Fossato di difesa e case demolite
giornali e tesi a confronto
Testata:
Data: 17/05/2004
Pagina: 1
Autore: diversi giornalisti
Titolo: Case demolite a Gaza
I principali quotidiani di oggi parlano del piano di demolizione di alcune case palestinesi della città di Rafah, a ridosso del confine tra la striscia di Gaza e l'Egitto, i cui sotterranei vengono ampiamente utilizzati dai terroristi per contrabbandare armi. Israele vuole creare una zona cuscinetto che impedisca il contrabbando di armi, in particolare missili, in grado di colpire le città israeliane. Per farlo occorre creare un avvallamento sufficientemente profondo per impedire che i tunnel vengano scavati. Naturalmente la demolizione di case palestinesi che si trovano su quel percorso ha suscitato reazioni di sdegno sia da parte della Lega Araba che da parte dell'Unione europea, che hanno bollato l'iniziativa come contraria ai principi umanitari, anche se Israele ha dichiarato che rifonderà ogni danno economico causato.E' come se la perdita di vite umane israeliane non avesse alcun valore. E' la stessa condanna che ha accompagnato la costruzione della barriera difensiva, di cui da tempo si è smesso di parlare, poichè i fatti ne hanno dimostrato la necessità: gli attentati sono diminuiti drasticamente. Assistiamo dunque all'ennesima levata di scudi contro il diritto di Israele a difendersi dal terrorismo palestinese che dimostra ogni giorno la propria crudeltà.

Analizziamo come la notizia viene riportata da REPUBBLICA,CORRIERE DELLA SERA, IL GIORNALE, LA STAMPA:

Su REPUBBLICA Alberto Stabile firma un articolo dal titolo "Israele, operazione bulldozer" dove critica aspramente l'iniziativa israeliana sottolineando le conseguenze negative per i palestinesi. Secondo Stabile, la volontà di creare una zona cuscinetto tra Gaza e l'Egitto, quindi di controllare i confini di Gaza, è in aperta contraddizione con il senso del ritiro dalla striscia poichè crerebbe nuove fonti di attrito tra israeliani e palestinesi. La tesi di Stabile, oltre ad essere tutta da dimostrare, pone un' alternativa assurda ai fini della sicurezza per Israele: una striscia di Gaza autonoma da e per la quale terroristi sono in grado di entrare e uscire per compiere attacchi contro Israele. Infine non manca la frecciata all'amministrazione americana che si sarebbe totalmente sbilanciata in favore degli israeliani e non avrebbe il coraggio di contraddirne le iniziative. Stabile dimentica che l'America è per la democrazia e contro il terrorismo. Non a parole ma con i fatti.

sul CORRIERE DELLA SERA Elisabetta Rosaspina si sofferma sulle conseguenze umanitarie delle demolizioni citando le più svariate fonti contarie all'iniziativa israeliana; sarebbe un pezzo degno del manifesto se non fosse che la Rosaspina precedentemente spiega in maniera precisa ed accurata le ragioni di sicurezza degli israeliani. Un articolo breve ma sostanzialmente bilanciato. Nel senso che si è detto.

ll GIORNALE dedica alla vicenda un articolo dal titolo " Powell chiede a Sharon di fermare le demolizioni" di Nicola Greco, dove vengono spiegati in maniera corretta i dettagli del progetto israeliano. Scorrette sono invece l'immagine e la didascalia che accompagnano l'articolo: nella fotografia si vede una bambina vicina a delle macerie e la didascalia recita: " Non sappiamo se tra 10-15 anni ci sarà pace in Terra Santa, ma crediamo che questa bimba palestinese , quando sarà adulta, ricorderà la distruzione della sua casa." Ammesso e non concesso che la casa fosse veramente quella nella quale la bimba abitava, bisognerebbe chiedersi se i soldati israeliani morti nell'esplosione dei tank la scorsa settimana, anche a causa della presenza di quelle case, non avrebbero preferito essere, ancorchè tristi come la bambina, ma ancora vivi, per combattere i terroristi in un campo aperto piuttosto che tra la popolazione civile.Invece sono morti, come altri 22.000 giovani soldati israeliani che sono stati uccisi in tutte le guerre che Israele ha dovuto combattere per difendere la sua esistenza. La bimba tra 10 e 15 anni si dovrà invece chiedere perchè i suoi genitori permettevano ai terroristi di Hamas di utilizzare la loro casa per contrabbandare armi, allontanando sempre di più lei e il suo popolo dalla prospettiva di una pace con gli israeliani.
Chiediamo ai nostri lettori di scrivere al GIORNALE per protestare vivacemente con la scelta della fotografia e la relativa didascalia. (le e-mail è riportata in fondo alla pagina).

Il pezzo de LA STAMPA, a firma c.fe a pagina 8 a proposito della vicenda è corretto e circostanziato. Tra tutti ci sembra il più completo, pertanto lo pubblichiamo.


SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA: L’OPERAZIONE DELL’ESERCITO NECESSARIA PER CONTROLLARE IL TRAFFICO DI ARMI
«Demolizioni a Gaza, Israele può proseguire»
Powell: contrari a questo piano

GERUSALEMME
Via libera alla demolizione di altre case palestinesi se questo «serve a controllare il traffico di armi al confine con l’Egitto». Con questa sentenza della Corte Suprema israeliana è caduto ieri anche l’ultimo ostacolo al piano dell’esercito che intende abbattere centinaia di abitazioni nella Striscia di Gaza per neutralizzare i tentativi palestinesi di contrabbandare armi. Un’operazione la cui vastità è stata confermata dal capo di Stato maggiore Moshe Yaalon e la cui necessità è stata ribadita dal premier Sharon per «arrestare la fornitura di ossigeno al terrorismo». I piani dell'esercito mirano ad allargare da venti ad alcune centinaia di metri l'ampiezza dell’«Asse Philadelphia», che corre lungo il confine tra Gaza e l'Egitto per circa otto chilometri. Intanto a Tel Aviv una folla imponente - oltre centomila persone, per alcune fonti 200 mila - ieri sera è scesa in piazza con lo slogan «Usciamo da Gaza e cominciamo a parlare», sollecitando il ritiro di Israele dalla Striscia.
Ieri la Corte Suprema ha respinto i ricorsi presentati da un gruppo di palestinesi a Rafah, nel Sud della striscia di Gaza, con la motivazione che le ragioni di sicurezza avanzate dall'esercito giustificano la demolizione delle loro abitazioni. Allo stesso tempo ha accettato «l'immediata necessità operativa» richiesta dai militari, dando così il via libera alle ruspe, pur impegnandosi a concedere ai palestinesi il diritto di appellarsi contro altri abbattimenti. Dopo avere appreso la decisione della Corte, numerose famiglie palestinesi minacciate dai piani dell'esercito non hanno nemmeno atteso l’ordine di sgombero e hanno cominciato ad abbandonare le loro case.
Il premier Ariel Sharon ha detto di avere chiesto l'aiuto dell'Egitto per impedire il contrabbando di armi nella striscia di Gaza che avviene attraverso le gallerie che passano in profondità sotto il reticolato di confine e sbucano all'interno di case sul versante palestinese della frontiera. Il ministro della Difesa Shaul Mofaz ha aggiunto che l'esercito intensificherà le sue operazioni per creare «una nuova realtà» nell'area. «La battaglia in corso lungo l'asse Philadelphia - ha dichiarato il premier Sharon ieri durante la seduta di governo - intende arrestare la fornitura di ossigeno al terrorismo», anche alla luce delle dichiarazioni del generale Yaalon, secondo cui alcuni gruppi armati palestinesi stanno cercando di introdurre nella striscia di Gaza razzi Katiuscia in grado di colpire città israeliane limitrofe. «Noi non permetteremo ai terroristi - ha dichiarato il premier - di acquisire la capacità di minacciare il cuore della Nazione».
I piani israeliani hanno suscitato forti reazioni arabe e internazionali. La Lega Araba ha accusato Israele di «crimini di guerra»; severe critiche sono arrivate anche dall’Unione europea, dall’Onu e dal segretario di Stato americano Colin Powell. «Sappiamo che Israele ha il diritto di difendersi, ma ci opponiamo al tipo di operazioni che ha intrapreso a Rafah», ha detto Powell. «Gli Stati Uniti - ha aggiunto - sono pronti a fare qualunque cosa è in loro potere per bloccare la spirale di attacchi e contrattacchi che ha portato alla perdita di tante vita nell'ultima settimana». Powell ha però rivolto un duro attacco al leader palestinese Yasser Arafat, accusandolo di ostacolare la ripresa del processo di pace. «Il signor Arafat - ha detto - continua a compiere azioni e a fare dichiarazioni che rendono estremamente difficile fare progressi». Il riferimento è a un discorso radiotelevisivo in cui Arafat aveva esortato i palestinesi «a terrorizzare gli israeliani».
Smentite invece dal generale Shmuel Zakai, che comanda le truppe a Gaza, le cifre diffuse dall’Onu che indicavano in un centinaio le case già distrutte a Rafah dall'esercito negli scontri dei giorni scorsi: «Cifre esagerate», ha affermato, sostenendo che ne sono state demolite una quarantina perché venivano utilizzate da cecchini palestinesi. A Gaza, in quasi una settimana di scontri, sono rimasti uccisi 13 israeliani e 33 palestinesi, di cui 4 ieri sera. Diversi palestinesi, inoltre, sono stati feriti in due raid aerei nelle prime ore di domenica, mentre un blindato è stato danneggiato da un’esplosione.

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