Ma alla Rizzoli li guardano i loro
e se sì, sono d'accordo?
Testata:
Data: 19/05/2004
Pagina: 4
Autore: la redazione
Titolo: Migliaia in fuga dal campo di Rafah. I palestinesi scappano dalle demolizioni
Come da migliore propaganda ricordiamo che City non ha proferito parola sull'"invito" di Arafat a distruggere Israele. Invece oggi a pagina 4 un articolo dal titolo, a caratteri cubitali, ci ricorda chi è il cattivo della situazione:
Rafah (Striscia di Gaza) - L'ultima cosa che Ahmed Al Shawa poterà con sé saranno le porte in metallo del suo negozio di vestiti perché dove andrà, forse, potrà venderle in cambio di altri beni: "Non c'è più vita qui, non tornerò per assistere a questa distruzione". Migliaia di palestinesi ieri hanno fatto come lui: hanno impacchettato quello che potevano per fuggire dal campo profughi di Rafah.
COn un'operazione militare su larga scala e senza precedenti, e dopo avere già demolito la scorsa settimana almeno 100 abitazioni, l'esercito di Tel Aviv ha infatti circondato uno dei più popolosi campi palestinesi, abitato da circa 90mila persone - profughi del 1948 e loro discendenti - e si appresta a radere al suolo "centinaia di case", come ha annunciato il comando militare israeliano. L'obiettivo immediato è dare la caccia e privare di ogni rifugio centinaia di militanti palestinesi, di cui il campo è una roccaforte, responsabili della morte, la scorsa settimana, di 13 soldati israeliani. Ma la demolizione su vasta scala delle abitazioni servirà anche a creare una zona cuscinetto tra gli insediamenti palestinesi e la strada che segna il confine, a sud di Rafah, tra Israele e l'Egitto. Se in Cisgiordania si costruisce il muro difensivo, nella Striscia di Gaza il piano è realizzare un grande fossato, profondo 20 metri e largo 60, per mettere in sicurezza il confine meridionale. Per il quotidiano Haaretz, il fossato sarà riempito di acqua del Mediterraneo. Lo sbarramento, secondo il governo di Ariel Sharon, servirà anche a interrompere la rete di tunnel e cunicoli che storicamente dall'Egitto rifornisce i militanti palestinesi di armi e risorse. Le Nazioni Unite e l'Unione europea hanno condannao il piano israeliano, e gli Stati Uniti si sono opposti alla distruzione delle case. Intanto, però, le operazioni vanno avanti e l'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi ha già allestito quattro scuole e diverse tendopoli per accogliere i primi 1.500 rimasti senza casa, in fuga con materassi e suppellettili su carretti scalognati. "Solo Dio ci dà speranza - dice Fathia Shdoudi mentre con la sorella Ala, di 12 anni, dà l'ultima occhiata alla loro casa -. Siamo alla fine". (Ap, Reuters)
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di City. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
cityroma@rcs.it