Espresso e Unità
"stile" italiano contro quello anglosassone
Testata: Il Foglio
Data: 18/05/2004
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: Bufale - Mentana non accetta lezioni da Colombo:
Per le foto false delle torture britanniche, il direttore del "Daily Mirror" si è dimesso. E in Italia? Tutti zitti all'Espresso e nemmeno una riga su Repubblica. Che stile, ragazzi. Si infuria anche Furio Colombo. Il Foglio ce lo racconta in due articoli succulenti articoli che riportiamo.

1) Bufale (all'Espresso)

Sono passati quattro giorni, oggi è il quinto, da quando L’Espresso ha pubblicato le false fotografie delle torture britanniche in Iraq spacciandole per vere. La direttrice dell’Espresso, Daniela Hamaui, non si è ancora scusata, non ha ammesso di aver pubblicato una bufala, tantomeno si è dimessa. Vedremo
che cosa scriverà sul prossimo numero. Intanto il quotidiano del medesimo gruppo, la Repubblica, è stato l’unico giornale italiano a non raccontare l’infortunio o la sconsideratezza o la negligenza o la scarsa professionalità o il pregiudizio ideologico del settimanale fratello. Né una errata corrige né una
intervistina alla direttrice. Niente, nemmeno la notizia. Zitti anche i vertici del gruppo editoriale, gli omologhi dei proprietari del Daily Mirror, i quali invece hanno cacciato il loro direttore. Ma il gruppo l’Espresso-Repubblica è lo stesso che ha fatto finta di niente su Marco Lupis, il fantasioso corrispondente di Repubblica da Hong Kong. In quel caso nessuno informò i lettori, né con un riga di correzione né con una riga di scuse. All’italiana.

La sindrome Lupis colpisce anche i guardiani della corporazione giornalistica. Allora non mossero un dito in difesa dell’etica professionale né dei lettori turlupinati, anzi definirono "chiacchiere da bar" le prove contro Lupis, e "perdigiorno che vogliono screditare la categoria" coloro che chiedevano a Ezio Mauro almeno una riga di correzione sul suo giornale. Nel caso delle foto
dell’Espresso, i solerti guardiani hanno difeso il direttore con una motivazione
falsa: quelle foto del Mirror, hanno detto, sono state pubblicate da tutti i giornali. Solo che non è vero. I giornali si sono limitati a riprodurre le pagine del Mirror contenenti quelle immagini di torture. Il motivo è semplice: la veridicità di quelle fotografie è stata messa in dubbio fin dal primo giorno
della pubblicazione. Per quindici giorni c’è stato uno scontro tra il Mirror e il governo inglese, a colpi di prime pagine e di comunicati, di conferenze stampa e di discorsi in Parlamento. Non vale, dunque, neanche la giustificazione
secondo cui l’Espresso non avrebbe colpa perché quel numero è andato in stampa tra martedì e mercoledì, mentre la notizia della falsità delle foto è del giorno
successivo. Giovedì c’è stata solo l’ufficializzazione del falso, i dubbi sono più remoti. L’Espresso non è stato vittima di un bidone, cosa che può capitare. Ha pubblicato un bidone nonostante tutti sapessero che le foto erano quasi sicuramente taroccate.

Il giornalismo alle vongole spaccia notizie false, sapendo che sono false, e non si scusa. C’è chi dice che i vertici dell’Espresso fossero all’oscuro del dibattito che si stava compiendo in Gran Bretagna. Fosse vero sarebbe un’aggravante. Altrove succede l’opposto. I vertici della Bbc si sono dimessi dopo che il loro cronista aveva esagerato le accuse contro Tony Blair. Lo stesso ha fatto il direttore del New York Times dopo gli imbrogli Jayson Blair. Stessa sorte, il mese scorso, per il direttore di Usa Today. Nei giorni scorsi,
Boston Globe si è scusato in ginocchio per aver pubblicato la foto di una conferenza stampa (vera) nella quale un gruppo di pacifisti mostrava le diapositive (false) di stupri americani in Iraq.

Il Corriere della Sera ha dato un aiutino a Repubblica. Domenica ha scritto che "l’articolo dell’Espresso non fa una piega: informa che il tabloid è stato accusato di aver pubblicato foto false". Non è vero. L’articolo fa duemila pieghe. Non fa alcun cenno alle accuse, non mette in dubbio l’autenticità delle
foto, né nell’articolo né nel titolo né nel sommario né nelle didascalie. L’Espresso ne scrive in un boxino, prendendole per vere.

Qual è la sintesi di Repubblica sullo scandalo del Mirror? Sabato l’articolo di Enrico Franceschini cominciava così: " Tempi duri per i giornalisti". Cioè, per Franceschini aver pubblicato un falso è la prova del pericolo che corre oggigiorno la libertà di informazione. Fosse vero si spiegherebbe perché ogni due per tre Repubblica pubblichi allarmi sul nuovo fascismo imperante. Franceschini conclude: Il Mirror "ha usato foto false per denunciare le torture, sebbene l’esistenza delle torture sia innegabile".
2) Colombo infuriato contro Mentana (sull'Unità)
Roma. "Chi ha ingannato Furio Colombo? Qualcuno l’ha forse obbligato a rispondere a delle domande?"chiede Enrico Mentana, cui l’Unità ha dedicato ieri un titolo fragoroso: "Il Tg5 accoglie le richieste degli assassini", e un fondo del direttore, che afferma di aver subito un "inganno giornalistico", la partecipazione a tradimento a un "indegno spot". Colombo è stato intervistato per "Terra", rubrica di approfondimento del Tg5, che nell’ambito della trasmissione ha mostrato, solarizzato, all’una di notte, il video (e l’audio) dell’ammazzamento di Nick Berg. Colombo era contrario alla diffusione e ne ha spiegate le ragioni, che sono state, semplicemente, messe in onda. "Non essendo Colombo un arbitro ma un giocatore, non era necessario obbedire alle sue parole, e purtroppo quel che scrive adesso è pateticamente insensato – dice Mentana – sono disposto a discutere con chi la pensa diversamente da me, ma non con chi afferma che, siccome ho mandato in onda il video di un’esecuzione, ho soddisfatto le richieste dei terroristi. Questa è assenza di cultura democratica: chi non la pensa come lui è al soldo dei terroristi". Mentana ha usato, domenica, parole diverse: ha detto "o con un terrorista o con un arteriosclerotico". "Ho cercato la condizione a lui più favorevole, quella che almeno lo deresponsabilizza: pensare che il successore di grandi direttori, in un giornale importante per la storia del nostro paese dica simili fesserie, francamente mi fa trasecolare. Così non è più un quotidiano pagato dai gruppi parlamentari dei Ds, ma diventa un blog personale di Furio Colombo, basato su fatti personali". "Quel che mi dà più fastidio – dice Mentana – è che il 99 per cento delle persone parla di una trasmissione che non ha visto, senza sapere quindi che avrebbe potuto assistervi anche un bambino; e nessuno ha notato, invece, lo smascheramento di una cosa clamorosa: un video mostrato da ‘Ballarò’ con i soldati americani che ammazzavano degli iracheni, privo però della parte iniziale, in cui quegli stessi iracheni stavano portando armi per fare un attentato. Certo la verità è una cosa difficile da fissare, varia a seconda dell’ampiezza dell’inquadratura". La verità è così difficile da fissare che la settimana scorsa è stata completamente stravolta dall’Espresso, con la pubblicazione delle foto false del Mirror. "Hanno preso un granchio, fatto una figuraccia, ma seguendo il filo di una scelta giornalistica, come quella di chi, come il Foglio, ha pubblicato la foto della decapitazione. L’Espresso ha usato foto che avevano suscitato grande polemica in un altro paese, quelle foto erano false, se sul prossimo numero ci saranno le scuse del direttore, allora la partita è chiusa". Però intanto si accusa chi ha pubblicato foto vere, o mandato in onda un video vero. "Mi fa accapponare la pelle chi apre delle istruttorie paragiudiziali nei confronti di chi ha deciso di diffondere un video, vero, o pubblicare foto, vere, ma non capisco nemmeno chi chiede delle sanzioni per chi ha pubblicato le foto credendo che fossero vere". Anche se un conto sono le polemiche su una scelta, un conto le richieste di scuse per la pubblicazione di un falso su cui gravava pesantemente da giorni il sospetto di "patacca". "Ma se noi scoprissimo adesso che il video era falso? Il fatto è che questo è un clima da Montecchi e Capuleti: si riconduce sempre tutto alla logica binaria per cui conta la parte in cui si è schierati. C’è stato il girone d’andata, con le polemiche sul Foglio, su Libero, su TgCom, ora c’è il girone di ritorno con le polemiche su Daniela Hamaui, le richieste di scuse o di sanzioni, ma non si può rivendicare per sé un diritto e non accettarlo per gli altri". L’uso politico di una foto o di una non foto Dice Mentana che "i confini della nostra professione sono ben chiari, come lo sono le cose che si possono, non si possono e si debbono fare, solo che ogni tanto qualcuno si stacca dal suo ruolo di giocatore e si impanca ad arbitro, senza che si capisca chi l’abbia investito della missione". Così succede che il video di un vero ammazzamento diventi "un indegno spot". "Poi capita anche che la trattazione della questione Nick Berg vada dalla foto a tutta pagina della testa mozzata alla non presenza in prima pagina della notizia, in mezzo c’è tutta la gradazione dell’opportunità o meno, e in buona parte ai fini della politica italiana: questo sì, è scandaloso". "La libertà informativa ci deve essere per tutti – dice Mentana – senza che nessuno possa censurare qualcun altro. Serve più lucidità, perché i momenti più difficili devono ancora arrivare".
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@ilfoglio.it