L'opinione negativa di Aharon Appelfeld sul film che racconta gli ultimi giorni di Hitler
in un articolo di Davide Frattini
Testata:
Data: 14/04/2005
Pagina: 35
Autore: Davide Frattini
Titolo: Appelfeld:
Dal CORRIERE DELLA SERA di giovedì 14 aprile 2005 riportiamo un articolo di Davide Frattini sulle reazioni di due scrittori israeliani (il romanziere Appelfeld e la poetessa Karen Alkalay-Gut) al film "La caduta" che tratta degli ultimi giorni di vita di Adolf Hitler.
Ecco il testo:La sua voce si riduce a un sussurro, quando ripete Adolf Hitler « non è un essere umano e non deve più far parte degli esseri umani. Il diavolo non si può umanizzare perché altrimenti perdiamo la distinzione tra bene e male » . Aharon Appelfeld è sopravvissuto per quattro anni ( « come un animale » racconta) nascosto nei boschi dell'Ucraina, dov'era stato deportato dal villaggio di Czernowitz in Romania. Un bambino solo, che da solo è scampato all'Olocausto e da solo si è imbarcato sulla nave che l'ha portato in Israele nel 1946.
Nei suoi libri ( una trentina tra romanzi, racconti e saggi) non ha mai voluto/ potuto sfuggire alla sua infanzia. « Sono passati già più di cinquant'anni dalla fine della Seconda guerra mondiale — scrive in Storia di una vita , Giuntina — . Il cuore ha dimenticato molto, soprattutto luoghi, date, nomi di persone, ma malgrado ciò sento quei giorni con tutto il mio corpo. Ogni volta che piove, fa freddo o soffia un forte vento, torno nel ghetto, nel campo di concentramento o nel bosco dove ho trascorso molti giorni » .
Anche per questo quando La caduta uscirà, lo scrittore, 72 anni, non andrà a vederlo. La Lev Cinema ha deciso di presentare il film dal 19 maggio, dopo un referendum tra i 40 mila abbonati alla catena di sale cinematografiche e una serie di proiezioni a porte chiuse. « Il 91 per cento — spiega la proprietaria Nurit Shani — ha votato a favore. La sensibilità che in Israele esiste su Hitler e l'Olocausto è tale che pri ma di prendere ogni decisione ho voluto capire che cosa pensasse la gente. Ero convinta che la pellicola avrebbe avuto un via libera, una maggioranza così larga ha sorpreso anche me » .
Appelfeld non riesce ad accettare che si possano raccontare i gesti quotidiani, normali del Führer. « Non sono mai stato d'accordo con l'idea della banalità del male introdotta da Han nah Arendt. Il male non è mai banale. E' inventivo, efficace, produttivo. Anche nell'ultimo periodo della guerra, Adolf Eichmann escogitò la soluzione dei treni, togliendoli all'esercito, pur di spedire gli ebrei ungheresi ai campi di concentramento » . Il male non è banale e Hitler non può essere una figura tragica. « Il tragico, le debolezze appartengono solo agli essere umani. Anche in un'opera di fantasia, il suo personaggio dev'essere rappresentato come qualcosa di patologico. Non possiamo correre il rischio di abbracciarlo » .
La poetessa Karen Alkalay Gut ha perso quaranta familiari nella Seconda guerra mondiale. Non andrà a vedere il film ( « mio padre venne colpito da un ictus durante la proiezione de Il portiere di notte » ) ed è stupita che un regista abbia deciso di costruire tutta la vicenda attorno a Hitler: « C'è sempre stata una forma di autocensura, l'idea che una pellicola del genere non potesse funzionare, non avrebbe avuto successo » . Crede che sia « importante far capire che è stato proprio un essere umano a fare tutto questo perché non succeda mai più » . Ma ammette: « Il pericolo è che la gente possa identificarsi con lui » .
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