Riprendiamo da IL TEMPO del 27/12/2025, a pag. 3, con il titolo "La Georgetown University prende le distanze dalla Albanese", il commento di Giulia Sorrentino.
Giulia Sorrentino
In Italia c’è chi ancora vuole dare la cittadinanza alla relatrice speciale Onu Francesca Albanese, ma all’estero il “fuggi fuggi” da lei sembra non arrestarsi. Come rivelato dalla Ong UN Watch, la Georgetown University ha rimosso Albanese dal suo elenco di studiose affiliate. «Albanese è il primo funzionario delle Nazioni Unite nella storia ad essere stato condannato da Canada, Germania e Francia per antisemitismo e inversione dei principi dell’Olocausto», si legge sul sito dell’organizzazione non governativa indipendente con sede a Ginevra.
Fino a poco tempo fa, infatti, quello della relatrice era il primo nome ad apparire sulla pagina “Altri studiosi affiliati” dell’Institute for the Study of International Migration della Georgetown University, ma il suo nome e il suo volto sono stati ora rimossi dal sito web dell’ateneo. A sparire dal sito anche la sua pagina biografica.
Un traguardo che UN Watch ha rivendicato, perché arriva dopo mesi in cui la Ong ha chiesto insistentemente all’università in questione e a tutte le istituzioni statunitensi di rispettare rigorosamente le sanzioni comminate dagli Usa nei confronti della Relatrice speciale. «Accogliamo con favore la decisione della Georgetown University», ha dichiarato Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch. «Le istituzioni accademiche hanno la responsabilità di rispettare gli standard fondamentali di integrità e dignità umana. La rimozione di un funzionario che ha ripetutamente diffuso retorica antisemita e giustificato il terrorismo è un passo necessario per ripristinare tali standard. Questo invia un messaggio importante: le università non dovrebbero fungere da rifugio sicuro per coloro che abusano delle loro piattaforme per promuovere odio».
Poi la richiesta di Neuer all’Onu: «Le Nazioni Unite devono ora seguire l’esempio di Georgetown e rimuovere Albanese. Non dovrebbe esserci posto nel sistema dei diritti umani per funzionari che promuovono l’odio e giustificano il terrorismo».
In Italia c’è ancora chi accusa il governo di “fascismo” o “repressione”, ma sarebbe ora di vedere che qualcosa attorno alla paladina della sinistra si è rotto. Sono recenti, e non ancora sopite, le polemiche per il suo tour all’interno di alcune scuole italiane organizzato anche dalla rete dei “Docenti per Gaza”. Tour in cui la relatrice Onu si videocollegava durante l’orario curricolare e interveniva per due ore senza la presenza di un valido contraddittorio.
Un episodio che non solo ha fatto insorgere la maggioranza di centrodestra, ma ha anche attivato i ragazzi a occupare gli istituti scolastici. In una recente intervista la stessa Albanese ha parlato di «vero tradimento», aggiungendo: «Avevo un’affiliazione con un’università statunitense. Tenevo lezioni. Ora tutto è stato tagliato».
Era stato il segretario di Stato americano Marco Rubio ad annunciare a luglio le sanzioni contro di lei, sostenendo che «gli Stati Uniti hanno ripetutamente condannato e contestato le attività parziali e malevole di Albanese, che da tempo la rendono inadatta a ricoprire il ruolo di Relatrice speciale. Albanese ha sfacciatamente diffuso antisemitismo, espresso sostegno al terrorismo e aperto disprezzo per gli Stati Uniti, Israele e l’Occidente».
«Gli Usa – prosegue il Dipartimento di Stato – continueranno a intraprendere tutte le azioni che riterranno necessarie per rispondere all’abuso di potere da parte della Corte penale internazionale e per proteggere la nostra sovranità e quella dei nostri alleati».
Sembra che la notorietà e il peso di cui ha goduto per mesi si stiano dissolvendo e, se prima si discuteva anche di una sua candidatura tra le file del centrosinistra, oggi forse è un personaggio fin troppo controverso. Almeno all’interno del Pd, dove diversi esponenti hanno mostrato, anche pubblicamente, la loro distanza dalla regina dei ProPal.
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