Adolescenti palestinesi reclutate per attentati suicidi
storie di infanzia violata
Testata:
Data: 18/06/2004
Pagina: 2
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Quindicenni amiche del cuore volevano farsi esplodere in Israele
Davanti a certi abomini, Umberto De Giovannangeli non riesce a volgere lo sguardo dall’altra parte e, con sorprendente lucidità, racconta la solita, triste, storia di infanzie violate.


Due amiche del cuore. Cresciute nell’inferno di Nablus. Con un "sogno" nel cassetto: divenire "shaid" (martiri) e sacrificare la propria vita per la causa palestinese. I soldati israeliani le hanno fermate poco prima che potessero trasformare quel "sogno" in realtà. La più "vecchia" delle due ragazzine palestinesi ha 15 anni. Doveva essere lei a farsi esplodere. A reclutarla, per conto di una cellula locale di "Tanzim", la milizia vicino al movimento Al Fatah di Yasser Arafat
Meglio: Al Fatah è il braccio armato di quell’Arafat che non molto tempo fa ha invitato il suo popolo a "terrorizzare il nemico"


è l’amica di 14 anni e mezzo. Le due adolescenti sono state arrestate nella notte fra martedì e mercoledì. Interrogate dai militari hanno raccontato la loro storia. La più piccola ha detto di essere stata contattata da un militante dei Tanzim, Ruchi Ghassan Rashid Marmash, 20 anni, che le avrebbe chiesto di trovare una ragazza disposta a diventare una kamikaze. Un compito non molto difficile nelle città palestinesi dove fra i giovanissimi è coltivato il mito dei "martiri" e degli "eroi", cioè dei kamikaze che si fanno esplodere contro Israele.
Sarebbe un compito assai difficile, invece, pressoché impossibile nelle città israeliane dove fra i giovanissimi è coltivato il mito della pace tanto da essere sempre pronti a protestare anche virulentemente al benché minimo sospetto di prepotenza da parte del proprio governo contro l’entità palestinese.

Strano per un paese che mesi fa è stato definito da un sondaggio europeo la principale causa di disordine nel mondo.

Ma l’arresto delle due ragazze sembra aver sollevato la giovane kamikaze potenziale: la ragazza, riferiscono le fonti, ha detto di aver cambiato idea e di aver avuto paura di farsi esplodere.

Stando agli investigatori, il gruppo armato dietro questa brutta vicenda sarebbe lo stesso che nei mesi scorsi aveva convinto altri due giovanissimi di Nablus a prestarsi ad azioni analoghi, trasformandosi in strumenti di morte.

Le famiglie delle due ragazzine arrestate l’altro ieri, come quelle degli altri giovanissimi usati come potenziali bombe umane, non sapevano nulla, e si rifiutano di credere che tutto ciò possa essere vero.
Si deve osservare che molto spesso questa "incredulità" è fasulla e si tinge inquietantemente di omertà.

Le famiglie spesso sanno del progetto criminale e, non solo, è accaduto che alcuni venissero pagati per la "generosa" concessione di uno dei propri figli.

Racconta la madre della più giovane al quotidiano Ha’aretz




Tra le due quella che non doveva farsi esplodere....




"Ha tutto quello di cui ha bisogno, il suo comportamento era del tutto normale", sottolinea la madre del’altra ragazza. Una "normalità" violata dai "signori della morte". Stando ad Ha’aretz i Tanzim hanno reclutato le due ragazzine ritenendo che a loro sarebbe stato più facile passare i check point israeliani.

Per i reclutatori di kamikaze poco importa che a farsi saltare in aria siano ragazzini o adolescenti. L’importante è seminare la morte e il terrore. Usando ragazzini (palestinesi) per massacrare altri ragazzini (israeliani).
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