I tre ex-ostaggi, nostri connazionali, sono finalmente ritornati nel nostro Paese, ma le polemiche (inutili) sulla loro liberazione persistono. Ne scrive Valter Vecellio sul Giornale di Sicilia di oggi.Il lettore certamente ricorderà quel che si scrisse e si disse sul conto dei quattro italiani che erano stati sequestrati dai terroristi in Irak: dipinti come dei mercenari, una via di mezzo tra dei Rambo stupidi e spie venute da qualche centrale innominabile ma comunque torbida, tutto sommato un po’ se lo meritavano, non valeva la pena di scaldarsi tanto per loro: che c’erano andati a fare in Irak, se ne potevano stare a casa loro.
Poi, il povero Maurizio Quattrocchi venne ucciso. E anche i Catoni più pensosi e ulcerosi furono costretti a riconoscere la barbarie che si stava consumando ai nostri occhi. Si dovette riconoscere che quei quattro ragazzi erano poveri cristi che erano andati in Irak di loro spontanea volontà, ma non facevano proprio nulla di torbido o di misterioso: semplicemente avevano intravisto un’occasione per guadagnarsi la vita; come il povero Antonio Amato, lo chef originario di Giugliano, massacrato in Arabia Saudita. Come cento e cento altri ragazzi. Altro che 007 o Rambo!
Il Governo dopo alcuni tentativi di trattativa andati a vuoto, a un certo punto ha chiesto il silenzio stampa: la confusione, le mille spontanee iniziative tra loro spesso contraddittorie e incontrollate, alcune in buona fede altre per smania di protagonismo, facevano soprattutto il gioco dei terroristi, e non era proprio il caso. Una richiesta di staccare la spina che venne accolta da una quantità di polemiche. Ora sappiamo che quella scelta era giusta e opportuna, e le obiezioni posticce e fuori luogo.
Infine il blitz degli americani, atto finale di azioni e interventi congiunti di varie intelligence. E i tre italiani assieme a un cittadino polacco, finalmente salvi e liberi.
Gioia e soddisfazione di tutti, ma c’era anche chi - lo si indovinava dalle espressioni incontrollabili del viso, dal tono saccente di certe dichiarazioni - a parole era sì soddisfatto, ma evidentemente altri, e opposti, erano i pensieri. E subito la ridda dei sospetti, delle insinuazioni, le dicerie sussurrate e urlate. Più di tutti si è distinto il fondatore di "Emergency" Gino Strada: a suo dire, la liberazione degli ostaggi più che a un blitz è dovuto al pagamento di un riscatto di svariati milioni di euro. Nessuna prova dell’avvenuto pagamento, tanti si "dice" da nulla e nessuno suffragati, ma tant’è. Si è andati nei luoghi indicati dal patron di "Emergency": nessuno ha raccolto testimonianze che suffragassero quel che ha detto. Sono giunte secche e recise smentite da parte del Governo, dei responsabili delle Forze Armate, della Croce Rossa. Niente da fare: il sospetto, duro a morire, è che la "liberazione" sia stata tutta una messinscena ad uso elettorale. Come dire: Bush e Berlusconi, americani, italiani, iracheni che cercano di ricostruire uno stato democratico e civile, servizi segreti di svariate nazioni, tutti d’accordo in un "complotto" con l’obiettivo di garantire un pugno di voti a Berlusconi e alla maggioranza. Un qualcosa di ridicolo, ma come dice un detto: sparala più grossa che puoi, sarà più facile che tu venga creduto.
Poi sono state diffuse alcune fotografie: mostrano chiaramente gli ostaggi italiani mentre vengono liberati dai soldati americani. Basta? Neppure per sogno. Il "TG1" mostra spezzoni di un filmato che i militari americani hanno girato mentre l’azione era in corso grazie a speciali telecamere collocate negli elmetti. Basta? Neanche a parlarne. I magistrati romani convocano Gino Strada, che ribadisce la sua versione, ma senza fornire particolari elementi che la suffraghino. Grida e sussurri continuano imperterriti. Si continua a parlare in termini vaghi di riscatto, e a insinuare che si sia recitata una sceneggiata pre-elettorale. Si ha voglia di smentire, produrre prove e documenti che dimostrano il contrario: che gli italiani sono stati effettivamente liberati, che i loro sequestratori erano pronti a ucciderli come hanno fatto con altri poveretti; che un conto è pagare per ottenere informazioni e creare il necessario vuoto attorno ai terroristi prima di agire; altro è sostenere che nulla di quanto si è detto è vero, che tutti stanno recitando una commedia.
Chi ha dato corpo e ha alimentato questo incredibile cumulo di sciocchezze (partiti della sinistra più o meno estrema, politici interessati a polemiche di basso cabotaggio essendo privi di progetti strategici, giornalisti alla caccia di scoop ai quattro formaggi), di fronte alla evidente e incontrovertibile smentita delle loro congetture, per un residuo di serietà e onestà intellettuale che a tutti va accreditata, a questo punto dovrebbero solo e unicamente ammettere il loro errore, e chiedere scusa. Finirla lì. Invece no: si continua nel carosello dei sospetti, del "si dice" e del "può essere". Adombreranno sempre e comunque "lati oscuri" e "punti da chiarire", irriducibili, immarcescibili. Così va e così è (anche se non ci piace).
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