Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 22/12/2025, a pagina 2 dell'inserto internazionale, il commento di William McGurn, tradotto da Giulio Meotti e originariamente pubblicato sul Wall Street Journal, dal titolo: "Cosa ci insegna Israele sul suicidio demografico".
Oggi gli israeliani hanno ottenuto una vittoria altrettanto decisiva e non mi riferisco a quella recente sul campo di battaglia” scrive William McGurn sul Wall Street Journal. “Quest’altra vittoria israeliana offre speranza non solo agli israeliani, ma al mondo intero. Le generazioni future si chiederanno perché le élite occidentali, invece di meravigliarsi dei miglioramenti delle condizioni di vita, guardassero al futuro vedendo solo rovina e disperazione. Istituzioni che andavano dal governo degli Stati Uniti alla Banca Mondiale abbracciarono questo pessimismo con entusiasmo. Esportarono nel mondo l’idea tossica secondo cui i paesi poveri erano poveri perché avevano troppi figli. Contro questo cupo scenario, un economista si fece avanti per offrire speranza. Il suo nome era Julian Simon. La sua idea semplice – che gli esseri umani comuni siano ‘la risorsa definitiva’ – sfidava la nozione malthusiana secondo cui la crescita della popolazione porta a carenze e, infine, alla carestia (…). Ai nostri giorni, il pessimismo sull’eccesso di popolazione ha lasciato il posto a preoccupazioni molto reali sul fatto che non ci stiamo sostituendo demograficamente. In questo contesto, è difficile immaginare quanto l’occidente fosse impegnato nel controllo della popolazione. Ma ora il copione si è ribaltato. Per decenni i paesi poveri, inclusa la Cina, hanno condotto una guerra contro i propri tassi di natalità (spesso attraverso abusi orribili come la sterilizzazione forzata e l’aborto). Oggi la popolazione cinese sta diminuendo e Pechino vorrebbe recuperare quei milioni di bambini che non sono mai nati a causa delle proprie politiche. Che cosa c’entra tutto questo con Israele? L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è composta da 38 democrazie con economie di mercato ed è considerata un indicatore del mondo sviluppato. Tra i paesi membri, il numero medio di figli per donna è 1,5. L’unica nazione dell’Ocse sopra il tasso di sostituzione di 2,1? Israele, il cui tasso di fertilità totale è di 2,9. Il successo di Israele nella crescita della propria popolazione è spesso attribuito all’elevato tasso di natalità delle comunità ebraiche ortodosse del paese. Ma altri paesi hanno comunità religiose simili agli ebrei ortodossi e non sono comunque riusciti a fermare la spirale discendente. La differenza è che le donne ebree laiche in Israele hanno un tasso di fertilità più alto rispetto alle loro controparti nel resto del mondo. David Simon, uno dei figli di Julian, afferma che suo padre avrebbe pensato che la crescita della popolazione israeliana avrebbe continuato ad alimentare una forte crescita economica. Dice inoltre che Julian avrebbe sottolineato le riforme del libero mercato introdotte a partire dal 2003 dall’allora ministro delle Finanze Benjamin Netanyahu. ‘Più persone e più libertà, avrebbe detto mio padre, significano più speranza – e faranno risplendere ancora di più la luce di Israele nel mondo’”.
(Traduzione di Giulio Meotti)
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