Tre anni di governo Meloni, più lavoro, meno migranti
Analisi di Andrea Muzzolon
Testata: Libero
Data: 23/10/2025
Pagina: 2
Autore: Andrea Muzzolon
Titolo: Tre anni di governo Meloni: più lavoro, meno migranti

Riprendiamo da LIBERO di oggi 23/10/2025, a pag. 2, con il titolo "Tre anni di governo Meloni: più lavoro, meno migranti", l'analisi di Andrea Muzzolon.


Andrea Muzzolon

Giorgia Meloni, dopo tre anni di governo, registra consensi record, anche perché i risultati sono oggettivamente buoni: più posti di lavoro ed è stata rispettata la promessa di combattere l'immigrazione clandestina.

Sono passati tre anni da quel 22 ottobre 2022, giorno in cui Giorgia Meloni ha riportato il centrodestra unito al governo della Nazione. Tre anni intensi in cui il premier ha dovuto risollevare un’Italia martoriata dalla pandemia e rassegnata dopo un decennio di governi frutto di accordi di palazzo. Tre le parole chiave della campagna elettorale che hanno portato Meloni a Palazzo Chigi: lavoro, immigrazione e riforme. Se è vero che il percorso verso la fine della legislatura è ancora lungo, sicuramente a oggi possiamo affermare che il presidente del Consiglio sta tenendo fede ai suoi impegni.
Il lavoro è stato senza dubbio al centro dell’azione del governo. Meloni è ripartita da quel mantra di berlusconiana memoria: 1 milione di posti di lavoro come obiettivo da centrare. Ebbene, non sono serviti cinque anni. Dopo mille giorni, il premier può vantare 1,2 milioni di nuovi contratti stabili, centrando un record storico per l’occupazione nel Paese: 62,6%. Contestualmente, la percentuale di disoccupati è crollata al 6%, un dato che in Italia non si vedeva dal 2007, prima dello scoppio della crisi economica.
Risultati resi possibili dall’ossessione del premier per il taglio del cuneo fiscale.
In tre anni sono stati stanziati ben 18 miliardi di euro necessari per tagliare l’Ires, garantire nuovi esoneri contributivi e, sopratutto, la super deduzione al 120% per le imprese che assumono. Non solo, grazie a quei soldi il governo ha ridotto da quattro a tre gli scaglioni dell’Irpef, favorendo i redditi fino a 28mila euro.
Caposaldo del centrodestra rimane il sostegno alla famiglia: dall’esecutivo sono stati stanziati 19 miliardi per l’assegno unico, aumentati gli indennizzi per i congedi parentali dal 30% all’80% nei primi tre mesi e destinati quasi 500 milioni per il bonus mamme nel 2025.
Secondo opposizioni e commentatoroni vari, le ricette del centrodestra avrebbero dovuto far collassare l’economia italiana. Tre anni dopo la situazione è ben diversa. Il rapporto tra deficit e Pil è passato dall’8,1% al 2,8%, mentre lo spread è calato di 157 punti base, raggiungendo quota 79.
Una solidità dei conti pubblici che tutte le principali agenzie di rating hanno riconosciuto all’Italia, riformulando al rialzo il giudizio sull’affidabilità e la sostenibilità del debito del nostro Paese.
Finalmente anche per il sud sono stati pensati interventi concreti: la Zes unica per il Mezzogiorno è realtà, con un impatto economico stimato di oltre 27 miliardi di euro, mentre da Roma sono stati stanziati oltre 7 miliardi fino al 2030 per sostenere le assunzioni. A tutto questo va aggiunto il percorso virtuoso intrapreso dal nostro Paese sul fronte del Pnrr: ad oggi siamo i primi in Europa per obiettivi raggiunti, con 447mila progetti già finanziati (di cui 294mila conclusi). Il Ponte sullo Stretto non è più solo un’utopia irrealizzabile: la maggioranza ha approvato definitivamente il progetto per unire Calabria e Sicilia, mettendo sul piatto 13,5 miliardi di euro.
Ulteriori buone notizie per la Sicilia si registrano sul fronte immigrazione. Il dossier sugli sbarchi è sempre stato in cima alle priorità del governo e a tre anni dall’insediamento i progressi sono sensibili. Con Meloni il trend di crescita dell’immigrazione clandestina si è finalmente fermato: nei primi nove mesi del 2025 gli sbarchi sono calati del 29% mentre i rimpatri sono cresciti del 52% rispetto allo stesso periodo del 2022. Ciò significa meno pressione sulle nostre coste e flussi maggiormente gestibili. Accordi chiave sono stati siglati con gli Stati del nord Africa per limitare l’azione degli scafista e l’intesa con l’Albania - magistratura rossa permettendo - potrebbe rappresentare la svolta decisiva per il Paese. Tolleranza zero per chi delinque. Provvedimento simbolo di questi primi tre anni è il decreto Sicurezza: sgomberi veloci, misure anti-borseggiatrici e pene più severe per ecovandali e chi truffa gli anziani. Il governo può vantare 37mila nuove assunzioni tra le forze dell’ordine, oltre all’introduzione delle tutele legali in favore del personale del comparto difesa. Il centrodestra aveva promesso importanti riforme strutturali. L’Autonomia differenziata, dopo i referendum consultivi del 2018 in Lombardia e Veneto, è realtà. La riforma della Giustizia è ora arrivata all’ultima lettura dell’Aula, ma per giungere alla definitiva separazione delle carriere dei giudici bisognerà passare per il referendum nel 2026. Allo studio anche la riforma per l’elezione diretta del presidente del Consiglio, svolta che metterebbe fine agli inciuci post voto. Grazie all’attuazione della riforma fiscale sono stati recuperati 65 miliardi di euro di evasione fiscale e, grazie alla prossima manovra, proseguirà il percorso verso la pace fiscale. Ancora tanto si può fare sulle pensioni, ma checché ne dica Elly Schlein, l’aumento in questi tre anni c’è stato. Non di 1,5 euro come sostenuto dalla segretaria dem, ma di quasi cento: l’assegno minimo è ora di 616 euro contro i 525 di quando si insediò Giorgia Meloni. Passi avanti anche per l’assegno sociale, cresciuto da 468 a 538 euro. La sanità rimane un nodo complesso da sciogliere. Il governo sta facendo la sua parte: dal 2022 il Fondo Sanitario Nazionale è cresciuto di 17 miliardi, toccando la soglia record di 143 miliardi di euro. Dall’università alla scuola, passando per agricoltura, turismo e sport, le misure sono tantissime e sarebbe impossibile condensarle in queste righe. Ciò che è certo è che l’Italia è ripartita ed è tornata centrale nel mondo; Meloni ha altri due anni per convincere gli italiani che questa è la strada giusta.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@liberoquotidiano.it