A pagina 17 LA REPUBBLICA di oggi, 06-10-04, pubblica l'articolo di Alberto Stabile "Israele-Onu, lo scontro continua". Stabile dubita sistematicamente delle dichiarazioni israeliane, talora esagerando un po'. Come quando chiama "rettifica" la semplice ammissione che, tra gli esperti dell'Idf vi sono opinioni diverse sulla natura dell'oggetto caricato sull'ambulanza dell'Onu, un missile secondo le precedenti accuse dell'Idf. Non riporta le dichiarazioni israeliane per le quali l'ambulanza, trovandosi in un luogo nel quale nessuno aveva bisogno di soccorsi, non poteva che servire alla copertura dei terroristi.
A fianco dell'articolo la foto dell'ambulanza con una didascalia che recita: "Smentita la ricostruzione dell'esercito israeliano: nell'ambulanza dell'Unrwa a Gaza, ritratta nel video da un aereo spia, venne caricata una barella e non un missile Qassam come affermato dai soldati israeliani". In realtà non vi è stata nessuna "smentita" e non vi è nessuna certezza che sull'ambulanza sia effettivamente stata caricata una barella e non un missile.
Grave la frase: "...si aggiunge altro sangue di civili innocenti, come quello di Ayman al Hams, una scolaretta di 13 anni, uccisa dai soldati solo perché sospettata di trasportare esplosivo nello zaino pieno di libri", che lascia immaginare un'esecuzione a sangue freddo sulla base di un sospetto, senza che vi fosse una minaccia imminente. In realtà, secondo la versione israeliana, la bambina palestinese è stata colpita per errore durante uno scontro a fuoco tra israeliani e cecchini palestinesi, e i soldati pensavano che stesse lanciando verso di loro ( e non semplicemente trasportando) l'esplosivo.
(a cura della redazione di IC)
Ecco il pezzo:GERUSALEMME - L´esercito israeliano ha fatto marcia indietro rispetto all´accusa, gravissima, secondo cui un´ambulanza delle Nazioni Unite sarebbe stata utilizzata dai miliziani palestinesi per trasportare un missile Kassam. Ma le stesse Forze armate, in piena sintonia col governo, continuano a pensare dell´Unrwa, l´agenzia dell´Onu per i rifugiati, tutto il male possibile. Tant´è che il generale Israel Ziv, capo della sezione operativa dello Stato Maggiore, nella stessa conferenza stampa in cui ha dovuto a malincuore rettificare la faccenda dell´ambulanza, ha colto l´occasione per annunciare che le autorità israeliane considerano 13 dipendenti dell´Onu, «arrestati di recente», come «implicati in attività terroristiche».
Fronte mediatico e guerra guerreggiata ancora una volta s´intrecciano. Mentre infuria la polemica tra lo stato ebraico e i rappresentanti dell´Agenzia dell´Onu, la cui imparzialità Israele ha messo ripetutamente in dubbio, l´operazione militare lanciata contro il nord della Striscia, da cui partono i missili artigianali della guerriglia palestinese, non accenna a placarsi.
Alle esecuzioni mirate, come quella che in serata a stroncato la vita di Bashir al Dabash, considerato un capo militare della Jihad islamica, si aggiunge altro sangue di civili innocenti, come quello di Ayman al Hams, una scolaretta di 13 anni, uccisa dai soldati solo perché sospettata di trasportare esplosivo nello zaino pieno di libri.
Dopo i giorni delle accuse e degli insulti indirizzati senza mezzi termini contro il rappresentante dell´Unrwa nei territori occupati, il danese Peter Hansen (tacciato, tra l´altro, di essere «un bugiardo incallito») è arrivato il momento del ripensamento. Al centro della repentina correzione dell´esercito, le immagini riprese da un aereo spia a Jabalya, in piena zona d´operazioni. Immagini che, secondo la prima lettura degli esperti militari, mostravano in modo incontrovertibile come alcuni miliziani palestinesi si servissero di un´ambulanza con tanto di scritta Nazione Unite sul tetto, per trasportare un missile Kassam.
A nulla era valsa la difesa di Hansen che ha sin dall´inizio affermato, con l´aiuto di alcune testimonianze, che quello che agli occhi israeliani era parso un missile era in realtà una barella ripiegata su se stessa.
Evidentemente gli argomenti del rappresentante dell´Unrwa hanno instillato qualche dubbio, se già lunedì sera il portavoce dell´esercito precisava che, ad un´analisi più attenta del video "non si può giurare che il lungo oggetto gettato dentro l´ambulanza non sia una barella".
Ieri sera il generale Israel Ziv ha ammesso che le certezze dei primi giorni non sono più tali: «Fra i nostri esperti ci sono opinioni diverse, ha precisato l´alto ufficiale, a proposito del presunto missile Kassam: alcuni pensano che fosse un´arma del genere, altri ritengono, invece, che fosse un oggetto innocente».
Missile o barella, e certamente non è la stessa cosa, l´esercito resta tuttavia convinto che quell´ambulanza "si trovasse in quel luogo per dare copertura ai terroristi". D´altra parte, ha insistito il generale Zic, "riceviamo molte informazioni sul coinvolgimento di personale dell´Onu in attività terroristiche palestinesi, in particolare della loro disponibilità a portarli da un luogo all´altro".
A riprova delle sue affermazioni, il capo della sezione operativa dello Stato maggiore ha aggiunto: "Abbiamo in mano una lista di tredici persone agli arresti contro le quali abbiamo formulato atti di accusa sulla loro implicazione in attività terroristiche".
Quando, dove arrestate? Il generale non lo ha precisato. Cosa che, invece, ha fatto il portavoce militare, indicando che gli arresti sono avvenuti nell´arco degli ultimi quattro anni e, si può aggiungere, in situazioni diverse. Come, ad esempio, nel caso di Mahed Rashid Atallah catturato a Jabalya nell´agosto del 2002 al suo ritorno da un viaggio in Egitto, o come Mohammed Ali Hassan, arrestato nel febbraio del 2002: Hassan avrebbe confessato agli investigatori dello Shin Bet di aver utilizzato un locale dell´Unrwa, a Nablus, come poligono di tiro e nascondiglio d´armi. Accuse non ancora provate in giudizio.
A pagina 19 del GIORNO , un articolo intitolato: "Tredidicenne uccisa dai soldati israeliani. Stava andando a scuola". Il titolo non riporta informazioni essenziali, desunte dalla versione dell'accaduto fornita dai militari israeliani, per altro contenute nel testo, nell'occhiello e nel sottotitolo:"lo zainetto scambiato dagli israeliani per un pacco bomba", "i militari erano sotto tiro e hanno pensato a un'azione diversiva", "la piccola Ayman (...) è penetrata nella cosiddetta zona vietata per 400 metri. I soldati hanno sparato in aria, ma la ragazziana ha proseguito e lanciato il proprio zainetto verso il cancello del fortino mentre il secondo cecchino apriva il fuoco dai tetti. I soldati hanno sparato contemporaneamente da diverse posizioni"
Sull'UNITA' a pagina 8 Umberto de Giovannangeli firma l'articolo "Gaza, esecuzione mirata di un capo della Jihad. Esercito arresta 13 palestinesi, dipendenti Onu", che si sofferma sulla morte della tredicenne palestinese Ayman al-Hams. Viene riportata soltanto la versione palestinese della tragedia: la bambina era quindi senza dubbio "diretta a scuola". Si scrive poi che i soldati israeliani "non hanno esitato a colpirla ripetutatmente alla testa, al volto, sul collo" senza fare cenno né allo zaino abbandonato dalla bambina e scambiato dai militari per un ordigno, né alla presenza di un cecchino palestinese nel momento dell'incidente, né al fatto che gli israeliani hanno sparato contemporaneamente da più postazioni, dopo colpi di avvertimento, il che escluderebbe che si siano accaniti contro la bambina colpendola ripetutamente. Non si fa cenno poi all'inchiesta aperta sull'episodio dall'Esercito.
Ecco il pezzo:Rapido, silenzioso, micidiale. L’«Apache» si materializza in serata nel cielo di Gaza City. L’obiettivo dell’elicottero da combattimento israeliano è un’automobile su cui viaggiano due membri del braccio armato della Jihad islamica. La vettura viene centrata da un razzo aria-terra nel popoloso rione Nasser. Una delle vittime è il capo militare della Jihad islamica Bashir ad Dabbash, 40 anni, l’altra è Dharif al Arfirm, un attivista della stessa formazione. Un passante è rimasto ferito nell’esplosione. Una folla si raduna attorno a ciò che resta dell’automobile. C’è chi invoca vendetta, miliziani armati sparano raffiche di mitra in aria. La Jihad islamica promette vendetta. «La vendetta sarà dolorosa e portata in profondità nell’entità sionista». Un portavoce di Tsahal conferma che l’obiettivo era proprio il capo militare della Jihad ritenuto responsabile di decine di attentati suicidi contro civili e militari israeliani. Incidenti anche in Cisgiordania: un militante di Hamas è stato ucciso da una unità scelta israeliana a Nablus. Per impedire nuovi lanci di razzi Qassam contro il Neghev Israele ha approfondito anche ieri la penetrazione a Nord di Gaza. Ma in serata un altro razzo Qassam, sparato dal rione Tel al-Zaatar del campo profughi di Jabaliya, è esploso non lontano dal porto di Ashqelon. La fine dell’operazione «Giorni di Pentimento» non è in vista, stima la radio militare israeliana. In una settimana di incessanti combattimenti i morti palestinesi sono stati circa 80, secondo una fonte militare di Tel Aviv. Israele afferma che in gran parte sono «terroristi» mentre i palestinesi lamentano la perdita di civili e anche bambini. Fra questi ultimi c’è anche Ayman al-Hams, 13 anni, uccisa dal fuoco di militari israeliani mentre era diretta a scuola. Secondo il dottor Ali Mussa - il direttore dell’Ospedale Abu Yussef al-Najar di Rafah (a sud di Gaza) - Ayman era una bambina mingherlina: «Mostrava appena otto anni». Eppure i soldati israeliani non hanno esitato a colpirla ripetutamente alla testa, al volto, sul collo. «Da tempo non vedevo ferite del genere», dice il dottore, dopo aver contato nel corpo martoriato 19 proiettili. I genitori di Ayman hanno raccontato alla stampa che la bambina era andata ieri mattina come tutti i giorni a scuola. Che si sia avvicinata all’avamposto israeliano Ghirit, fra la Striscia di Gaza e il territorio egiziano, lo escludono senz’altro. «Ayman aveva una grande paura dei soldati israeliani e degli spari. Non si sarebbe mai avvicinata loro, di sua spontanea volontà».
In questo scenario di guerra totale, non si placa la polemica tra Israele e l’Unrwa, l’agenzia per i profughi palestinesi dell’Onu. La notizia-bomba giunge a tarda sera: l’esercito israeliano, ha arrestato nel corso di quattro anni nella Striscia di Gaza ben 13 palestinesi dipendenti dell’Onu che sono stati accusati di implicazione in «attività terroristiche». Ad annunciarlo è un membro dello stato maggiore di Tsahal. Intanto ieri al Palazzo di Vetro (tarda serata in Italia) gli Usa hanno messo il veto su una mozione dei paesi arabi che chiedeva a Israele l’interruzione dei raid nella striscia di Gaza e l’immediato ritiro.
A pagina 2 del MANIFESTO Michele Giorgio firma l'articolo "Storia di Iman «terrorista» di 13 anni".
Giorgio ignora, o tace, che i gruppi terrorristici paelestinesi hanno già utilizzato bambini per le loro operazioni, circostanza che spiega perchè i soldati israeliani abbiano pensato a un ordigno quando la bambina ha deposto lo zaino.
E' questo che i portavoce dell'Esercito hanno dichiarato, non che la bambina fosse "una terrorista". L'apertura dell'inchiesta, una pratica piuttosto frequente in Israele, al contrario di quanto scrive Giorgio, ovviamente non prova che le cose siano andate in modo diverso. Giorgio riferisce poi circostanze presenti solo nella sua ricostruzione, quali: la presenza d altre compagne di scuola, una sparatoria inziata dagli israeliani, non è chiaro contro chi, dato che Giorgio non fa cenno alla presenza di cecchini palestinesi, il ritardo dei soccorsi, senza alcun cenno per altro al comprovato uso delle ambulanze per trasportare terrorristi.
Le accuse all'Onu circa il trasporto di razzi Kassam sulle sue ambulanze sono per Giorgio ormai certamente una "bufala", l'arresto di 13 funzionari dell'Unrwa perchè sospettati di essere implicati nel terrorrismo una "provocazione" legata all'ipotesi di una condanna Onu delle attuali operazioni israeliane a Gaza. In realtà i fuzionari sono stati arrestati negli ltimi quattro anni, circostanza che basta a confutare l'ipotesi di Giorgio. Ecco il pezzo:E' stata crivellata da venti proiettili Iman Al-Hams di Tel El Sultan (Rafah), lungo la frontiera tra Gaza e l' Egitto. Cinque pallottole le hanno spappolato la testa, le altre 15 hanno contribuito a renderla irriconoscibile. Aveva solo 13 anni Iman ed è stata colpita dai soldati israeliani mentre fuggiva in preda al panico assieme alle sue compagne di classe. Ha pagato con la vita per essere entrata nella «zona proibita» fissata dalle forze di occupazione lungo la frontiera. Ma anche il fatto di aver abbandonato il suo zainetto con i libri e i quaderni prima di scappare di fronte ad un gruppo di militari penetrati in quella parte della città. Iman è solo una dei ragazzi e bambini palestinesi che sono stati uccisi in quest'ultima settimana segnata dall'offensiva militare senza precedenti lanciata dal governo Sharon, ufficialmente per mettere fine al lancio di razzi Qassam contro la cittadina di Sderot dove, sette giorni fa, hanno ucciso due bambini israeliani di 3 e 4 anni. Un bimbo palestinese di 4 anni, Loai Najar, invece è stato ucciso dai soldati due giorni fa a Khan Yunis (Gaza). Ieri un portavoce militare israeliano si era subito affrettato a definire Iman una «terrorista» che aveva lanciato una borsa sospetta in direzione dei soldati costringendoli ad aprire il fuoco. Invece le cose sembrano essere andate in modo molto diverso, visto che lo stesso esercito ha annunciato di aver aperto una inchiesta, cosa che fa molto raramente quando i morti sono palestinesi. Secondo alcuni testimoni la ragazza era con altre due coetanee e stavano andando a scuola, tutte con la divisa e lo zaino. Sono passate accanto all'avamposto israeliano, dominato da una alta torretta di sorveglianza. In quel momento - ha detto Omar Khalifa, un meccanico ¡ è cominciata una sparatoria da parte degli israeliani. La ragazzina ha lasciato a terra lo zaino e si è messa a correre impaurita. I militari israeliani hanno sparato prima contro lo zainetto e poi contro di lei. «E' stata crivellata di proiettili alla testa, alle braccia, al petto», ha detto Ehab, 25 anni, suo fratello. Khalifa ha aggiunto che è stato consentito a un'ambulanza di portarla via solo mezz'ora dopo gli spari. Un altro «tragico errore». Così come una «svista» - ammetteva il capo operazioni dello stato maggiore, generale Israel Ziv - sarebbe all'origine delle accuse «di aiutare i terroristi» lanciate dall'esercito israeliano all'Unrwa, agenzia Onu che assiste i profughi palestinesi. Poi, in serata, lo stesso generale ha annunciato «l'arresto di 13 dipendenti dell'Onu per attività terroristiche». Una scelta incredibile, visto lo stesso generale ammetteva che si era «insinuato un dubbio» tra gli «esperti» israeliani che sono tornati ad esaminare le immagini riprese una settimana fa nel campo profughi di Jabalya che sembravano mostrare militanti palestinesi intenti a deporre un Qassam in una ambulanza dell'Unrwa. I dirigenti dell'agenzia Onu hanno spiegato che l'aereo spia israeliano non ha ripreso un razzo, bensì una barella ripiegata. Peter Hansen, commissario dell'Unrwa, ha chiesto le scuse ufficiali di Israele che le ha già escluse. Il filmato in questione, presentato nel sito internet delle forze armate, è stato nel frattempo rimosso, dice la radio statale israeliana. La «bufala» e la provocazione degli arresti dei dipendenti Onu, sono giunti alla vigilia dell'importante seduta, prevista ieri sera, del Consiglio di Sicurezza chiamato a votare una risoluzione dell'ambasciatore algerino Abdallah Baali che chiede l'immediata fine dell'offensiva israeliana a Gaza. «I palestinesi sono esposti a una guerra di sterminio», ha protestato Baali. Per gli Usa il testo della risoluzione è inaccettabile e minacciano il veto. Intanto continuano al Cairo i contatti informali per mettere fine all'offensiva israeliana che ha fatto a Gaza oltre 70 morti tra i palestinesi, di cui numerosi civili, e creato una «fascia di sicurezza» di 7-9 km che include Beit Hanun, Beit Lahya e una parte del campo di Jabalya. Ieri Haaretz ha scritto: «I corrispondenti esteri fanno fatica a convincere i loro direttori che ciò che sta accadendo a Jabalya non è una delle solite incursioni israeliane».
A pagina 2 EUROPA pubblica il trafiletto: "Israeliani e palestinesi cercano un’intesa per un cessate il fuoco a Gaza. Ma un elicottero uccide il capo del Jihad". Perchè quel "ma" ? Degna di nota anche, nel testo dell'articolo, la definizione dei razzi Kassam: "artigianali ma pericolosi". Forse sarebbe stato più utile ricordare i morti che i Kassam hanno fatto, dimostrandosi un po' più che "pericolosi".
Ecco il pezzo:
Israele e Autorità nazionale palestinese hanno avviato negoziati per metter fine all’operazione militare "Giorni del pentimento", cominciata mercoledì scorso. Intanto anche ieri è stata una giornata di sangue con morti e feriti: almeno sei i palestinesi uccisi, tra i quali una ragazzina, crivellata da colpi all’uscita da scuola. Un missile lanciato da un elicottero d’assalto nel campo profughi di Shoti,nel settore occidentale di Gaza ha ucciso Bashir al Dabbash, comandante militare della Jihad islamica. Erano mesi che gli omicidi mirati israeliani non colpivano così in alto. L’uccisione di Dabbash è raffrontabile solo a quella di Abdel-Aziz Rantissi, il capo di Hamas, assassinato lo scorso aprile.I negoziati tra Israele e Anp sono cominciati dopo che Colin Powell aveva detto che Washington confida in una rapida soluzione dell’operazione, avviata per stroncare il lancio dei missili Kassam, targati Hamas, in territorio israeliano. L’ intesa dovrebbe portare al ritiro delle truppe israeliane da una parte, e dall’altra all’adozione di misure che impediscano il lancio dei missili, artigianali, ma pericolosi. Hamas, però, ha già fatto sapere che non fermerà i Kassam.
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