Riportiamo il primo di una serie di articoli da IL RIFORMISTA di martedì 30 agosto 2005:Salah al Mukhtar la racconta così: «L’attuale resistenza
in Iraq non è stata preparata dal governo
iracheno, ma dal partito Baath. All’inizio dell’anno
2000 il partito completò l’addestramento alla lotta
urbana di circa 6 milioni di iracheni il cosiddetto
Esercito al-Quds. Il presidente Saddam Hussein ne
ha diretto tutta la preparazione, compreso l’immagazzinamento
di circa 50 milioni di armi di grande,
medio e piccolo calibro, con relative munizioni, per
combattere contro l’occupazione per dieci anni. I
gruppi preparati per la guerriglia urbana
comprendevano, oltre alle forze armate
irachene, organizzazioni chiamate
i Feddayin di Saddam e combattenti del
partito Baath». Secondo al Mukhtar, i
combattenti oggi sarebbero 200 mila
appoggiati da altri 200 mila. E queste cifre
coincidono con le informazioni americane.
«Ma questo numero non è esatto
- prosegue - perché circa 3 milioni di
iracheni costituiscono oggi la base militare
della guerriglia, l’oceano nel quale
nuotano i pesci». Parla di infiltrazioni
dappertutto, anche negli alti comandi
americani che «hanno un disperato
bisogno di traduttori, guide, operai, tecnici che
parlino l’arabo, ed è così che il servizio di informazioni
iracheno si è infiltrato nei loro ranghi». A suo
avviso quello di al Zarqawi è un fenomeno limitato,
localizzato in una zona particolare.E spiega ancora
che il rapimento e l’uccisione dell’ambasciatore egiziano
è stato un modo «per arrestare il processo di
delegittimazione del governo fantoccio usando
qualcosa di insolito come mezzo deterrente».Tutto
ciò viene pubblicato dall’agenzia italiana Arabmonitor-
Info (agenzia legata a padre Jean Marie Benjamin)
in una intervista del 24 luglio
scorso,quando già Salah al Mukhtar
aveva chiesto il visto d’ingresso
in Italia per partecipare all’incontro
organizzato a Chianciano
dal Campo antimperialista. Insieme
a lui, come è noto, dovevano
arrivare,tra gli altri,Jawad al Khalesi
leader dell’Iraqi National
Foundation Congress e Ibrahim
al Kubaysi fratello di Al Jabbar al
Kubaysi leader dell’Alleanza Nazionale
Irachena,rientrato nel suo
paese nel novembre 2002 e arrestato
dagli americani. Al Kubaysi
era stato ospite a numerosi incontri
in Europa organizzati dal
Coordinamento antimperialista
austriaco guidato da Wilhelm
Langthaler. In Italia non verranno,
come si sa,perchè la Farnesina
ha negato loro l’ingresso.
Ma chi è Salah al Mukhtar?
E’ un baathista duro e puro, direttore
del principale giornale iracheno,
Goumhouriya, diplomatico
di lungo corso:all’Onu,alla Lega
araba, poi ambasciatore in India
e in Vietnam. Oggi ha 61 anni
e vive in Yemen, «temporaneamente
» perché è convinto che un
giorno o l’altro tornerà in Iraq
quando il partito Baath prenderà
il potere. La sua è propaganda, sia
pur informata. Ma è davvero solo propaganda? Esiste
una rete di sostegno estero alla resistenza irachena
organizzata da ex esponenti del regime,ma anche
da ex oppositori di sinistra, per esempio membri del
partito comunista iracheno inviso e perseguitato da
Saddam,che ora torna in circolo nel grande calderone
della guerriglia. Un calderone del quale fanno
parte,come spiega ancora l’ex ambasciatore,i fondamentalisti
islamici, «così come i buddhisti appoggiavano
i vietcong durante la resistenza agli americani».
Il compito di questi espatriati è raccogliere
fondi, come scrivono i 44 congressisti
americani la cui lettera ha
spinto le autorità italiane a stopparli
alle frontiere? E’ probabile, ma il loro
compito fondamentale è diffondere il
messaggio e i messaggi. Il messaggio
politico a sostegno della resistenza
irachena e, probabilmente, messaggi
più concreti, lanciati in quell’humus
che, come gli attenttati di Londra hanno
dimostrato, esiste ormai in Europa
e sul quale fioriscono gruppi e groppuscoli
terroristi.Tanto da far dire che
il terrorismo islamico sta diventando
domestico e non solo importato.
E’ un po’ la funzione che avrebbe avuto anche
Ramzi Isaac. Si sospetta, infatti, che l’attentatore
(fallito) sia venuto da Londra a Roma passando per
Parigi, non per nascondersi (gli sarebbe stato più facile
nella capitale francese), ma per un altro scopo.
Anche rischiando di essere catturato.Quale? Anche
lui era un messaggero? Di chi a chi? Su questo le indagini
degli inquirenti italiani sono apertissime.
Anche questi messaggeri hanno bisogno, come
il mitico pony express, di stazioni di posta dove riposare,
cambiare i cavalli e stringere
contatti.Tra le stazioni di posta ci
sono quelle di gruppi e groppuscoli
piccoli, marginali, composti
di tanti carneade (i Moreno Pasquinelli
o i Willi Langthaler) pieni
di sacro furore per «l’eroica lotta
antimperialista e antisionista
del popolo iracheno o dei combattenti
dell’Islam». Il Sismi ha
cominciato a seguire i pony express,
alle stazioni di posta lo ha
portato i messaggeri. Il problema,
insomma, non è l’ex cuoco Moreno
Pasquinelli. Semmai sono i
suoi ospiti. Collegamenti tra antimperialisti
e gruppi combattenti
mediorientali c’erano già. Per
esempio, ad Assisi nell’agosto del
2000 alla prima edizione del Campo
parteciparono membri del
Fronte popolare della liberazione
palestinese di George Habbash,
esponenti di Hezbollah, i Feddayin
iraniani, integralisti islamici
pachistani. Allora sembravano
adunate tra il folkloristico e il nostalgico
organizzate da estremisti
di sinistra e di destra. Adesso rischiano
di trasformarsi in qualcosa
di ben più serio. Lo dimostra,
del resto, la diffusione internazionale
di questi carneade.
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