Nemmeno IL MANIFESTO pubblica tesi complottiste come quelle che compaiono sulla PADANIA...
Domenica 11 settembre il quotidiano ospita un articolo di maurizio Blondet che, a quattro anni dall'attentato terroristico propone la sua intepretazione dietrologica.
Ecco il testo dell'articolo:Quattro anni dopo, ancora troppe domande sul mega-attentato al World Trade
Center restano senza risposta. Una Commissione congiunta delle due Camere
Usa, che è apparsa a molti addomesticata, non ha fatto luce su tanti eventi
inspiegati. Ecco i principali.
La famiglia bin Laden, o almeno molti dei suoi numerosi membri, erano in Usa
il giorno dell'attentato. È credibile che Osama non li abbia discretamente
avvertiti, lasciandoli in mano al
"nemico"? In realtà, la Casa Bianca si
affrettò a rispedire in volo i bin Laden in Arabia: fu l'unico volo di quei
giorni, in cui l'intero spazio aereo americano fu chiuso.
I legami d'affari tra la famiglia Bush e la famiglia bin Laden sono noti e
comprovati: i ricchi sauditi erano soci d' affari di Bush padre nella sua
finanziaria Carlyle. Fu questo il motivo del rapido rimpatrio? E Bush figlio
non avrebbe dovuto almeno offrire le dimissioni da presidente, visto che un
socio di papà aveva colpito così gravemente gli Stati Uniti?
Il generale Mahmoud Ahmad, un capo dei temuti Servizi segreti pakistani
(Isi), è anche lui a Washington l¹11 settembre, e resta a terra per giorni a
causa della chiusura dello spazio aereo. Ora, il generale aveva, qualche
settimana prima, spedito un pagamento di 100 mila dollari a Mohamed Atta, il
presunto capo dei dirottatori; evidentemente perché lo considerava un suo
uomo. Il trasferimento di denaro era stato rivelato dai Servizi segreti
dell¹India alla Cia; gli Usa avevano perciò chiesto al presidente pakistano
Musharraf di rimuovere Mahamud. Ma è possibile che il capo dell'Isi sia un
tale sprovveduto, da non sapere quel che Atta stava per fare? Al punto di
farsi sorprendere dagli eventi proprio a Washington? Il fatto è che il
generale non è stato né fermato né interrogato: mentre le Torri divampavano,
lui era a pranzo col capo della Cia in carica, George Tenet, e con il futuro
capo della Cia Porter Goss, allora capo della Commissione parlamentare
sull'Intelligence.
Strane "esercitazioni" erano in corso quel giorno: almeno quattro e forse
cinque esercitazioni aeree, programmate da tempo per l¹11 settembre 2001.
Alcune simulavano un attacco terroristico; altre un attacco proveniente
dalla Russia. Così i caccia che avrebbero potuto intercettare i quattro
aerei dirottati erano, alcuni in Alaska a contrastare un improbabile attacco
di Mosca, altri nell'Atlantico per un addestramento al tiro. In genere, le
esercitazioni generarono confusione, come ha appurato la Commissione
d'inchiesta: i controllori di volo di New York, quando fu detto loro che
quattro voli di linea erano stati dirottati, risposero confusi: "È parte
delle esercitazioni, o è realtà?". Sui loro radar apparvero, ad un certo
punto, una ventina di "blips" luminosi, indicanti aerei dirottati:
impossibile distinguere i veri dai falsi.
Anche la Fema, la Protezione Civile americana, aveva programmato
un'esercitazione per l'11 settembre: simulava un attacco con armi biologiche
a New York. Così, la Fema era già presente la notte del 10 su un molo vicino
al World Trade Center con materiale e personale di soccorso.
Mohamed Atta, l'egiziano presunto capo dei terroristi suicidi, abitò per
mesi a Venice in Florida, a frequentare, coi complici, una scuola di volo
nata appena prima, e fondata da un olandese di nome Rudi Dekker. Secondo gli
istruttori, i dirottatori erano negati al pilotaggio, tanto che non fu
consentito loro di volare senza l'istruttore al fianco. In quei mesi, Atta
convisse con una spogliarellista di nome Amanda Kelly. Stranamente, nessun
grande giornale o media tv ha intervistato la ragazza (eppure il titolo
sarebbe stato ghiotto: "Ho amato un terrorista"). L'ha fatto però un
giornalista free-lance, Daniel Hopsicker, che ci ha scritto un libro. Amanda
ha raccontato ad Hopsicker che Atta andava ghiotto di costine di maiale
(strano per un fondamentalista islamico), che amava eccedere con alcolici e
cocaina, che parlava varie lingue fra cui l'ebraico, che disponeva di un
gran numero di "badges" che gli davano accesso a installazioni militari Usa.
L'ex sceriffo di Venice ha raccontato a Hopsicker che la scuola di volo di
Drekker, sospettata di trasportare coca dal Sudamerica, 2aveva semaforo
verde dalla Cia".
I dirottatori passano l'ultima notte della loro vita facendo bisboccia in un
night con ragazze in topless. Consumano alcoolici per 200 dollari. Pagano
con le carte di credito. Uno, lascia anche un biglietto da visita. E per
tutta la sera, gridano che "l'America vedrà un fiume di sangue". Infine,
dimenticano un Corano in quel luogo di perdizione, tanto che un cameriere li
insegue per riconsegnarglielo. Insomma, si lasciano dietro una scia
vistosissima.
Le scatole nere (due per ogni aereo) dei Boeing che hanno colpito le Twin
Towers e il Pentagono non sono state trovate; recuperate invece le scatole
nere dell'aereo caduto in Pennsylvania, in aperta campagna. Ma sono, è stato
detto, "blank"; ossia non registrate. Un caso unico nella storia
dell'aviazione. In compenso, è stato trovato a New York il passaporto di uno
dei dirottatori, evidentemente uscitogli di tasca al momento del tragico
impatto, rimasto indenne nella spaventosa fiammata, e planato placidamente
nei pressi di "ground Zero", ancora leggibile. Le scatole nere, concepite
per resistere ad ogni sciagura, no, il passaporto di carta sì. Non è strano?
Quei ragazzoni danzanti. È la storia più misteriosa. Una cameriera
messicana, affacciatasi per guardare le Torri in fiamme, scorge sotto il
condominio dove stava facendo le pulizie quattro giovani su un camion per
traslochi. I quattro ragazzoni si fotografano a vicenda sullo sfondo delle
torri che vanno a fuoco; uno facendo il segno di "Vittoria" con le dita, un
altro con un accendino in mano sullo sfondo dei due grattacieli colpiti.
«Ballavano, si abbracciavano. Sembrava come se si congratulassero a
vicenda», dice la cameriera. Prende il numero dal camion e lo comunica alla
polizia. L'automezzo viene prontamente identificato e intercettato. I
quattro ragazzoni esibiscono passaporti falsi o scaduti, farfugliano ("Il
vostro nemico è anche il nostro, sono stati i palestinesi"); uno di loro ha
4.000 dollari in contanti nascosti in un calzino. Alla fine ammettono: sono
israeliani, appena dimessi da corpi speciali dell'esercito di Israele. La
polizia di New York li consegna all'Fbi. Il procuratore di New York, Michael
Chertoff, li espelle con la motivazione che avevano il visto scaduto e
lavoravano illegalmente in Usa: ossia li sottrae alle indagini. Oggi Michael
Chertoff, di madre israeliana (è stata una hostess della El Al decorata
decenni prima per aver sventato un dirottamento) è stato promosso da Bush a
capo della Homeland Security, l'ente gigantesco che ha inglobato e unificato
Cia e Fbi sotto un unico comando. L'agenzia di traslochi per cui lavoravano
i ragazzoni, la Urban Moving System, è stata abbandonata dal proprietario
israeliano, apparentemente in tutta fretta: con computer accesi e telefonini
sotto carica.
Le nove ore di Bush. Il neo-presidente Bush, quel mattino, si trovava in
Florida in visita a una scuola elementare. Alle notizie dell'attentato, la
sua guardia del corpo (Secret Service) lo imbarca in fretta sull'Air Force
One. Poi lo trasferisce in località segreta. Bush scompare così per nove
ore. Perché? Secondo il New York Times, a bordo dell'aereo presidenziale
sarebbe stata ricevuta una comunicazione allarmante: qualcuno che sembrava
complice dei dirottatori chiamò su linee riservatissime, e fu in grado di
dire la parola-chiave (quel giorno era "Angels"), con cui il Presidente può
autorizzare un attacco atomico. Il Secret Service dunque pensò non ad un
attentato di terroristi stranieri, ma all'inizio di un colpo di Stato
interno, di ambienti militari a conoscenza dei segreti supremo: perciò portò
il Presidente in un centro segreto del Nebraska, da cui avrebbe potuto dare
ordini di persona, visibilmente presente. Col passare dei giorni, questa
notizia è stata svalutata e poi è scomparsa dai resoconti ufficiali.
Il mistero Antrace. Pochi giorni dopo l'11 settembre, cominciarono ad
arrivare a vari senatori democratici e giornalisti delle lettere (spedite
evidentemente prima dell'11) contenenti una misteriosa polverina.
Accompagnati da lettere in inglese sgrammaticato che inneggiavano all'Islam.
Paul Wolfowitz, viceministro della Difesa, gridò subito che "quella era la
prova che Saddam Hussein è complice di Osama Bin Laden", perchè l'antrace
era una delle armi batteriologiche a disposizone del dittatore iracheno. Di
fatto, alcuni giornalisti scoprirono rapidamente che quell'antrace era un
preparato, in polvere e mescolato ad una sostanza magnetica per impedire
l'agglutinarsi delle spore: qualcosa a cui i tecnici di Saddam non erano
ancora giunti (l'antrace di Saddam è in forma liquida), e nemmeno i russi.
L'antrace in polvere era un brevetto americano del 1995, ed era prodotto in
un laboratorio militare americano, Fort Detrich. Anche questa notizia è
presto scomparsa dalle pagine dei giornali e dai resoconti ufficiali. L'Fbi
non ha nemmeno cercato di rispondere alla domanda: le lettere all'antrace
sono opera di un pazzo solitario, o di un complice dei dirottatori? Il
collegamento, se c'è, è essenziale per dare un altro senso agli eventi.
Infatti, con la motivazione di disinfestare il Senato Usa infettato dal
batterio, il Congresso restò chiuso per quasi due settimane. In quelle due
settimane la Casa Bianca ha emanato i decreti "speciali" e d'emergenza, che
riducono le libertà personali. Senza controllo parlamentare. Leggi speciali
non sottoposte al Parlamento: è il quadro di un colpo di Stato classico,
anche se sferrato con mezzi nuovi.
Il crollo della Torre 7. A crollare non furono solo i due immensi
grattacieli (alti mezzo chilometro), ma anche un edificio di 40 piani, parte
del complesso chiamato World Trade Center, la Torre 7. Perché, visto che la
Torre 7 non è stata colpita da alcun aereo? L'affittuario del World Trade
Center, l'imprenditore Larry Silverstein, raccontò "a caldo" alle radio che
nella Torre 7 s'era sviluppato un incendio, sì che i vigili del fuoco gli
avevano chiesto di abbatterla. E lui diede il consenso: "Tiratela giù".
Usando i termini tecnici ("Pull it down") che nel settore edilizio americano
indicano la demolizione controllata con cariche di esplosivo accuratamente
disposte da specialisti. Ma predisporre un edificio alla demolizione
controllata richiede diversi giorni di lavoro. La Torre 7 era stata
"predisposta"? E perché? E allora la domanda si pone anche per le Twin
Towers: erano state "preparate" per il crollo perfettamente verticale che
tutto il mondo ha visto in diretta? Sembra impossibile, ma non lo è. Le Twin
Towers erano palazzi per uffici in affitto; un viavai di società che vanno e
vengono; in ogni dato momento diversi piani erano sfitti e vuoti. Vi possono
aver lavorato dei tecnici dell'esplosivo? Certo è che Larry Silverstein
aveva preso in affitto l'intero complesso - di proprietà del municipio di
New York - per subaffittarlo da poche settimane, pagando solo una parte del
canone (sui 400 milioni di dollari) pattuito; ora chiede alle assicurazioni
un risarcimento pari al doppio. Le assicurazioni si oppongono, proprio
perché c'è il sospetto che la Torre 7 sia stata "tirata giù". Bisogna
aggiungere che Rudolph Giuliani, il sindaco di New York, aveva da tempo in
animo di far abbattere le Torri: erano veccie. Costruite negli anni ¹70,
costavano ormai troppo in manutenzione (basti dire che ciascuna di esse
aveva 155 ascensori, e centinaia di chilometri di cavi elettrici e di
tubature per l¹aria condizionata). Il permesso dell'abbattimento era stato
negato dalle autorità sanitarie, se prima non si bonificavano i numerosi
pannelli di amianto delle Torri, materiale ormai considerato inquinante. Il
costo della bonifica era proibitivo. Osama bin Laden, senza volere, ha
risolto a Giuliani un grosso problema.
Osama chi è? Fino agli anni '90, è stato uno stretto collaboratore della
Cia, l'agente reclutatore dei "mujaheddin" da mandare a combattere in
Afghanistan contro i sovietici. Dopo gli attentati del 7 luglio nella
metropolitana di Londra, Robin Cook, ex ministro degli esteri britannico (s'
era dimesso per protesta contro l'intervento in Iraq deciso da Tony Blair)
ha scritto sul quotidiano Guardian: "Per quanto ne so, Al Qaeda (parola
araba che significa "La Base") era il nome del database della Cia che
conteneva l'elenco dei guerriglieri arruolati per combattere i russi in
Afghanistan". Pochi giorni dopo Robin Cook, 59 anni, è morto
improvvisamente. Di infarto, si dice. In quegli stessi giorni, Tony Blair ha
dichiarato che "Al Qeda non è un'organizzazione, ma un metodo d'azione".
Come dire che Al Qaeda non esiste, ma è una sigla di cui si appropriano
gruppi terroristici diversi.
Leggende metropolitane. Non stupisce, dati i troppi interrogativi e punti
oscuri, che siano fiorite attorno all'11 settembre varie teorie del
complotto e anche leggende metropolitane. Una, che non ha trovato conferma,
vuole che tutti gli ebrei che lavoravano alle Twin Towers abbiano preso le
ferie quel giorno. Vero è invece che la Zim, compagnia di navigazione
israeliana, che aveva affitto due piani del World Trade Center, aveva
traslocato in agosto. Spiegazione ufficiale: per risparmiare sulle spese
d'affitto. Ma la Zim aveva pagato la locazione fino a dicembre.
Lo stesso George Bush ha minacciosamente avvertito: "Non tollereremo teorie
del complotto". Ma c'è un modo certo di far tacere le voci, ed è condurre
una regolare inchiesta giudiziaria. Invece, la Casa Bianca è giunta ad
offrire ad ogni famiglia fino al 1 milione di dollari di risarcimento, alla
condizione che rinunciassero a rivolgersi alla magistratura. Troppe cose da
nascondere?
"Volano gli avvoltoi sulle macerie dell’11 settembre" di Massimo Introvigne, pubblicato dal Giornale del 13 settembre. è un buon antidoto al veleno complottista sparso da blondet e dalla Padania.Puntuali come gli avvoltoi, dopo l'anniversario dell'11 settembre sono rispuntati i complottisti per cui gli attentati sono frutto di un complotto della Cia, di Bush o dei servizi israeliani. Partono tutti da «L'incredibile menzogna», il libro delirante del giornalista francese Thierry Meyssan, che tra l'altro non è un pazzo isolato almeno nel senso che non è isolato. È il presidente del Réseau Voltaire, la potente lobby laicista francese che odia l'America e chiede a Chirac più energia, «alla Zapatero», nel promuovere un secolarismo ostile a ogni religione. Il libro di Meyssan è stato ridicolizzato dagli esperti. Ma i suoi nipotini italiani non demordono. Si deve allora di nuovo mostrare come la tesi del complotto non sta in piedi: fa acqua quanto agli autori, agli strumenti e al movente.
Dopo che Osama Bin Laden e i suoi principali luogotenenti hanno proclamato per iscritto, con messaggi registrati e anche su videocassetta che responsabili dell'11 settembre sono proprio loro, i complottisti devono ammettere che sì, è stato Bin Laden, ma lo sceicco del terrore è un agente della Cia e un amico della famiglia Bush. Non è stata forse la Cia a creare la «brigata internazionale» che ha combattuto i sovietici in Afghanistan? La risposta è no. La Cia ha lasciato mano libera ai servizi segreti pakistani, l'Isi, perché decidessero se e quali volontari stranieri fare arrivare in Afghanistan. L'Isi, all'epoca infiltrato da ultra-fondamentalisti, è andata a pescare in Arabia Saudita Abdullah Azzam e il suo allievo Bin Laden, Può darsi: ma gli attentatori dell'11 settembre non venivano dall'Afghanistan. Mohammed Atta, il capo del commando, e i suoi principali compagni erano stati reclutati precisamente nelle reti di Al Qaida di cui la Cia aveva sottovalutato la pericolosità: quelle nate intorno alle moschee fondamentaliste europee. Atta era entrato in Al Qaida ad Amburgo, altri in Germania, Inghilterra, Spagna.
Quanto infine ai motivi, Bush ha organizzato l'11 settembre per invadere l'Irak e favorire le grandi società petrolifere? Come avevano già spiegato esperti di petrolio, e l'inchiesta Oil for Food conferma, a queste società conveniva lasciare le cose come stavano. Controllavano già, dopo avere corrotto parecchi funzionari delle Nazioni Unite, il petrolio irakeno. Semmai, il dopo 11 settembre e la stessa guerra in Irak hanno destabilizzato il mercato del petrolio e provocato loro gravi danni. Israele aveva bisogno di un pretesto per fare attaccare dall'alleato americano l'Afghanistan e l'Irak? No: le due guerre hanno dimostrato che l'armata Brancaleone dei talebani e perfino il temuto esercito di Saddam, ampiamente sopravvalutati, in caso di guerra sarebbero stati spazzati via dagli israeliani in due o tre giorni. Infine, c'è chi sostiene che Sharon con la «minaccia musulmana» volesse giustificare l'occupazione di Gaza e dei Territori. Ma ora sappiamo invece che nel 2001 pensava già a ritirarsene.
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