Scacco alla regina ProPal
Analisi di Giulia Sorrentino
Testata: Il Tempo
Data: 08/12/2025
Pagina: 2
Autore: Giulia Sorrentino
Titolo: Scacco alla regina ProPal

Riprendiamo da IL TEMPO del 08/12/2025, a pag. 2-3, con il titolo "Scacco alla regina ProPal", l'analisi di Giulia Sorrentino.

Giulia Sorrentino

Albanese, il 7 ottobre e Pertini capo di Hamas - la Repubblica
La partecipazione di Francesca Albanese a eventi affollati da figure di Hamas e della Jihad islamica non è più derubricabile a leggerezza: siamo davanti a un problema politico e istituzionale serio. Non basta la scusa del collegamento da remoto per giustificare la vicinanza, anche indiretta, al cuore del terrorismo palestinese. Chi ricopre un incarico Onu non può muoversi dentro certi ambienti senza comprometterne gravemente credibilità e imparzialità

Oramai le frequentazioni di Francesca Albanese sono più che note. Anzi, lo sono in modo molto più plateale da qualche giorno, ovvero da quando è emersa la sua partecipazione a una conferenza del 2022, «16 Years of Siege on Gaza: Impact and Prospects», come rivelato da Il Giornale. E, infatti, come detto, tra i relatori c'erano anche due dei volti più noti di Hamas, Bassem Naim e Ghazi Hamad. Ma ora il limite è stato superato e quella che conta è anche la platea, come sottolineato dal blogger Luca Danieli: nel tavolo d'onore c'era uno dei volti più strategici del terrorismo palestinese, colui che è stato visto letteralmente a braccetto con Ismail Haniyeh e Yahya Sinwar, nonché in eventi dal titolo «Resistenza Islamica – Hamas. Governatorato di Khan Yunis» e con indosso la sciarpa su cui compariva la scritta «Comitato Amministrativo Locale».

Ma anche vicino a Abu Hilal, leader del Palestinian Freedom Movement – Al-Ahrar, figura centrale del gruppo e considerata il principale punto di collegamento di Al-Ahrar con le altre organizzazioni palestinesi attive a Gaza. Si tratta di una fazione palestinese nata nel 2007 da una scissione di Fatah che si è progressivamente allineata alle posizioni del fronte islamista, diventando un attore politico e militare pienamente inserito nel blocco guidato da Hamas all'interno della Striscia. Il movimento negli anni ha rivendicato diversi attacchi contro Israele e, pur non avendo la notorietà internazionale delle grandi fazioni, mantiene un ruolo significativo nel mosaico delle milizie gazawi, soprattutto come forza fedele all'asse Hamas e vicina all'Iran.

Lì c'era il gotha. Perché insieme a quest'uomo, proprio accanto a lui, sedeva Momen Aziz, il portavoce dei Mujahideen, definito così dall'agenzia di stampa Qods (Qodsna), la prima agenzia di stampa specializzata della Repubblica Islamica e la seconda non governativa in Iran. Definito da Shams News, media palestinese, membro del Segretariato generale del Movimento della Jihad islamica palestinese, avrebbe affermato che il Movimento della Jihad islamica in Palestina si distingue per essere un movimento completo con un approccio educativo, politico e jihadista, che lavora diligentemente in tutti i campi per realizzare la promessa di Dio di vittoria e di potere sulla terra di Palestina.

Il punto, però, per tornare all'Italia, è cosa ci facesse lì il nuovo idolo dei ProPal, Francesca Albanese. Colei che anima le piazze in difesa della Palestina, che si è più volte espressa in modo ambiguo anche sull'antisemitismo, non fornisce risposte circa i suoi rapporti con il cuore del terrorismo palestinese. Ha risposto a Il Giornale utilizzando la scusa del collegamento da remoto: «Collegandomi, io come gli altri ospiti internazionali, non avevo alcuna idea di o controllo su chi fosse in sala».

Ora, ammesso che ciò sia possibile e che lei non abbia nemmeno lontanamente ascoltato i discorsi di chi era prima o dopo di lei, come ci si ritrova a essere invitati dai terroristi? Per essere in certi "circoli di élite", forse, in qualche modo, bisogna anche essere nelle grazie di chi quei circoli li presiede. Così come, forse, sarebbe opportuno accertarsi della caratura dei relatori prima di accettare un determinato invito. Questo, sempre ammesso che ci si voglia discostare da ambienti di questo calibro.

Già quando aveva incontrato il filo-Hamas Mohammad Hannoun, condividendo con lui il palco, la special rapporteur aveva detto di aver sbagliato a non controllare chi fosse. Siccome, però, Albanese ci sembra una persona che tutto ha fuorché deficit mnemonici, sarebbe il minimo che, con il ruolo che ricopre all'Onu, chiarisse il suo più totale distacco da tagliagola come sono quelli di Hamas. Gli stessi che hanno causato il 7 ottobre, che hanno usato lo stupro come arma di guerra, che hanno messo in moto una macchina propagandistica di altissimo livello grazie ai finanziamenti del Qatar e alla sinistra occidentale che si è piegata a una narrazione distorta.

Narrazione per colpa della quale è quasi normale assimilare Hamas alla Resistenza, per cui i cori «Palestina libera dal fiume fino al mare», gridati nelle piazze, sono il pane quotidiano che ghettizza, nota dopo nota e parola dopo parola, sempre più gli ebrei. Così come sono riusciti a mascherare l'antisemitismo, nascondendosi dietro la parola "antisionismo", mentre gridano a gran voce nei cortei italiani la parola "Intifada". Perché concedere a questa donna le chiavi delle città italiane? Perché la sinistra ha fatto (ora qualcuno ha capito che è meglio discostarsene) a gara per averla tra le proprie fila? La stessa sinistra che dovrebbe avere come faro quello dei diritti.

Gli stessi che sono negati nelle teocrazie e nei regimi. Ma qualcuno spartisce il palco con chi quei diritti li nega, in primis alle donne. E allora è proprio in nome di quel femminismo che viene tanto sbandierato, così come dei diritti umani, che chiunque dovrebbe pretendere delle spiegazioni. Perché per poter sfoggiare magliette con scritto "il corpo è mio e decido io", deve vigere il diritto di protesta, un qualcosa che certamente Hamas non prevede. Quindi, a prescindere dai colori politici, facendo leva su uno spirito liberale, chiediamoci cosa c'entra l'Italia con il terrorismo. Perché è proprio il terrorismo palestinese ad aver segnato le pagine più buie degli attentati che abbiamo subito. E la memoria non può essere cancellata così.

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