Mentre Israele rischia, i palestinesi continuano a preparare le bombe
ma l'Unità pare non accorgersene
Testata:
Data: 14/04/2004
Pagina: 9
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Sharon negli Usa per difendere il suo piano
Udg scrive:

Il via libera al piano di separazione unilaterale. Un sostegno politico cui accompagnare il necessario supporto finanziario. E ciò che Ariel Sharon chiederà oggi a George Bush nell’atteso incontro alla Casa Bianca.

Alla raffica di indiscrezioni sul contenuto delle richieste del premier israeliano e sulla risposta, anch’essa dettagliata, del presidente Usa, si aggiunge la solenne promessa fatta l’altra sera da Ariel Sharon ai coloni dell’insediamento di Maale Adumim (a est di Gerusalemme): le sei aree dove si trovano i maggiori insediamenti ebraici in Cisgiordania sono destinate a restare sotto il permanente controllo di Israele.

Già l’altro ieri il premier Abu Ala aveva avvertito che i palestinesi avrebbero respinto qualunque promessa Usa ad Israele tale da pregiudicare l’esito di un negoziato di pace che tra l’altro dovrà stabilire l’assetto permanente nei Territori e i confini definitivi di Israele.

A poche ore dall’incontro Bush-Sharon, a far sentire la sua (preoccupata) voce è anche il segretario generale dell’Onu Koffi Annan. Il numero uno del palazzo di vetro ha avvertito il premier israeliano che il suo progetto di ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza non dovrà avere contropartite in Cisgiordania tali da determinare ripercussioni "insostenibili e non giustificabili" sulla fondazione di un futuro stato palestinese indipendente.

Sharon, lo sostengono le fonti israeliane, riuscirà ad ottenere "dall’amico George" una dichiarazione scritta nella quale gli Usa affermano che la soluzione del problema dei rifugiati palestinesi non potrà che essere trovato all’interno del futuro stato palestinese. La stessa sicurezza non è data sulla questione degli insediamenti. Su questo punto la Casa Bianca intende sostenere una formula più vaga

L’ottenimento del sostegno ufficiale americano è il viatico decisivo per la "battaglia" interna che Ariel Sharon sarà chiamato ad affrontare al suo ritorno in patria.
Che la posizione politica di Sharon sia al momento un po’ appannata, è vero. Che l’incontro con il presidente Usa si vada ad inserire in un molto più complesso meccanismo generale che coinvolge politica, consenso dell’opinione pubblica israeliana, questioni economiche e questioni giudiziarie è altrettanto vero (di certo, tra i palestinesi le crisi politiche si risolvono più sbrigativamente... in genere con la morte di uno dei due contendenti ma ahimè la democrazia è così maledettamente rognosa).

Tuttavia ci pare che Udg perda volutamente di vista il punto centrale: il "falco" Sharon ha offerto su un piatto d’argento il ritiro delle truppe israeliane da Gaza, senza che i palestinesi non abbiano offerto in cambio altro se non le loro bombe umane.

Questo gesto storico ed epocale viene totalmente meno all’attenzione dei detrattori di Israele che prima insinuano chissà quali dietrologie (Sharon chissà quale tornaconto ha...), poi arrivano a dire "sì, va bene Gaza ma la Cisgiordania?" e "sì, va bene Gaza, ma i profughi?" ed ancora "sì, va bene Gaza, ma il muro della Vergogna mica lo vogliamo lasciare in piedi?".

I più lungimiranti lo avevano sempre detto che "l’okkupazione" non era il vero problema, che i palestinesi (e chi per loro in Europa e nel mondo) miravano alla totale distruzione di Israele senza "se" e senza "ma": qui ne abbiamo la prova provata.

Sharon propone qualcosa che un israeliano medio può accettare più per stanchezza e disperazione che per intelligenza tattica (il ritiro da Gaza) ed invece di ottenere un plauso da tutto il mondo...gli piovono addosso critiche e minacce.

Gaza non basta, dobbiamo dargli anche la Cisgiordania. Ma quando avranno la Cisgiordania diranno che non è abbastanza e vorranno pure che Israele accolga i profughi (che oramai saranno diventati 10 o forse 15 milioni secondo un Arafat che non ha mai imparato le tabelline) ed addio ad Israele che per la gioia di molti brucerà per mesi per poi risorgere come Stato Palestinese, purificato da ogni intruso sionista.

Consideriamo il gesto di Sharon.
Gaza è di fatto un territorio di proprietà israeliana (la storia lo dimostra ma ce lo si dimentica volentieri) ceduto all’autonomia palestinese che non ha saputo farne di meglio se non una roccaforte di terroristi. Israele tuttavia per ovvi motivi di sicurezza pur avendo ceduto il territorio alla gestione palestinese, ha mantenuto il diritto di monitorare il movimento interno di questi gruppi estremisti, arrivando il più delle volte a stroncare sul nascere centinaia di attentati studiati e progettati in questo vero laboratorio dell’odio che è Gaza.

Israele ha donato ai Palestinesi l’amminstrazione su Gaza tanto tempo fa e ne ha ottenuto indietro solo kamikaze,attacchi spietati, propaganda di odio.
Sharon arriva ora addirittura a preventivare un ritiro delle truppe israeliane da Gaza (le quali, ripetiamo, svolgono l’unica funzione di individuare ed annientare i progetti criminali dei terroristi nonché di bloccare l’afflusso di armi via mare da parte di altri paesi islamici) come atto disperato per arrivare ad un accordo: questo suo gesto tatticamente parlando è qualcosa di folle che mette in pericolo il popolo israeliano. La barriera difensiva che Israele sta costruendo non basterà ad impedire totalmente le infiltrazioni di terroristi senza una forza armata all'interno che impedisca l'organizzazione ed il movimento dei terroristi (la distanza tra le due entità, ebraica e palestinese, è talmente esigua che chiunque è potenzialmente in grado di
penetrare e compiere una strage di civili). Se ora che l’esercito vigila su Gaza, piovono comunque su Israele missili cosa accadrebbe senza esercito?
Semplice, la guerra dei terroristi per l’annientamento di Israele si sposterà praticamente sulla soglia di casa di Israele... e questo grazie ad una decisione spontanea del tanto odiato falco Sharon.

Nessuno ammette che Israele sta tentando il tutto per tutto per raggiungere una qualche parvenza di pace, nessuno si rende conto che Sharon sta arrivando al punto di premiare i terroristi e mettere in pericolo Israele: l’Unità oggi sa solo dire "Gaza non basta, vogliamo tutta la Cisgiordania"
Ma i Palestinesi cosa fanno mentre Israele si gioca la vita per tentare di arrivare ad una pacifica coesistenza dei due popoli?

Alcuni palestinesi progettavano di renderle ancora più letali (le bombe) usando ordigni contenenti sangue infetto con il virus dell’Aids.


Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de L'Unità. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



lettere@unita.it