Stato, di cui è tenuta al rispetto delle leggi e alla condivisione dei valori fondanti dell'identità nazionale. Per contro la via, finora perseguita, di una soluzione unica e complessiva per l'insieme dei circa 500 studenti della scuola islamica di via Quaranta è formalmente sbagliata e sostanzialmente fallimentare.
Perché accomunandoli accredita la tesi che sarebbero un blocco monolitico, una sorta di setta che in virtù di una supposta specificità identitaria avrebbe il diritto di trattare con lo Stato come corpo giuridico a sé stante. Così facendo si legittimano i burattinai di questa impostura, coloro che per circa 14 anni hanno violato impunemente le leggi dello Stato, elevandoli a interlocutori immacolati delle istituzioni. Guarda caso si tratta degli stessi predicatori d'odio che dalla moschea di viale Jenner, la più inquisita e collusa con il terrorismo, indottrinano i fedeli a un modello di comunità integralista islamica in rotta di collisione con la civiltà occidentale. E si finisce per autorizzarli a condizionare l'orientamento dell'insieme delle famiglie e a ipotecare il futuro dei loro ragazzi, mentre nei confronti dello Stato li si mette nella possibilità di lanciare moniti e insinuare minacce.
Diciamo pure che è stato uno spettacolo indecoroso e avvilente il mercanteggiamento sulle leggi dello Stato a cui si è assistito domenica scorsa nell'aula magna del liceo Einstein di Milano. Quale errore acconsentire alla presenza e alla recita dell'imam Abu Imad della moschea di viale Jenner, tuttora inquisito, facendolo passare per moderato perché con un imbroglio verbale ha invitato le famiglie ad aderire alla proposta di iscrivere i figli nella scuola statale a condizione che, si badi bene, vi si impartisca «un programma arabo-egiziano completo». Vale a dire che sia una scuola straniera parificata, che va al di là di una scuola italiana parificata e dove all'insegnamento curriculare italiano si aggiungerebbero solo alcune ore di lingua araba e di cultura islamica.
Che è sostanzialmente la proposta ufficialmente avanzata dal direttore scolastico regionale Mario Dutto e dal provveditore di Milano Antonio Zenga. Respinta in blocco dai rappresentanti di circa 200 famiglie presenti con un'alzata di mano orchestrata ad arte. Perché di fatto mette fuori gioco i burattinai della moschea di viale Jenner. A cui ha fatto seguito l'ignobile messinscena, sfruttando l'ingenuità e la sottomissione dei figli, del presidio di fronte alla scuola di via Quaranta legittimamente chiusa, non tanto per la motivazione ufficiale dell'inagibilità dei locali, ma perché fuorilegge. Sarebbe ora che la Procura della Repubblica, a cui già due anni fa arrivarono le denunce del Comune di Milano, e il Tribunale dei minori intervenissero per far rispettare la legge e tutelare il diritto-dovere dei ragazzi di integrarsi nelle scuole pubbliche.
Finiamola con la demagogia sulla presunta discriminazione nei confronti dei musulmani o degli arabi. La scuola di via Quaranta non è il paradigma di una scuola islamica, bensì di un centro di indottrinamento ideologico illegale che si è tentato, con la complicità di politici, accademici e religiosi italiani accecati dal multiculturalismo, di riscattare alla legalità. Così come ci sono già delle scuole arabe in Italia anche se con scarso seguito e di dubbia efficienza. E finiamola con la minaccia di trasferire i ragazzi in Egitto. Si tratta di un inaccettabile ricatto nei confronti dell'Italia e di una valutazione offensiva nei confronti dell'Egitto, sottintendendo il passaggio dalla padella alla brace. Chi vuole vivere in Italia nel rispetto della legge è il benvenuto. Chi invece spera, confidando nella manifesta ambiguità delle istituzioni, di perpetuare la violazione della legge, ebbene che se ne vada in Egitto.
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