Il patto fra islamisti e La France Insoumise
Commento di Annalina Grasso
Testata: Il Riformista
Data: 23/10/2025
Pagina: 8
Autore: Omar Youssef
Titolo: Quel patto tra gli islamisti e La France Insoumise. L’inchiesta di Souleimane

Riprendiamo dal RIFORMISTA del, 23/10/2025, a pagina 8, il commento di Annalina Grasso dal titolo: "Quel patto tra gli islamisti e La France Insoumise. L’inchiesta di Souleimane".

Annalina Grasso
Jean Luc Mélenchon, presidente de La France Insoumise, il primo partito islamo-comunista di massa all'estrema sinistra del parlamento francese. Il gionalista siriano (dissidente esule in Francia) Omar Youssef Souleimane, nella sua inchiesta "I complici del male", svela il retroscena dell'alleanza di Mélenchon con la galassia estremista islamica francese.

C’è molto nervosismo e insofferenza tra le fila di La France Insoumise. Un’irritabilità crescente, alimentata dalla recente pubblicazione di un’inchiesta destinata a scuotere l’intero Paese: un libro che rivela i rapporti tra il movimento di Jean-Luc Mélenchon e l’islamismo. Si tratta di Les Complices du mal (Éditions Plon), scritto dal giornalista e scrittore siriano naturalizzato francese Omar Youssef Souleimane.

L’autore ha costruito la propria inchiesta infiltrandosi nelle prime manifestazioni e raduni organizzati in Francia già all’indomani del 7 ottobre 2023. Lì, racconta, si è trovato di fronte a quella che descrive come una strategia mirata: un vero e proprio patto elettorale tra La France Insoumise e gli ambienti islamisti.

Souleimane spiega di aver deciso di scrivere Les Complices du mal dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre e, soprattutto, dopo aver sentito Mélenchon definire il massacro come “una reazione alla violenza”. Un’affermazione poi confermata ufficialmente dal suo partito. «Provengo da un mondo dominato dagli islamisti – racconta – e non volevo che la Francia, il Paese che ho adottato e che mi ha adottato, fosse offesa da queste persone e dalla loro complicità con La France Insoumise».

Il libro, però, ha subito incontrato ostacoli. «La France Insoumise ha cercato di bloccarne la pubblicazione», denuncia Souleimane. «Il partito ha avviato un’azione legale per ottenere una copia prima dell’uscita e sporgere denuncia per diffamazione. Ma come si può denunciare un libro che non si è ancora letto? Hanno tentato di censurarlo, ma non ci sono riusciti: i tribunali francesi hanno stabilito che non avevano il diritto di ottenerne una copia preventiva».

Secondo Souleimane, l’alleanza tra l’estrema sinistra francese e gli ambienti islamisti ha radici storiche. «Nasce negli anni Settanta – spiega – con l’arrivo di Khomeini in Francia. Fu accolto con entusiasmo dalla sinistra perché si presentava come un combattente della resistenza contro l’imperialismo. Ma una volta tornato in Iran, i primi che assassinò furono proprio gli iraniani di sinistra. Nonostante ciò, la sinistra francese continuò a sostenere gli islamisti, affascinata dall’immagine di “rivoluzionari della resistenza”. Un’illusione ideologica che, purtroppo, continua ancora oggi».

Ma cosa attrae la sinistra francese verso l’islam politico? «Non verso l’Islam come religione – precisa Souleimane – ma verso gli islamisti. In Medio Oriente sarebbe impensabile: la sinistra è legata all’ateismo, alla modernità, al Rinascimento, mentre l’islamismo guarda al passato e al mito del califfato. Tuttavia, in Francia, ciò che seduce la sinistra è l’idea di rivolta contro il capitalismo e la narrazione vittimistica degli islamisti, convinti di essere vittime di un complotto occidentale. È una visione che risuona con il sentimento di marginalità e opposizione che anima una parte della sinistra radicale».

Souleimane non nasconde le proprie origini e affronta un tema delicato: l’antisemitismo radicato nel mondo arabo. «Vengo da un mondo in cui la parola “ebreo” è un insulto. È terribile crescere in un contesto dove l’antisemitismo domina la sfera pubblica. Un bambino siriano educato in questo clima, quando arriva in Europa, o diventa ancora più antisemita, oppure prende coscienza di quanto questa mentalità abbia distorto la società».

Secondo l’autore, in Occidente si tende a dare voce agli attivisti filo-palestinesi e agli influencer di Hamas, piuttosto che ai palestinesi dissidenti o ai moderati. «Abbiamo prestato troppa attenzione alla Flotilla per Gaza e agli influencer di Hamas perché in molti provano nostalgia per la resistenza e la rivoluzione. Nei campus universitari, durante le guerre d’Algeria e del Vietnam, si sognava la rivolta. Oggi i giovani rivivono quella stessa illusione attraverso la causa palestinese: è il modo con cui cercano di dare un senso alla propria crisi d’identità».

Souleimane conclude con un appello al risveglio delle coscienze occidentali. «Dobbiamo continuare a lavorare, a scrivere, a preoccuparci, a non arrenderci. E, soprattutto, a unirci e a parlare. È l’unico modo per evitare che l’Europa venga ingannata ancora una volta. Col tempo, le persone capiranno e non si lasceranno più manipolare».

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