Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 08/12/2025, nella sezione Un Foglio Internazionale, reportage di Isaac Stanley-Becker originariamente pubblicato su The Atlantic tradotto da Giulio Meotti dal titolo: "Alle armi, siamo tedeschi".
Il Bendlerblock è un imponente edificio neoclassico vicino al centro di Berlino. Un tempo fungeva da quartier generale della Wehrmacht ed è qui che gli ufficiali che complottarono per uccidere Hitler nel 1944 furono fucilati. Ora il complesso ospita il ministero della Difesa tedesco”. Così scrive sull’Atlantic Isaac Stanley-Becker. “Due sergenti mi hanno accompagnato nell’ufficio del tenente generale Christian Freuding, a capo dell’unità ucraina del ministero e nominato prossimo capo dell’esercito. Suo nonno ha prestato servizio in entrambe le guerre mondiali ed è stato imprigionato dalle forze alleate nel 1945. Gli ho raccontato della mia famiglia. Un secolo fa, il mio bisnonno Hans Salzmann era un soldato dell’esercito tedesco. Combatté nella Prima guerra mondiale e fu ferito a Verdun, ricevendo la Croce di Ferro prima di tornare a casa per praticare la medicina. Ma poi il suo paese si è rivoltato contro di lui. Quando i nazisti gli tolsero la cittadinanza, fuggì, salpando da Amburgo per Cuba e poi per New York, con una ‘J’ rossa stampata sul passaporto. L’argomento in questione era il passato e il futuro del militarismo tedesco e il suo significato per la società tedesca, un argomento su cui il mio bisnonno rifletteva profondamente. Inizialmente, alla Germania fu imposto il disarmo. Durante la Guerra fredda, contrastare la minaccia sovietica richiedeva un nuovo esercito tedesco-occidentale, ricostruito a partire dalle fila degli ex nazisti, ma sempre sotto la supervisione di Washington. La Germania alla fine accettò la propria relativa impotenza come simbolo di espiazione e di progresso umano. Dopo la Guerra fredda, il pacifismo del paese divenne un segno della sua fede in un sistema globale di regole e trattati. La Germania, si pensava, poteva rinunciare alla propria autodifesa perché la brutale competizione per il predominio continentale era finita. Freuding ha raccontato di aver trascorso del tempo da adolescente negli anni 80 nei bar americani di Grafenwöhr, una cittadina vicino a una guarnigione dell’esercito americano che funge da base di addestramento per la Nato. Ma ora quell’ordine sta scomparendo, ha detto Freuding.
I funzionari tedeschi che ho incontrato, un gruppo sobrio di strateghi militari, passano le giornate a osservare le mobilitazioni delle truppe di Mosca, cercando di capire se Vladimir Putin ordinerà un attacco a un paese della Nato entro la fine del decennio e se il presidente americano, in tal caso, interverrà in difesa dell’Europa. ‘Non solo hai un nemico che bussa alla porta’, ha detto Freuding, ‘ma stai anche perdendo un vero alleato e amico’. Quindi la Germania ha riconosciuto la necessità di riarmarsi. Sta spendendo miliardi in armi e riconvertendo le industrie civili per la produzione di armi. Sta persino discutendo se reintrodurre la coscrizione obbligatoria. Il governo ha promesso di trasformare l’esercito nel più forte d’Europa. Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, la Germania sta stazionando truppe in modo permanente oltre i suoi confini. Non molto tempo fa, questi piani avrebbero fatto scattare l’allarme internazionale.
Boris Pistorius, il ministro della Difesa tedesco, ha un’aria irrequieta; il suo passo è frettoloso, i suoi gesti enfatici. Quando l’ho incontrato al Bendlerblock, mi ha detto che non avrebbe mai immaginato di guidare il riarmo del suo paese. Suo padre era un pacifista che non permetteva armi giocattolo in casa. Durante la Guerra fredda, Pistorius si unì al Partito socialdemocratico, che aveva fatto dell’Ostpolitik, volta a distendere i rapporti con Mosca, il cuore della sua politica estera. Ma dopo la caduta della cortina di ferro, ha ricordato Pistorius, i tedeschi pensavano di vivere in un mondo senza minacce. Poi, nel 2022, la Russia lanciò la sua invasione dell’Ucraina. All’inizio della guerra, la più grande in Europa dalla Seconda guerra mondiale, il capo di stato maggiore ammise in un post pubblico che le forze sotto il suo comando erano ‘più o meno scarne’. Per Friedrich Merz, cancelliere in carica, l’Europa non poteva più fare affidamento sugli Stati Uniti. Görlitz è la città più orientale della Germania, adiacente al confine con la Polonia. Ora Görlitz offre uno sguardo al futuro: durante una cerimonia tenutasi lo scorso febbraio, l’allora cancelliere Olaf Scholz ha proclamato la città centro del riarmo. Le linee di produzione, un tempo utilizzate per i vagoni ferroviari, vengono modificate per produrre componenti per i carri armati Leopard 2, i veicoli da combattimento per la fanteria Puma e i veicoli blindati Boxer. Ho incontrato il colonnello Dennis Krüger alla caserma del Generale Steinhoff. La struttura fu costruita dal Terzo Reich alla periferia di Berlino e in seguito divenne una sede del ponte aereo di Berlino, ricevendo i rifornimenti che sostentarono la città durante il blocco sovietico. Ora la caserma ospita l’aeronautica militare tedesca. Krüger mi ha raccontato di un viaggio a Tel Aviv per mettere a punto un sistema di difesa missilistica acquistato dagli israeliani in grado di intercettare e distruggere missili balistici a lungo raggio nello spazio.
Per decenni, la Germania è stata uno dei principali esportatori di armi in Israele, e il suo impegno per la sicurezza dello stato ebraico è un’eredità dell’Olocausto. Arrow 3, il più grande accordo di difesa nella storia di Israele, ribalta questa logica rendendo Israele garante della sicurezza tedesca (…) L’ultima volta che la Germania ha avuto una presenza armata permanente in Lituania è stato durante l’occupazione nazista, quando la Wehrmacht si è spinta verso est, invadendo l’Unione Sovietica. Alla fine della guerra, la popolazione ebraica della Lituania era stata massacrata. Ora i tedeschi armati sono tornati in Lituania. Sono di stanza a Vilnius, in un palazzo nel quartiere degli affari della città, dove il settimo piano è riservato alla Panzerbrigade 45, il primo dispiegamento permanente di truppe tedesche all’estero dalla Seconda guerra mondiale. La missione dei soldati tedeschi è quella di contribuire a respingere un attacco russo. La Lituania, membro della Nato dal 2004, è particolarmente vulnerabile perché si trova lungo il valico di Suwalki, l’unica via di comunicazione terrestre della Nato che collega l’Europa occidentale agli stati baltici e i leader dell’alleanza temono che Putin possa tentare di isolarla. Di fronte al quartier generale della brigata si trova il vecchio cimitero ebraico di Vilnius, una città un tempo chiamata la Gerusalemme del Nord. ‘PER FAVORE RISPETTATE QUESTO LUOGO PER IL RIPOSO ETERNO DEL POPOLO EBRAICO’, recita una targa con la Stella di David. Ma per le persone che ho incontrato a Vilnius, i ricordi del terrore sovietico sono più vivi e la paura di un’aggressione russa è sempre presente. Una madre mi ha raccontato che la sua famiglia ha sofferto sotto le politiche di collettivizzazione sovietiche e che si sente più al sicuro con i soldati tedeschi intorno. Ho avuto la sensazione che l’esercito tedesco fosse più popolare a Vilnius che a Görlitz. Dopo la guerra, il mio bisnonno ricordava gli atti di resistenza. Da rifugiato, ‘salvato qui ai piedi della Statua della Libertà’, credeva che l’influenza americana avrebbe contribuito a garantire la pace e a purificare l’Europa dal fascismo. Per un certo periodo, ci riuscì. Ma quel mondo sta scomparendo e il pacifismo tedesco appartiene a un’altra epoca”.
(Traduzione di Giulio Meotti)
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