Una premessa pelosa
peccato, perchè l'articolo era buono
Testata: Il Giornale di Vicenza
Data: 25/03/2004
Pagina: 1
Autore: Giovanni Salviati
Titolo: Lonigo e Palestina
Giovanni Salviati scrive un bell'articolo. Poi viene eliminato un pericoloso criminale come Yassin e lui ne soffre talmente che si rimangia il tutto con una prefazione al suo stesso pezzo. Pubblichiamo entrambi, in omaggio alla spina dorsale, non tutti possono averla diritta. Ecco l'introduzione.

Da "Il Giornale di Vicenza" di ieri, 24 marzo '04):

L’articolo di seguito, scritto dal collaboratore del giornale, Giovanni Salviati, racconta di un incontro a Lonigo con Angelica Calò Livne, ebrea romana, da 28 in Israele, che ha testimoniato agli studenti del liceo Pavoni, il difficile percorso in atto per raggiungere la pace tra Israele e Palestina. Un percorso che ieri ha subito un drammatico stop con l’uccisione del leader di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, colpito da missili lanciati da un elicottero israeliano. Il gravissimo episodio rischia di innescare una sanguinosa rappresaglia e getta significati nuovi sull’incontro di Lonigo.

Problema: «Due ebrei più due ebrei fanno quattro ebrei. Se ne uccidiamo tre, quanti ne rimangono?». Esercizio: Metti nell'ordine giusto le parole: «Verserò tutto il mio sangue fino a che Gerusalemme non sarà liberata».
«Dove sono Amnesty International e l'Unicef?», protesta Angelica, di fronte a questi che sono solo due dei molti drammatici esempi attuali di didattica nelle scuole elementari palestinesi? Esempi che poi sono alla base del clima di odio che contraddistingue i rapporti tra i due popoli, tra iraeliani e palestinesi appunto.
In questo clima di odio allucinante (da parte ebraica forse non è così diffuso, ma finisce per alimentarsi nel fondamentalismo di alcuni rabbini che influenzano anche il governo Sharon) è venuta a parlare non di politica, ma di una esperienza, la sua, che la rende testimonianza miracolosa per la pace nel mondo.
Lei, ebrea romana, 48 anni, da 28 in Israele, è Angelica Calò Livne che ha incantato e commosso per due ore gli studenti del Liceo "Pavoni" di Lonigo, dove le è dispiaciuto non essere giunta (come è solita fare da quando gira l'Europa e l'America a parlare a giovani e adulti) con la sua grande amica Samar, palestinese cristiana, che gestisce un orfanotrofio di 120 bimbi e soprattutto bimbe musulmane, trovate spesso incatenate in grotte, o strappate letteralmente e con suo rischio ad un probabile omicidio ad opera dei parenti, nel caso di figlie illegittime.
Angelica, quattro figli che vivono con lei in uno degli ultimi kibbuz, nell'Alta Galilea, licenziata assieme ad altri diecimila insegnanti a causa della grave crisi economica che attanaglia Israele, due anni fa ha messo in piedi una compagnia teatrale, "The Rainbow Theatre" in cui, proprio al culmine dell'intifada, con una media di due attentati al giorno, una ventina di ragazzi ebrei e palestinesi hanno scoperto la loro amicizia e tutta la loro voglia di dire basta alla guerra e all'odio.
«La pace si fa con i nemici - osserva realistica -. All'inizio è stato difficilissimo. Le famiglie erano a dir poco diffidenti, e una quindicenne ebrea scampata per un soffio all'attentato del dicembre 2002 ad un hotel a Mombasa, in Kenya, non voleva più venire nel gruppo. L'abbiamo convinta chiedendole di raccontare sul palco, nel corso di un monologo la sua esperienza. Gli altri ragazzi si sono commossi, e oggi alcuni fra loro si chiamano fratelli, non solo amici».
«La speranza che vivo - osserva - nasce proprio dal fatto che tutti, anche in Israele, sono percossi dalla rappresentazione di pace che stiamo portando in tournée nel mondo».
A settembre "Bershit" ("In principio") toccherà il Veneto, dopo il Friuli e la Lombardia. Intanto il 22 maggio, ad Assisi, Angelica e Samar riceveranno un premio internazionale per la pace, la prima edizione assegnata a due donne.
«Da parte araba e israeliana hanno tentato più volte di farci chiudere il teatro, ma prima o poi la voglia di positivo batterà anche negli islamici - commenta - l'interpretazione fondamentalista del Corano, che nasce dalla secolarizzazione, da istanze maschiliste, dispotiche e di potere, e non dal vero Islam, che ha consegnato alla civiltà mondiale ricchezze enormi».
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