L’Europa si commuove solo per Gaza
Editoriale di Mario Sechi
Testata: Libero
Data: 27/12/2025
Pagina: 1
Autore: Mario Sechi
Titolo: L’Europa riesce a commuoversi soltanto per la Striscia di Gaza

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/12/2025, a pag. 1 con il titolo "L’Europa riesce a commuoversi soltanto per la Striscia di Gaza" l'editoriale di Mario Sechi.


Mario Sechi

Trump bombarda gli jihadisti in Nigeria (finalmente!) e l'Europa muta. La politica estera dei nostri governi è mono-maniacale: pensa solo alla striscia di Gaza, strizzando l'occhio ai tagliagole di Hamas. Per questo non si è mai occupata delle stragi di cristiani commesse dai jihadisti in Nigeria.

Un tempo Henry Kissinger disse: «Qual è il numero di telefono dell’Europa?».
La versione di oggi è un aggiornamento abrasivo: «L’Europa ha un telefono?».
Trump ha ordinato il bombardamento di Natale sulla Nigeria; obiettivo, i terroristi islamici di Isis; scopo, fermare i massacri dei cristiani. Reazioni da Bruxelles? Neppure uno spiffero.
Silenzio e buon Natale.
Nessuna sorpresa. L’Europa non si commuove per le stragi di ebrei e cristiani, i cuori sono tutti rivolti a Gaza e ai tagliagole di Hamas, i sentimenti anti -americani e anti -occidentali sono pane quotidiano. D’altronde, è un’Unione economica a cui manca la politica, un’istituzione che ha reciso le sue radici cristiane (ricordate durante il Natale da Papa Leone XIV), la sua storia, la sua cultura, per farsi stritolare dall’idea che bastasse la moneta a farne un gigante.
Scartati i nobili motivi, gli ideali, all’Europa sarebbe comunque dovuto interessare il dossier della Nigeria, per ragioni di geopolitica, cose sui cui tutti gli euro -laureati cum laude ogni giorno dispensano lezioni con un evidente disprezzo per i bifolchi realisti che fanno notare la distanza che separa la purissima teoria europeista dalla praticaccia della politica.
Sfoglio il Cia World Factbook per un volo rapido. La Nigeria non è uno Stato marginale dell’Africa, è un gigante affacciato sul Golfo di Guinea, con circa 236 milioni di abitanti e un’età media di 19 anni, è il primo produttore di petrolio del continente africano, la lingua ufficiale è l’inglese (più altri 500 dialetti locali), la metà della popolazione è musulmana, il 45% è cristiana, è l’economia di mercato più grande dell’Africa, ha aziende ben posizionate nelle telecomunicazioni e nella finanza, è il leader regionale nelle infrastrutture critiche, i primi 5 partner commerciali sono gli Stati Uniti, la Spagna, la Francia, l’Olanda e l’India.
Più una nazione potenzialmente ricca che resta povera, con un sistema democratico da consolidare, uno sviluppo da costruire, elezioni regolari, un partner che gli Stati Uniti vogliono tutelare. E l’Europa?
Non si sa, ieri tutto taceva, pance piene, bocche cucite. Ai cristiani ci pensa Trump.
Il presidente americano ha ordinato il raid aereo dopo una serie di avvertimenti lanciati nel corso delle ultime settimane, il Pentagono e il governo nigeriano hanno confermato di aver agito in coordinamento, i dati di intelligence sono stati forniti dai partner africani.
Quando i mai-con-Trump di casa nostra dicono che l’Europa deve avere un ruolo centrale, dovrebbero fare lo sforzo di guardare oltre il proprio naso e chiedersi: come possiamo farlo? Se l’Unione lascia a Africom (il comando della difesa americana in Africa) le operazioni di «search and destroy» dell’aviazione tutti i discorsi sull’influenza europea si riducono a quel che sono: una retorica che si risolve con un numero, zero. Per contare, devi anche sparare, colpire i terroristi, fare una politica di difesa e sicurezza che l’Europa non vuol fare, perché significa assumersi dei rischi, scegliere e renderne conto all’opinione pubblica.
Quando si dice che agli Stati Uniti non importa niente dei cristiani in Nigeria e che l’unico interesse è il petrolio, si commette un grave errore. Chi lo afferma non conosce la politica americana. Il peso degli elettori cristiani negli Stati Uniti è crescente, non è solo una questione di evangelici, i cattolici hanno ripreso vigore, da anni sono una comunità che mostra un’energia sconosciuta alla Chiesa in Europa.
Quando il potente - e intelligente, parliamo di uno dei più fini conoscitori della Costituzione americana senatore texano Ted Cruz ringrazia Trump per il blitz in difesa dei cristiani in Nigeria, bisogna leggere due cose: base elettorale e voto di mid-term. Cruz è un veterano della politica di Washington, non fa mosse a caso, è un trumpiano prima di Trump (fece scalpore uno spot in cui sparava con il fucile che aveva una fetta di bacon sulla canna), ha messo molte volte in guardia Donald sugli eccessi della linea Maga, sull’economia, in particolare sui problemi che avrebbe potuto sollevare una caotica politica dei dazi.
Insomma, Cruz non è un timido, non deve la sua carriera a Donald e se dice che il Commander in Chief ha fatto bene a bombardare i terroristi in Nigeria (luogo che buona parte degli americani - e non solo loro, sia chiaro- fatica a individuare sulla carta geografica), va ascoltato, si prende nota e si ripassano gli appunti quando ci sarà il voto di medio-termine.
L’Europa è muta. Per i cristiani perseguitati in Africa, ha parlato Trump.

 

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