Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 12/12/2025, a pagina 3, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "Il 7 ottobre crimini contro l’umanità Amnesty s’è desta (dopo due anni)".

Iuri Maria Prado
Amnesty International ha impiegato due anni per dire qualcosa sui massacri, i rapimenti, le torture e gli stupri compiuti dai palestinesi che il 7 ottobre 2023, in diverse migliaia, invasero Israele perpetrando il più feroce pogrom antisemita dalla fine della Shoah. Lo ha fatto ora con un documento di centosettanta pagine che, da un lato, raccoglie fatti da tempo noti e accertati e, dall’altro, li ridimensiona con cura, quando non li omette del tutto, soprattutto per quanto riguarda la comprovata e massiccia partecipazione di civili palestinesi alle atrocità del Sabato Nero.
Questo rapporto arriva come una toppa mal cucita sul biennio di propaganda in cui Amnesty si è impegnata a proposito del conflitto di Gaza. Neppure nel pur parziale elenco dei crimini del 7 ottobre l’organizzazione rinuncia a incorniciare la vicenda entro una narrazione fuorviante, che suona tanto più assolutoria quanto più pretende di condannare ciò che descrive. Gli attacchi del 7 ottobre, sostiene Amnesty, si sarebbero verificati “sullo sfondo della prolungata occupazione israeliana” e del presunto “sistema di apartheid” imposto ai palestinesi. È la stessa formula che riecheggia l’infelice apoftegma di António Guterres: quei crimini “non venivano dal nulla”.
Un riconoscimento così tardivo e contorto della barbarie del 7 ottobre non compensa affatto la militanza unilaterale di Amnesty, ma serve semmai a legittimarla retroattivamente. L’obiettivo reale non è denunciare delitti già ampiamente documentati, bensì conferire una patina di imparzialità all’accusa — priva di fondamento — di genocidio contro Israele, che Amnesty ha sostenuto con ostinazione mentre minimizzava o occultava le responsabilità palestinesi.
È nelle conclusioni, tuttavia, che il rapporto tocca il suo punto più clamorosamente incongruo. Amnesty chiede infatti che Hamas, definita “autorità di fatto a Gaza”, consegni alla giustizia gli autori dei crimini del 7 ottobre, sottoponendoli a “procedimenti equi” davanti a un sistema giudiziario “indipendente e imparziale”. È una richiesta che suona come una legittimazione di Hamas: l’organizzazione terroristica responsabile dell’attacco viene implicitamente riconosciuta non solo come detentrice del potere, ma come soggetto idoneo ad amministrare giustizia e, in sostanza, a continuare ad amministrare Gaza.
La contraddizione non è un incidente: è la conseguenza diretta di un impianto narrativo che da anni assolve l’aggressore e accusa la vittima. E questo rapporto, lungi dal correggere la rotta, ne rappresenta l’ennesima, stonata conferma.
Per inviare la propria opinione al Riformista, cliccare sulla e-mail sottostante.
redazione@ilriformista.it