Un giornale libanese preso per oro colato
suvvia, almeno prima verificare.
Testata:
Data: 12/05/2004
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: Nella guerra dei servizi la missione segreta finisce in televisione
ll Riformista di oggi pubblica un articolo riguardante l'operato dei servizi segreti italiani negli ultimi tempi. Il quotidiano diretto da Antonio Polito dà spazio ad un'indiscrezione del quotidiano libanese "Daily Star" secondo cui i carcerieri di Abu Ghreib si sarebbero addestrati in Israele. Fermo restando che l'attendibilità della notizia è tutta da verificare, dal momento che proviene dal Libano, un paese marionetta manovrato da Hezbollah e Siria, acerrimi nemici di Israele, stupisce che un quotidiano come il Riformista possa dare spazio a simili notizie, il cui unico effetto è quello di contribuire alla demonizzazione di Israele. Si tratta di tesi complottistiche poco credibili che mal si addicono a chi fa informazione. Ecco il pezzo.
Comunque vada a finire la vicenda degli ostaggi italiani nelle mani della cosiddetta «resistenza irachena» una cosa sembra certa fin d'ora: già all'indomani della conclusione della crisi andrà riscritta da cima a fondo la legge sui servizi segreti. Di questo sono fermamente convinti sia il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta sia i deputati e senatori del comitato parlamentare di controllo (Copaco), che, nelle ultime settimane, hanno dovuto registrare diverse invasioni di campo e sovrapposizioni, se non veri e propri sgambetti. Mentre Nicolò Pollari, il direttore del Sismi, telefonava a tutti i capi dei cosiddetti servizi collegati, il Sisde, l'agenzia del ministero dell'Interno, spediva una delegazione di funzionari in Arabia Saudita. Il guaio è che tutto questo accadeva nei giorni in cui a Riad e dintorni esplodevano una serie di auto-bombe con il risultato che nessun dirigente saudita ha avuto il tempo di occuparsi delle richieste degli 007 italiani. Un altro episodio ha mandato letteralmente in bestia il solitamente tranquillo Gianni Letta. Sabato 24 aprile, il Corriere della sera ha pubblicato un dossier attribuito all'«intelligence italiana» sugli «errori degli americani e i pericoli per gli alleati» in Iraq. «Chi lo ha mandato in giro?» ha chiesto il sottosegretario promuovendo un'indagine interna. Alla fine si è scoperto che il rapporto era non del Sismi, come prevede la generica divisione dei compiti, ma del Sisde, il quale lo aveva commissionato a una consulente esterna. Infine: un altro passo falso del servizio civile. Un paio di giorni dopo che, il 26 aprile scorso, la tv satellitare Al Arabiya ha trasmesso la videocassetta con i tre ostaggi superstiti e l'ennesima richiesta di uno scambio con i prigionieri iracheni nel Kurdistan, appartenenti ad Ansar Al Islam, da Roma, in gran segreto, il generale dei carabinieri Mario Mori, il direttore del Sisde, è volato a Oslo. L'obiettivo era quello di aprire un canale riservato di trattative con il mullah Krekar, il fondatore dell'organizzazione terroristica Ansar Al Islam, legata ad al Qaeda. Peccato che una troupe televisiva italiana fosse appostata proprio fuori casa del mullah. Del tutto increduli nel vedere il generale Mori e il suo capo di gabinetto entrare a far visita a Krekar, i giornalisti di Tv7 hanno ordinato agli operatori di riprendere la scena. Il risultato è stato che il venerdì successivo Mori è apparso per qualche secondo sugli schermi della Rai all'interno di un servizio con la lunga intervista al leader di Ansar Al Islam.
Israel connection
Il responsabile dell'agenzia privata implicata nelle torture dei prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib ha rapporti molto stretti con Israele. All'inizio del 2004 ha anche visitato il campo di addestramento anti-terroristico allestito dalle forze armate dello stato ebraico in Cisgiordania. Quello che finora era solo un gossip di Washington sta cominciando a prendere sostanza e a creare un imbarazzo, se possibile ancora più pesante, al Pentagono e al segretario alla Difesa Donald Rumsfeld. Secondo il quotidiano di Beirut in lingua inglese The Daily Star, Jack London, il presidente e amministratore delegato della Caci international, che ha vinto l'appalto delle prigioni irachene, faceva parte di una folta delegazione di parlamentari americani, imprenditori legati al Pentagono e lobbisti pro-Israele, in visita a Gerusalemme dall'11 al 17 gennaio scorso. Il viaggio e il soggiorno sono stati pagati da una fondazione israeliana, la Aish HaTorah. Nel corso della missione lo stesso London ha ricevuto dalle mani del ministro della Difesa, il generale Shaul Mofaz, il premio Albert Enstein technology per «meriti nel campo della difesa e della sicurezza nazionale». All'indomani della cena di gala nella City hall di Gerusalemme, London è stato portato a Beit Horon «il principale campo di addestramento delle forze anti-terrorismo della polizia israeliana e di quella di frontiera» nella Cisgiordania occupata. La visita è stata lunga e approfondita, secondo le rivelazioni del quotidiano libanese. Nel rapporto stilato dal maggiore generale Antonio Taguba sugli abusi ad Abu Ghraib, vengono citati due dipendenti della Caci Internazional, Steven Stephanowicz e John Israel. Scrive il generale: «Stephanowicz, uno dei civili a contratto, ha addestrato la polizia militare, che non era allenata nelle tecniche d'interrogatorio, a facilitare gli stessi interrogatori stabilendo condizioni che non erano né autorizzate né in accordo con le regole e la policy applicate dalle forze armate americane». L'altro dipendente della Caci è ancora più misterioso. John Israel ufficialmente faceva l'interprete anche se non aveva alcun permesso delle autorità americane. Era stato forse prestato alla Caci dallo Shin Bet, il servizio segreto interno d'Israele? Il generale Taguba non approfondisce, ma altri giornalisti americani stanno indagando sulla provenienza di questo «Mister Israel».
Mullah atomici
Perché dall'Iran sono uscite per tanti mesi informazioni top secret sui progetti nucleari della teocrazia degli ayatollah? La risposta si conosce solo ora che il controspionaggio di Teheran ha arrestato due dipendenti dell'organizzazione dell'energia atomica dell'Iran, accusati di spionaggio a favore del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, il principale gruppo d'opposizione. Fin dall'agosto 2002, il Cnri ha reso noto in tutto il mondo il sofisticato network di impianti clandestini in Iran. La notizia degli arresti è stata rivelata dal quotidiano di Teheran pro-regime, Ya Lesarat. Il quotidiano ha aggiunto che uno dei due detenuti ha passato informazioni classificate anche agli ispettori dell'agenzia atomica delle Nazioni Unite durante una recente visita in Iran.
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