Il CORRIERE DELLA SERA di venerdì 2 settembre 2005 pubblica in prima pagina un editoriale di Magdi Allam che riportiamo.
Ecco il testo:Caro Tony Blair, che spettacolo desolante vedere l'Occidente in preda alla più totale confusione nella guerra al terrorismo.
Parlo della sua decisione di includere il contestatissimo intellettuale islamico Tareq Ramadan in una ristretta task force.
Caro Tony Blair, che spettacolo desolante vedere l'Occidente in preda alla più totale confusione nella guerra al terrorismo.
Parlo della sua decisione di includere il contestatissimo intellettuale islamico Tareq Ramadan in una ristretta task force.
Si tratta di una task force per «fermare la tendenza alla violenza dei musulmani britannici» che sembra ispirarsi alla spregiudicatezza e alla disperazione di chi è pronto a tutto pur di prevenire il ripetersi di un altro 7 luglio sul proprio territorio.
Lei ha deliberatamente riabilitato sulla scena internazionale un personaggio a cui gli Stati Uniti hanno rifiutato negli scorsi mesi di concedere un visto d'ingresso per i suoi legami con militanti di Al Qaeda, a cui la Francia nel 1996 vietò l'ingresso per alcuni mesi perché sospettato di legami con i terroristi del Gia (Gruppo islamico armato), e che è stato recentemente indagato per terrorismo anche dal giudice spagnolo Baltasar Garzon. Così come ha cancellato con un colpo di spugna le tante dichiarazioni di Ramadan che suonano come vera e propria apologia del terrorismo suicida. Nel libro «Intervista sull'islam» (Edizioni Dedalo, 2002, pag. 86), scritto insieme a Alain Gresh, Ramadan sentenzia: «Nel voler imporre l'ingiustizia si producono delle bombe umane a esplosione ritardata, il cui sacrificio trova giustificazione (il corsivo è mio, n.d.r.) nei decenni di sofferenza accumulata e nella colpevole passività internazionale».
Lei sembrava aver intrapreso la strada verso lo sradicamento della struttura ideologica che, facendo leva su moschee, scuole coraniche e predicatori dell'odio, ha finito per produrre i primi terroristi suicidi con cittadinanza britannica che si sono fatti esplodere a Londra. Così come sembrava aver correttamente colto nel fallimento del modello di coesistenza sociale del multiculturalismo, il venir meno del comune collante identitario nazionale. Una realtà emersa proprio all'indomani del 7 luglio quando ben l'88% dei musulmani britannici, pur con sfumature diverse, sostenne di non sentirsi realmente britannico.
L'abbraccio a Ramadan indica invece un'opzione già adottata in Egitto e Algeria con esiti discutibili, comunque inaccettabile per l'Occidente. Si tratta in sostanza di «convertire» i jihadisti, i combattenti della guerra santa, in militanti islamici legalitari sulla scia dei Fratelli Musulmani. Si dice loro: mantenete pure l'aspirazione a uno Stato islamico, ma perseguitela senza il ricorso alla violenza, vale a dire sfruttando e strumentalizzando gli spazi di libertà che, ahimè noi, in Occidente sono talmente ampi che oggi abbiamo i kamikaze Made in Europe. Caro Blair, rifletta bene su quanto ha detto Ramadan il 10 settembre 2003 al più rinomato sito integralista (http://www.islamoline. net/Arabic/Daawa/2003/09/article05.shtml): «La comunità musulmana è minoritaria per la sua consistenza, ma è maggioritaria per i principi che invoca. Lo dico apertamente: i musulmani che vivono in Europa devono capire che loro rappresentano una maggioranza per i valori di cui sono portatori». E ancora: «Io non amo la logica del debole o la logica della necessità di integrare i musulmani d'Occidente. La nuova prospettiva della globalizzazione dell'islam ci porta a ritenere che siano le culture occidentali a potersi integrare nei valori universali dell'islam. Smettiamola dunque di comportarci da vittime».
Chi parla in questo modo parte dal presupposto che ci sia un homo islamicus che, prima o dopo, realizzerà la Umma, la Nazione islamica. Immagina imusulmani come un blocco monolitico, integralista, immutabile. Che i principi e i valori della civiltà occidentale possono essere condivisi dai musulmani solo se conformi a quanto prescriverebbe la sharia. Caro Blair, forse l'abbraccio a Ramadan le potrebbe evitare un nuovo 7 luglio nei tempi brevi. Ma nel medio e lungo periodo potrebbe significare il radicamento di una entità teocratica islamica in seno allo Stato di diritto britannico. Mi spiace: non ci sono scorciatoie nella guerra al terrorismo e ai predicatori dell'odio. Loro sono già globalizzati, soltanto globalizzando l'anti-terrorismo riusciremo a sconfiggerli.
Sullo stesso argomento, un editoriale del FOGLIO:Winston Churchill non avrebbe certo chiamato l’architetto Albert Speer, brillante intellettuale nazista, a far parte di una commissione incaricata di contrastare il nazional-socialismo. Tony Blair, invece, ha chiamato l’ideologo islamico Tariq Ramadan a far parte della commissione incaricata di far fronte "all’estremismo e alla radicalizzazione" (che sono proprio la sua specialità). Nonostante le epoche e le ideologie diverse, Speer e Ramadan si ricordano l’un l’altro: intelligenti, brillanti, grandi conversatori, insuperabili nell’arte di chi trasforma ideologie violente e impresentabili, in "charmants et plaisibles calambours" agli occhi della buona società, allora a Berlino, oggi nella megalopoli del politically correct. Ramadan ha intuito che l’islamismo fondamentalista deve trovare alleati, ma non più nella destra europea fascisteggiante. E’ meglio la sinistra "antimperialista", conquistabile all’islam senza tanti sforzi. Basta inanellare i tanti punti comuni – compreso l’antisemitismo – che collegano islamismo radicale e terzomondismo di una sinistra antiamericana, alla ricerca di spizzichi di un Dio tanto tanto New Age. Affabulatore efficace, maestrale interprete di una sociologia che solo descrive fenomeni, e nel descriverli li giustifica, Ramadan è sublime nel suo condannare comprendendo e comprendere condannando i kamikaze che dilaniano bambini ebrei. Gioca con le parole e coi misteri della fede, virtuoso nell’arte di "épater le bourgeois", che è la spina dorsale della "gauche caviar". Solo i suoi libri tradiscono il totalitario che è in lui. Ramadan chiede infatti la moratoria di lapidazioni e tagli di mano, ma non per abolirli. Propone solo che la questione sia sottoposta ai dottori dell’islam – la casta dei sacerdoti – e che questi, lui compreso, deliberino se la sharia possa o no essere resa meno barbara. Una volta riciclato dai "supremi sacerdoti", l’islam della modernità dovrà essere applicato supinamente dal popolo. E’ l’identica concezione teocratica dello Stato di Khomeini, che piace tanto perché è propalata in un francese divinamente fluente.
Si spera solo che Blair non se ne renda conto e che in questa scelta sciagurata si sia solo fidato di islamisti che – come i cremlinologi di un tempo – tutto sanno, ma nulla comprendono del totalitarismo che studiano. Se invece Blair è proprio convinto di avere in Ramadan un alleato, gli va consigliato di imparare l’arabo: ne avrà bisogno.
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