Un linguaggio molto morbido
per non chiamare il terrorismo con il suo nome
Testata:
Data: 18/03/2004
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: Guadagnavo qualcosa per la mia famiglia
Notiamo come City, martedì 16 marzo, dedichi solo un trafiletto allo sfruttamento del bimbo da parte dei terroristi, mentre ieri, mercoledì, gli ha dedicato quasi una pagina intera. Perché? Solo per dar voce alla propaganda anti-israeliana. Come? Mettendo in bocca al bimbo parole evidentemente non sue, dando per affidabili le affermazioni dei terroristi più di quelle degli israeliani e arrivando perfino a negare l'evidenza.
A pag. 3 l'articolo dal titolo "Guadagnavo qualcosa per la mia famiglia: parla il bimbo che portava esplosivo in Israele". Sopra la foto di tre ragazzini corredata dalla seguente didascalia: L'undicenne Abdullah Quraan, al centro, cammina con due amici nel campo profughi di Balata a Nablus, in Cisgiordania.
Ecco il testo:Nablus (Cisgiordania) - Quando l'11enne Abdullah Quraan ha acconsentito a trasportare lo zainetto di uno straniero oltre il check-point di Nablus, pensava soltanto a guadagnare qualche soldo per la sua famiglia. Così ha raccontato. Ma in pochi minuti si è ritrovato arrestato dai militari israeliani e accusato di trasportare inconsapevolmente una bomba per conto dei militanti palestinesi.
Da notare la descrizione dell'avvenimento: uno straniero (quindi non palestinese?) che "innocentemente" dà ad un altrettanto (questo sì) innocente bambino uno zainetto. Sono solo i cattivi militari israeliani che improvvisamente senza nessuna ragione lo arrestano addirittura accusandolo (ingiustificatamente?) di trasportare esplosivo (ma City non ci crede e di seguito ci spiega perché) per conto di militanti. Verrebbe da chiedersi quand'è che City userà mai la parola terroristi, se perfino in questi casi usa parole così "morbide"...La breve detenzione - ieri Abdullah è tornato regolarmente a scuola - ha tuttavia aperto il dibattito sul crescente uso di bambini, da parte degli estremisti palestinesi, negli attacchi contro Israele. Proprio secondo gli israeliani, i militanti esporrebbero cinicamente ragazzini perché questi non scatenano sospetti. Il fatto che un telefonino abbia suonato proprio mentre Abdullah era sotto interrogatorio significa - per gli israeliani - che i militanti erano disposti a sacrificare la vita del piccolo pur di compiere un attentato. La suoneria del cellulare, infatti, avrebbe dovuto innescare la bomba. Ma il piano è fallito. Non tutti, comunque, credono a questa versione. Hashem Abu Hamdan, uno dei leader delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa, ha dichiarato che l'11enne non è stato affatto reclutato da un gruppo armato. "Utilizziamo soltanto giovani considerati maturi", ha spiegato Abu Hamdan. Da parte sua, Abdullah Quraan ha dichiarato di non aver commesso alcun crimine. "Gli israeliani sono bugiardi", ha detto. "Se davvero avessi trasportato una bomba, non mi avrebbero lasciato libero così in fretta". Il bambino ha spiegato che tutti i giorni aiuta la gente a trasferire qualche oggetto oltre il check-point di Hawara: si trova proprio vicinoa casa sua, nel campo profughi di Balata. Quando va bene riesce a guadagnare 20 shekalim, quasi cinque dollari. I corrieri bambini sono del resto un fenomeno diffuso nei posti di blocco di tutta la Cisgiordania, dove i palestinesi a volte attendono ore per poter entrare in Israele. Riguardo a lunedì, Abdullah ha raccontato di essere stato avvicinato da due uomini che cercavano qualcuno per il trasporto di uno zainetto, un sacchetto di plastica e una bottiglia d'acqua. "Hanno consegnato tutto a me e ad altri, dicendo che dentro lo zaino c'erano vestiti e ricambi per auto e che dall'altra parte avremmo trovato una donna, a bordo di una Subaru, che li attendeva. Ma poi i soldati mi hanno fermato e interrogato per ore". (Ap)
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