Complotto demo-pluto-giudaico-massone. A rieccolo !
La dichiarazione di Guido Crosetto
Testata:
Data: 11/09/2005
Pagina: 3
Autore: T.M.-Dino Martirano
Titolo: "Le Banche italiane sono forzieri. Fanno gola a massoneria ed ebrei"-Complotto ebraico ? Torna l'ossessione
Sbaglia chi crede che i fantasmi del passato siano stati cancellati per sempre. Chi pensava che il tristemente famoso complotto demo-pluto-giudaico-massonico fosse ormai sepolto negli orrori dell'epoca mussoliniana, ebbene sbagliava. Abbiamo riletto lo stesso concetto in una dichiarazione di ieri dell'on.Guido Crosetto, responsabile economico di Forza Italia.
Riportiamo l'articolo del RIFORMISTA che lo cita fra virgolette e l'intervista ad Amos Luzzato sul CORRIERE della SERA che lo commenta. Era meglio se Luzzatto si limitava ad esprimere il suo pensiero sul "complotto" invece di addentrasi sulle vicende della Banca d'Italia, essendo Luzzato presidente delle Comunità ebraiche italiane e non il portavoce economico. Ma tant'è, meglio che niente.
Dopo il pezzo del RIFORMISTA riportiamo l'intervista del CORRIERE.

IL RIFORMISTA 10-09-2005

Governo e parlamento «non hanno il potere di intervenire sulla Banca d’Italia, è un organismo autonomo, e la sua autonomia è strettamente sorvegliata dal sistema delle banche centrali europee». Guido Crosetto, responsabile credito ed esperto economico di Forza Italia, ascoltatissimo da Tremonti e Berlusconi (è stato più volte relatore alla finanziaria), mette i puntini sulle i. «Non può
esistere, proprio tecnicamente - sottolinea - una mozione parlamentare contro il governatore di Bankitalia. E’ fantascienza». Bene,ma nel mondo politico ieri ha tenuto banco la discussione su una presunta risoluzione del Parlamento su Bankitalia, o meglio contro Fazio. Ripeto, non può rivolgersi contro il governatore. Il consigliere economico di Palazzo Chigi, Brunetta, lo ha spiegato bene. E la mozione a cui ci si riferiva ieri è una risoluzione che depositato io giorni fa».E qual è contenuto? «Anzitutto si rivolge governo - perché è questa la caratteristica precipua di ogni mozione parlamentare. La mia in particolare afferma che la riforma di via Nazionale è indilazionabile e invita l’esecutivo a uniformarne le regole quelle della Bce. Per me la carica
del governatore deve durare sette anni, non rinnovabili, il direttorio va riformato, Bankitalia deve riferire periodicamente sulla propria attività, bisogna riordinare o sopprimere il Cicr e infine bisogna trasferire quote e proprietà di via Nazionale allo Stato ». Ma è più o meno il contenuto dell’emendamento del governo al ddl risparmio appena depositato in Senato. «Lo scopo principale della mozione è infatti quella di scatenare una
discussione più ampia anche alla Camera. Adesso si tratterà di vedere quando verrà calendarizzata - la capigruppo si riunisce martedì prossimo - perché io voglio mettere sul tappeto altre questioni importanti e urgenti». Ad esempio? «Il passaggio della vigilanza sulla concorrenza bancaria all’Antitrust. Ma soprattutto, voglio che si affronti più estesamente
il nodo del nostro sistema bancario e che si apra un dibattito sulla necessità di difendere l’italianità». Scusi? «Sì, in quello Fazio ha ragione. Anzi, colgo l’occasione per chiarire una volta per tutte che io ritengo che vada riformata
Bankitalia, e di Fazio non mi frega niente, non è il mio problema, né in bene né in male. Ha ragione Berlusconi in questo, e fa bene ad essere cauto. E il problema dell’italianità degli istituti di credito va affrontato seriamente.
Le nostre banche sono dei veri e propri forzieri, grazie alla tradizionale attitudine al risparmio degli italiani. Quindi i nostri istituti di credito fanno gola a molti, soprattutto alla grande massoneria ebraica e americana
che è già alle porte». Può farmi qualche nome? «Lo chieda a Prodi, che li conosce bene: una potentissima fetta di mondo finanziario americano e anglosassone. D’Alema invece è dalla parte opposta». Ma Abn Amro c’entra
qualcosa? «E’ un esempio eclatante, ma è solo la punta dell’iceberg. Quindi secondo me dobbiamo trovare gli strumenti in fretta, magari attraverso la discussione scatenata dalla mia mozione in Parlamento, per contrastare
quest’arrembaggio degli interessi stranieri nel nostro paese».
Questo non contraddice le regole elementari del libero mercato, di cui il suo partito è fiero sostenitore? «Senta, guardi cosa è successo il Francia, in Germania, in Inghilterra, quando qualcuno ha cercato di entrare. Si sono eretti muri alti cento metri, altro che liberismo. Dobbiamo imparare da questi paesi».
Tuttavia recentemente Unicredit è sbarcata in Germania e si è comprata Hvb. «Non ne parliamo. Sa qual è la verità lì? Che c’era una banca che stava morendo e nessuno se la voleva prendere. Profumo ancora non sa cosa ci troverà dentro e potrebbero esserci per lui delle bruttissime sorprese».
Perché arrivano adesso, questi interessi organizzati che cita lei, massoni e quant’altro? «Fa colore chiamarli massonici, ma si possono chiamare benissimo anche interessi finanziari. Adesso sono molto pressanti, ma ci sono da tempo. Si ricordi, nel ’91-’92, su uno yacht straniero ormeggiato al largo della costa italiana si decise che in Italia le privatizzazioni dovevano essere avviate a basso costo. Parliamo di ben quindici anni fa».
CORRIERE della SERA 11-09-2005
ROMA — Un piano ordito dalla «massoneria ebraica e americana che è già alle porte» per mettere le mani sulle banche italiane dopo aver spodestato il Governatore filo cattolico Antonio Fazio? «Questo è un linguaggio molto preoccupante perché in una concezione antisemita gli ebrei sono i più ricchi, dominano il mondo, controllano i flussi finanziari. Mi pare che questa sia un'ossessione ricorrente nei periodi di crisi, che fa riemergere fantasmi già visti negli Anni '30 e che non tiene conto della realtà. È vero, ci sono banchieri ebrei. Però non mi sembra che i petrodollari siano controllati da una lobby ebraica. Mi pare, piuttosto, che qualche famiglia regnante musulmana ci guadagni bene. Per cui non iniziamo con questa classificazione perché il capitale non è teologicamente determinato. La finanza ha le sue logiche, i suoi percorsi, le sue regole».
Il professor Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, parla dalla sua casa di Venezia e dice di essere amareggiato dopo aver letto che Guido Crosetto, responsabile credito di Forza Italia e relatore dell'ultima legge finanziaria, ha tirato in ballo il complotto di massoni ed ebrei per far fuori il Governatore Fazio: «Gli Anni Trenta non hanno insegnato niente? Mi vengono in mente le vignette del "Samuelino" che nell'Italia fascista rappresentavano lo stereotipo dell'ebreo ricco col sacco dei soldi sulle spalle, dell'ebreo occulto col naso adunco che pagava qualcuno per distruggere la società. Tutto questo era molto pesante, ci faceva sentire perennemente sul banco degli accusati. E oggi sento che quel fantasma di nuovo alza la testa. Non provo paura, perché ne abbiamo viste molte, ma amarezza sì. E tanta».
Quindi, professore, un parlamentare della Repubblica influente come Guido Crosetto non dovrebbe avventurarsi su questo terreno per difendere il Governatore.
«Le sue considerazioni sugli ebrei, diciamo, sono un po' pesanti».
Secondo lei, Fazio fa bene a resistere?
«Oddio, io non credo. Un uomo pubblico, anche se ritiene di aver ragione, farebbe meglio a ritirarsi quando la sua posizione diventa discussa in questa maniera. È una questione di costume pubblico, anche se lui si sente nel giusto. "Ho fatto bene ma, per correttezza, mi dimetto": questo dovrebbe dire il Governatore».
Cosa ha pensato quando ha letto i testi delle intercettazioni telefoniche dai quali emerge un rapporto quanto meno familiare tra Fazio, il controllore, e Giampiero Fiorani, uno dei banchieri che devono essere controllati?
«Se tutto questo venisse confermato, saremmo davanti a uno scenario davvero triste per il nostro Paese».
Fazio, comunque, ora ha evitato a tutti l'imbarazzo di una sua presenza all'Ecofin accanto al ministro Siniscalco.
«È molto apprezzabile questo. Ma avrebbe fatto bene a dimettersi. Io, almeno lo avrei fatto perché ora c'è anche il problema del rapporto compromesso tra il ministro e il Governatore».
Chi difende Fazio evoca la massoneria e la finanza ebraica come sinonimo di poteri forti, in Europa come negli Usa. Secondo lei, l'equazione è giusta?
«Mi sembra un vecchio cliché.
Qualcosa che appartiene al passato, all'Ottocento. Io ho fatto attività pubblica per tanti anni e devo dire che non ricordo incontri con autorità massoniche. E non lo dico per coprire qualcuno».
Con Fazio siamo davanti a un altro caso Buttiglione che, a causa delle sue dichiarazioni sugli omosessuali, fu costretto a rinunciare alla poltrona di commissario Ue alla Giustizia?
«A un certo punto Buttiglione ha capito che ne usciva meglio, e più dignitosamente, rinunciando. E questo bisogna riconoscerglielo».
In questa vicenda si riaffaccia l'Opus Dei a difesa del Governatore. Secondo lei, i seguaci di Josemaria Escrivà sono citati a sproposito?
«E chi lo sa. Certo che buona parte del mondo cattolico ha reagito a favore di Fazio in una maniera piuttosto accesa e questo ha alimentato tutta una serie di illazioni».
Giudica opportuni gli interventi dell'«Osservatore Romano» e dell'«Avvenire»?
«Io non ho a che fare né con l'"Osservatore Romano" né con "Avvenire" né con queste organizzazioni. Io avrei cercato di essere più leggero mentre qui c'è stata una difesa del Governatore un po' accesa».
Si poteva evitare un intervento così diretto da parte del Vaticano e della Cei?
«Sì, forse si poteva evitare».
A proposito dell'opposizione, ancora pochi giorni fa Pierluigi Bersani (Ds) parlava di «canèa», mentre altri esponenti del suo partito avevano già mollato Fazio. Che cosa ne pensa?
«Ho un'unica spiegazione: una maggiore conoscenza del problema avrebbe indotto l'opposizione ad agire con più prudenza».
Nell'incertezza dei Ds c'entra qualcosa l'Unipol che vuole acquisire il controllo della Bnl con la benedizione di Fazio?
«Che sappia io tutto questo non c'entra. Ma potrei anche sbagliarmi».
Opus Dei e finanza rossa che si ritrovano dalla stessa parte. È fantafinanza?
«Mi pare molto coraggiosa questa associazione. Potrebbe anche essere, ma va documentata».
Ettore Bernabei, l'uomo che guidava la Rai e che consigliava Amintore Fanfani prima delle scelte difficile, dice che Fazio sta soltanto difendendo le banche italiane dall'espansionismo anglo-olandese? Che ne pensa lei della difesa dell'italianità?
«Con tutta l'amicizia che ho per Bernabei, dico che questo è un po' strano. Oggi, con la globalizzazione della finanza, i padri nobili dell'Europa, come Schuman e Adenauer, si rivolterebbero nella tomba. Io non mi meraviglio più di tanto se gli olandesi vogliono comprare una banca italiana come Antonveneta».
Quanto conta la finanza ebraica in Italia?
«La finanza ebraica in Italia è limitata a qualche singolo personaggio».
Le viene in mente qualche nome?
«Mi ricordo un operatore finanziario che alcuni anni fa lavorava a Milano, si chiamava Sciapira. E se mi citano Camillo de Benedetti e Carlo de Benedetti ricordo che non sono ebrei malgrado il nome: chi non ha simpatia per loro li chiama ebrei ma così chiameranno ebreo anche il Papa. Insomma, non mi viene in mente nessuno perché gli ebrei italiani appartengono al ceto medio, qualche volta medio-alto ma non più di così».
Non esiste, dunque, una rete italiana della finanza ebraica?
«Magari esistesse. Almeno non avremmo tante difficoltà finanziarie nella gestione della cosa pubblica ebraica».
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