Hadar torna a casa e Israele lo abbraccia
Commento di Deborah Fait
Deborah Fait
Hadar aveva 23 anni quando fu ucciso nel 2014 durante l’operazione Tzuk Eitan (Margine di protezione). In quegli anni Israele era esasperato dal continuo lancio di missili da Gaza, uno stillicidio continuo, atti di terrorismo per le strade fino alla reazione con l’operazione Tzuk Eitan che aveva lo scopo di distruggere i tunnel che Hamas riempiva di armi e missili. Hadar, a quell’epoca si arruolò volontario. Il 1.agosto del 2014, durante la tregua di 72 ore rotta, come sempre, da Hamas, la sua unità cadde in un’imboscata, Hadar venne ucciso e il suo corpo rapito e portato a Gaza. Da allora divenne un simbolo per Israele. In questi lunghi 11 anni i suoi genitori hanno girato il mondo, da un capo di Stato all’altro, furono ricevuti anche dal Papa, per perorare la pressione su Hamas affinchè Hadar tornasse a casa a riposare in pace. Come sempre quando un soldato cade, migliaia di israeliani si sono stretti alla famiglia Goldin e Hadar è diventato il figlio di tutti. Finalmente, poche ore fa, i resti del nostro ragazzo sono stati consegnati alla Croce Rossa e poi all’esercito che lo ha portato verso il Centro di Medicina Legale di Abu Kabir, a sud di Tel Aviv, per l’esame del DNA e la conferma della sua identità. Le auto che seguivano la salma passavano attraverso una fila interminabile di israeliani di tutte le età, con le bandiere e i nastri gialli, che salutavano, molti piangendo, il nostro eroe il cui corpo è stato trattenuto per 11 anni, nei tunnel dell’inferno di Gaza. Nessuna delle persone che lo salutava poteva conoscerlo ma era il figlio di tutti, il fratello di tutti. Ai suoi funerali parteciperà tutta Israele e la breve vita di Hadar, fatta di amore per la sua Terra e di generosità sarà ricordata come simbolo di un popolo forte e coraggioso. La madre Leah, il padre Simcha e i suoi fratelli, Ayelet e Menachem, lo accompagneranno per l’ultimo riposo nella Terra che amava tanto. All’entrata di Abu Kabir molte persone tenevano in mano le sue foto e lo salutavano in un commosso silenzio. Netanyahu ha detto: "Naturalmente questo è avvenuto nel mezzo della grande agonia della sua famiglia, che ora potrà dargli una sepoltura ebraica. Abbiamo un'eredità dalla fondazione dello Stato: restituire i nostri soldati caduti in battaglia. Nessun figlio di Israele resti in mani nemiche”.
Per la famiglia è finita l’agonia, d’ora in poi resteranno l’amore, il ricordo e la consolazione di averlo in Terra di Israele e di poterlo salutare dove riposerà finalmente in pace, non più nelle mani feroci del nemico. Riposi in pace insieme ai tanti suoi fratelli che, come lui, hanno dato le loro vite perché Israele continui ad esistere.
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