A pagina 19 di Repubblica di oggi, 22-09-04, Alberto Stabile firma l'articolo "Lo sciopero paralizza Israele". L'idea di sottolineare gli effetti negativi del terrorismo sull'economia e sulla società israeliana non lo sfiora. In compenso, un singolo sciopero basta perchè venga "sravolta" quell'"immagine di efficenza e solidarietà che la società israeliana ha saputo costruirsi in poco meno di cinquant'anni" (a cura della redazione di IC).
Per una cronaca equilibrata e corretta si veda il pezzo di Fiamma Nirenstein che oggi riportiamo.
Ecco il pezzo.Gli aerei non decollano e non atterrano. La spazzatura marcisce nei bidoni. I morti non vengono seppelliti. I neonati non sono registrati. I distributori di benzina sono spenti. Gli sportelli delle banche sono sbarrati. I palazzi ministeriali deserti, come gli uffici comunali e i consigli religiosi.
Lo sciopero generale contro le politiche economiche del governo Sharon e del ministro delle Finanze, Benyamin Netanyahu, proclamato dall´Histadrut, il principale sindacato, bandiera un po´ sbiadita ma pur sempre efficace della sinistra israeliana, sta paralizzando il paese. Motivo della protesta è il mancato pagamento degli stipendi a circa 24 mila dipendenti comunali, alcuni dei quali non vedono uno soldo da un anno. Ma nel mirino del sindacato ci sono anche le ricette "da cavallo" imposte da Netanyahu alla spesa pubblica e i tagli allo stato sociale che hanno infierito sulle fasce più deboli della popolazione.
L´immagine d´efficienza e di solidarietà, che la società israeliana ha saputo costruirsi in poco meno di cinquant´anni, ne viene stravolta.
Il Paese, ieri, appariva isolato anche l´aeroporto Ben Gurion: gli aerei in partenza costretti a tornare negli hangar, quelli in arrivo obbligati ad atterrare a Cipro o a Vienna. Su uno di questi voli erano state imbarcate le bare di due persone morte negli Stati Uniti, che avevano chiesto di essere sepolte in Israele. Sono state dirottate a Larnaka assieme ai parenti al seguito e dopo molte ore d´ansia e di febbrili telefonate, grazie a un aereo privato, sono state portate in Israele. Stavolta il sindacato ha concesso il permesso d´atterraggio per «motivi umanitari». Ma chi in questi giorni muore in patria dovrà rimanere all´obitorio e non sarà interrato, perché i Consigli religiosi regionali, da cui dipendono funerali e matrimoni, hanno incrociato le braccia. Tra le vittime dello sciopero, anche i tifosi del Maccabi Tikva Petach che oggi avrebbe dovuto giocare, per la coppa Uefa, contro gli olandesi dell´Heerenveen, partita rinviata per il blocco dell´aeroporto.
La vertenza che oppone l´Histadrut al governo nasce da due concezioni opposte dello Stato. Il pretesto è lo condizione disastrosa delle finanze comunali che hanno accumulato debiti cui il governo non intende far fronte a meno che i sindacati non accettino un piano di risanamento per restituire efficienza e trasparenza alle amministrazioni locali. Ma i rappresentanti dei lavoratori reclamano che, prima di negoziare l´accordo, siano pagati gli stipendi. Da qui lo sciopero. Da un lato, dunque, Netanyahu, dall´altro Amir Peretz, il capo del sindacato che vorrebbe uno Stato protettivo nei confronti dei più deboli. Da questa piattaforma, dicono in molti, Peretz spiccherà il salto verso il vertice del partito laburista.
Ovviamente neppure Michele Giorgio sul Manifesto fa cenno al terrorismo, nè quando fa riferimento allo sciopero, nè quando scrive che Israele ha colpito in questi anni "bersagli in aree palestinesi densamente popolate", dove appunto si nascondo i terroristi stragisti. Questa omissione rende la sollecitudine di Giorgio per gli israeliani privati dei loro salari piuttosto sospetta.
Ecco il pezzo, "Bush rifornisce Israele di 5000 super-bombe"Il presidente Bush ieri, rivolgendosi alla Assemblea generale dell'Onu ha chiesto che la comunità internazionale non abbia più contatti con il presidente palestinese Yasser Arafat che «non serve il suo popolo e tradisce la sua causa». Bush evidentemente ritiene che, più di Arafat, ai palestinesi facciano «bene» le bombe intelligenti che la sua amministrazione fornirà a Israele al più presto. Il quotidiano Haaretz ha scritto che obiettivo di questa consegna (5.000 ordigni) - che il governo Sharon pagherà con 319 milioni di dollari - è quello di mantenere la superiorità militare di Israele sui paesi arabi. Haaretz opportunamente ha sottolineato che gli Usa hanno deciso di vendere le smart bomb nonostante in questi ultimi anni Israele abbia usato questi ordigni di alta precisione non in guerre con altri stati bensì per colpire bersagli in aree palestinesi densamente popolate. Due anni fa, a luglio, un F-16 sganciò una bomba da una tonnellata contro un edificio di Gaza city allo scopo di uccidere Salah Shahade, uno dei fondatori dell'ala militare di Hamas. L'assassinio «mirato» costò tuttavia la vita a 15 civili, in gran parte bambini e ragazzini. L'anno successivo fu usato un ordigno più piccolo (250 kg) in un fallito omicidio del leader di Hamas Ahmed Yassin (assassinato invece lo scorso marzo). Haaretz ha aggiunto che anche in altre occasioni sono state usate smart bomb contro bersagli palestinesi. Il 10% della nuove bombe pesano una tonnellata e sono state concepite in particolare per penetrare bunker con pareti di cemento di due metri di spessore. Israele ha acquistato 2500 altre bombe da una tonnellata e 2000 bombe di peso inferiore. Tutti questi ordigni possono essere guidati con la massima precisione verso il loro obiettivo, grazie a un sistema di controllo satellitare. E' ipotizzabile peraltro un loro utilizzo per colpire - trasportati dai sofisticati cacciabombardieri a lungo raggio F-15 forniti di recente dagli Usa - bersagli molto lontani. Gli impianti nucleari iraniani, ad esempio, che il governo Sharon e l'Amministrazione Bush indicano come un grave pericolo. L'esecutivo israeliano sostiene di non avere fondi per combattere il sensibile aumento della povertà ma è pronto a spendere 319 milioni di dollari per dotare le forze armate di nuove bombe. Soprattutto non fa marcia indietro sulla politica di smantellamento dello stato sociale che porta avanti il ministro delle finanze Benyamin Netanyahu. Basta girare nei quartieri popolari di Tel Aviv, Gerusalemme e nelle cittadine delle aree più periferiche del paese, come il Neghev, per rendersi conti degli effetti nefasti della politica di Netanyahu. Senza dimenticare la miseria diffusa nei centri abitati arabi in Galilea, a ridosso della «linea verde».
Ieri è cominciato in Israele uno sciopero generale a oltranza proclamato dalla centrale sindacale Histadrut per protestare contro la politica economica del governo. Motivo principale dello sciopero - che riguarda tutto il settore pubblico - il mancato pagamento degli stipendi di circa 20 mila dipendenti della amministrazioni comunali. In molti municipi i dipendenti attendono il loro salario da mesi e in alcuni casi gli stipendi sono congelati da un anno. Migliaia di famiglie sono ridotte alla fame mentre il governo garantisce la costruzione di strade e nuove case ai coloni israeliani nei Territori occupati palestinesi.
Ieri sono stati chiusi i porti e l'aeroporto internazionale di Tel Aviv, le ferrovie, le banche, gli uffici governativi. Netanyahu ha detto di essere in parte favorevole a sanare i debiti accumulati dai consigli municipali ma ha posto una condizione durissima: le amministrazioni devono licenziare il personale superfluo e moltiplicare gli sforzi per la riscossione delle tasse municipali.
Ieri mattina è anche cominciata un' ampia incursione militare israeliana a Jenin. Blindati e jeep sono entrati nella cittadina nel nord della Cisgiordania alle prime luci del giorno arrestando una quartantina di palestinesi. Ma non sono riusciti a raggiungere il loro principale obiettivo: Zakarya Zubeibi, il capo delle «Brigate dei martiri di Al-Aqsa» (Al-Fatah).
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