Un comunicato imbarazzante
Navarro Valls nega di aver scritto la nota che giustificava l'omissione di Israele dall'elenco delle vittime del terrorismo
Testata:
Data: 29/08/2005
Pagina: 14
Autore: Luigi Accattoli
Titolo: Il caso Israele scuote il Vaticano In ritardo le nomine di Ratzinger
Il CORRIERE DELLA SERA di lunedì 29 agosto 2005 pubblica un articolo di Luigi Accattoli sull'epilogo dell'incidente diplomatico tra Israle e Santa Sede e sulla dichiarazione di estraneità alla vicenda da parte di Joaquin Navarro Valls, che nega di aver stillato il comunicato che "giustificava" la mancata condanna del terrorismo antiisraeliano sulla base delle presunte violazioni del diritto internazionale rappresentate dalle risposte israeliane. Il comunicato, pare, era stato definito piuttosto inappropriato dal segretario di Stato vaticano Sodano come riferito solo pochi giorni or sono sempre dal CORRIERE.

All'epoca furono molti i mezzi di informazione che presentarono quel comunicato come una puntuale e giusta precisazione un'appropriata risposta all'"arroganza" israeliana (non il CORRIERE, che seguì la vicenda in modo equilibrato). Persino IL MANIFESTO, certo non un quotidiano particolarmente vicino alla Chiesa cattolica, riportò in modo evidentemente compiaciuto le solenni sciocchezze di quella nota. Per contro, un giornalista cattolico come Antonio Socci seppe prendere le distanze da quelle affermazioni, esprimendo il proprio dissenso sulla prima pagina del GIORNALE.

Quell'attacco stizzoso a un paese martoriato dalle stragi terroriste oggi genera tanto imbarazzo in Vaticano che nemmeno gli si trova un "padre".
Non sarebbe opportuno un qualche imbarazzo, e qualche rettifica, anche in molte redazioni?

Ecco il testo:

Che succede nel Vaticano di Benedetto XVI, a quattro mesi e dieci giorni dall'elezione? Si rafforza la figura del papa predicatore, che concentra l'attenzione sulla fede e la sua crisi, come ha mostrato di saper fare alla grande nelle giornate di Colonia, ma non si vede ancora il papa che governa: non ha formato una sua squadra e quella ereditata segna il passo in attesa degli eventi.
A questo clima di incertezza va forse ricondotto l'incidente diplomatico con Israele, che si verificò alla fine di luglio e che è stato appena appianato, come anche la decisione del portavoce Navarro-Valls di rendere nota la sua estraneità alla vicenda con una dichiarazione al Corriere della Sera pubblicata ieri.
Il ministero degli esteri israeliano aveva protestato per la mancata citazione — in un appello papale del 24 luglio — di un attentato contro Israele, mentre venivano ricordati attentati di quei giorni avvenuti in Egitto, Turchia e Iraq. Sia nella protesta israeliana sia nella risposta vaticana si erano raggiunti toni molto forti: un funzionario di Gerusalemme aveva affermato che il nuovo papa avrebbe dovuto cessare il «silenzio» sugli attentati palestinesi sempre osservato da Giovanni Paolo II; una «nota» vaticana — che elencava gli interventi del papa polacco — affermava che la Santa Sede non poteva «accettare insegnamenti» da Israele.
Quella risposta vaticana, preparata dalla Segreteria di Stato, era stata pubblicata con il titolo «Nota della Sala stampa della Santa Sede», di cui è direttore Joaquin Navarro-Valls. Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, aveva dichiarato al Corriere della Sera d'aver «riconosciuto» nella nota i toni del portavoce «che di solito con noi è scortese e duro». Una protesta simile aveva fatto la «Antidefamation League», che aveva contestato a Navarro-Valls l'affermazione, contenuta nella «nota», che le «reazioni israeliane» agli attentati palestinesi «non sempre» sono risultate «compatibili con il diritto internazionale».
Lungo la scorsa settimana, prima per anticipazione del nostro giornale poi per dichiarazioni ufficiali venute da Israele, si è saputo che l'«incidente» era stato chiarito con l'intervento del premier Sharon e del cardinale Sodano, riconoscendo che vi era stato un «eccesso» di aggressività nelle due burocrazie. Dalle cronache dell'accomodamento risultava l'ammissione vaticana che «le dichiarazioni di Navarro Valls sono state un poco inappropriate». A questo punto il portavoce ha reagito, dichiarando al nostro giornale che quella nota egli non l'aveva «né scritta né letta» prima che venisse pubblicata, essendo in quelle ore di quel giorno (28 luglio) impegnato nel rientro a Roma, con il papa, dalla Valle d'Aosta.
Chi comanda oggi in Vaticano, sotto lo sguardo mite del papa teologo? Benedetto XVI appena eletto confermò tutti gli incarichi, ma quella conferma protocollare non impedisce alle voci curiali di ruotare come vespe attorno all'interrogativo su quando arriverà la squadra del nuovo papa.
Chi prevede la «squadra» immagina che la prima decisione debba riguardare il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, che compirà 78 anni a novembre. Una volta scelto il segretario di Stato (si fanno i nomi dei cardinali Re, Sepe, Bertone), il papa potrebbe procedere alle altre nomine d'intesa con lui.
Chi invece non prevede la «squadra» immagina che il nuovo papa lascerà al suo posto Sodano forse fino al compimento degli ottant'anni e si limiterà a sostituire, via via, gli incarichi che risulteranno vacanti. Sono molti i responsabili di Curia che stanno per raggiungere o hanno già raggiunto l'età pensionabile dei 75 anni: Castrillon Hoyos, Hamao, Herranz, Moussa Daoud, Poupard, Szoka, per citare solo i cardinali.
Il mese di settembre Benedetto XVI l'impiegherà in gran parte per completare l'enciclica programmatica che iniziò a scrivere sulle Alpi e che forse pubblicherà in novembre. Ottobre sarà impegnato dal Sinodo dei vescovi sull'Eucarestia, che avrà un protagonista di rilievo nel «relatore» che è il cardinale Scola. Si vedrà come il nuovo papa intenda «usare» i sinodi.
Fino a oggi Benedetto XVI ha fatto una sola nomina curiale importante: ha messo al posto che fu suo, come prefetto alla dottrina, l'arcivescovo statunitense Levada. Navarro-Valls, che ha compiuto l'anno scorso vent'anni di direzione della Sala Stampa, in un'intervista del giugno scorso affermò che il papa gli aveva chiesto «personalmente» di restare al suo posto e commentò: «Non è facile dire di no a un papa, in qualunque modo si chiami».
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