Sul nucleare l'Iran non cede : cederà l'Occidente?
l'analisi di Oscar Giannino
Testata:
Data: 20/09/2005
Pagina: 4
Autore: Oscar Giannino
Titolo: Perché Teheran non è Pyongyang
IL RIFORMISTA di martedì 20 settembre 2005 dedica l'inserto "Diplomatique" (alle pagine 4 e 5) alla minaccia nucleare sul web.
Tra gli articoli, tutti di grande interesse, ma non disponibili sul web, segnaliamo quello di Con Coughlin "Troppo deboli per segnalare il caso" che spiega i motivi dell'"impotenza degli ispettori dell'Aiaea.
Spiega lo scienziato nucleare e funzionario Aiea Pierre Goldschmidt: "La nostra esperienza con la Libia dimostra che è quasi impossibile per l'Agenzia decidere se le intenzioni nucleari di un paese siano pacifiche oppure no. Se i libici non avesserro ammesso (che stavano cercando di costruire un abomba tomica) non avremmo potuto dimostrarlo".

Di seguito, riportiamo l'editoriale di Oscar Giannino "Perché Teheran non è Pyongyang"

Sulla delicata frontiera della lotta alla proliferazione nucleare, nell’arco di 24 ore il mondo si è trovato di fronte a due sviluppi completamente contrastanti. La Corea del Nord, per effetto dell’atteggiamento di apertura e disponibilità tenacemente messo in atto dagli Stati Uniti rispetto alle sue richieste do compensazione, atteggiamento condiviso e sostenuto anche da Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud ha accettato di rinunciare ai programmi di sviluppo di armi nucleari e di rientrare nel Trattato di non proliferazione (Tnp). La rinuncia avviene in cambio di aiuti economici ed energetici e di garanzie sulla sua sicurezza, in buona sostanza con la garanzia di tutte le potenze regionali di non avere nulla da temere in futuro né dalla Corea del sud, né soprattutto e innanzitutto, dagli Stati Uniti. Sono stati tre anni di braccio di ferro e di continui rilanci da parte del regime comunista sulla pelle dei propri stessi cittadini che muoiono letteralmente di fame, ma alla fine si inizia un cammino che porterà le potenze stesse garanti dell’accordo a fornire alla Corea del nord a fornire le tecnologie per il nucleare civile, con un reattore ad acqua leggera dal quale sarà impossibile deviare residui di combustibile arricchito impiegabili per ricavarne testate nucleari.
Gli Stati uniti naturalmente prendono con beneficio d’inventario quest’ultimo impegno che sarà attuato solo se la Corea del nord mostrerà davvero di qui in vanti di piegarsi a un regime di piena trasparenza e rispetto degli accordi sottoscritti.. Ma la svolta c’è e c’è per intero, mostrando al mondo che Usa, Cina e Russia sono capaci di un approccio fermo e insieme costruttivo sul tema della proliferazione nucleare, e che di fronte a questo non c’è regime comunista ricattatorio che tenga.
Alle Nazioni unite, invece, è andato in onda tutt’altro copione. Il presidente iraniano Ahmadinejad ha pronunciato al Palazzo di vetro ore e ore di conferenze stampa in cui ha alternato versetti del corano e dubbi espliciti sul fatto che le Torri gemelle siano state colpite da terroristi, ammonimenti all’america sull’uragano Latrina e fermi impegni condividere il nucleare con tutta la comunità islamica del mondo. Ma sul delicato terreno dell’arricchimento proibito del combustibile fissile non ha aggiunto una sola parola al "nessuno ci può fermare", lo slogan in base al quale ha vinto le – chiamiamole così – elezioni presidenziali nel suo Paese.
Da oggi e per l’intera settimana, Vienna ospita l’ennesimo summit dell’Aiea chiamato pronunciarsi sulla renitenza iraniana ad accogliere le proposte avanzategli in questi anni dai tre paesi, Germania Francia e Gran Bretagna, che nella vicenda nucleare iraniana avrebbero dovuto fare la parte delle potenze che hanno piegato la Corea del nord. Londra l’altro ieri ha annunciato che in nessun caso potrà mai dare l’assenso a soluzioni militari, anche se l’Iran proseguirà nel suo atteggiamento elusivo, e con questo a Whitehall sono convinti di avare concesso il massimo perché Teheran capisca che rilanciare si può, ma negoziare dovrà. Chi scrive qui non è affatto convinto che l’Occidente abbia capito di che pasta è fatto in realtà Ahmadinejad. L’Iran non mollerà, non è affatto alle condizioni di disperazione con cui deve fare i conti la Corea del nord.
Può contare sulla destabilizzazione dell’Iraq e su incidenti tra palestinesi e Israele. E’ con Mosca, che bisogna prendergli le misure. Prima sarà, meglio sarà per tutti.
(Il 20 settembre ANSA riferisce che la Corea del Nord chiede che le centrali ad acqua leggera le saino fornite subito, come condizione preliminare per rispettare i suoi impegni, così ribaltanto l'impostazione statunitense: forse il modo in cui è stata gestita la crisi con Pyongyang non funziona nemmeno con Pyongyang)


Invitiamo i lettori di Informazione Corretta di inviare il proprio parere alla redazione de Il Riformista. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

cipiace@ilriformista.it