Un attentato? Abu Mazen dimesso? La Road Map in difficoltà?
la colpa è sempre e naturalmente di Israele
Testata:
Data: 09/09/2003
Pagina: 7
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Sì dell’Europa ad Abu Ala, Israele non si fida
Meritevole di un plauso in questo articolo è innanzitutto la breve e quanto mai fasulla sintesi che il nostro giornalista fa del governo Abu Mazen, da poco conclusosi:

Centotrenta giorni. Tanto (poco) è durata l’esperienza del governo di Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Al centro della sua azione, il disarmo delle milizie, la smilitarizzazione dell’intifada, il riequilibrio dei poteri con Yasser Arafat, la piena attuazione della Road Map.

Risistemiamo la frase basandoci su un bilancio reale di ciò che Abu Mazen ha fatto nei suoi 130 giorni di governo.

Tanto (poco) è durata l’esperienza di governo di Abu Mazen. Al centro dei suoi obiettivi iniziali (sempre se dobbiamo credere alle dichiarazioni fatte e se ci dimentichiamo temporaneamente che è stato il braccio destro di Arafat per almeno 40 anni... altro che riequilibrio dei poteri con Yasser Arafat) vi erano il disarmo delle milizie e la smilitarizzazione dell’Intifada: peccato che Abu Mazen non abbia compiuto una sola azione concreta in questo senso, a meno che De Giovannangeli non si riferisca a quella ridicola "tregua" (hudna) che le maggiori organizzazioni terroristiche hanno indetto in realtà con l’unico scopo di rinsaldare le proprie file, pesantemente compromesse dall’azione dell’intelligence israeliana degli ultimi mesi.

Altro suo presunto obiettivo era la piena attuazione della Road Map ma poiché non ha fatto assolutamente nulla di concreto per superare "la fase uno" (quella che in sostanza dice: stop al terrorismo palestinese) non vediamo come si poteva passare alla fase due...

Le resistenze di Arafat, le chiusure di Israele, il rilancio dell’azione terroristica da parte dei gruppi estremisti palestinesi: sono le ragioni che hanno portato, a detta dell’ex premier, alla crisi del suo governo e alle inevitabili dimissioni che vengono ufficializzate nel giorno in cui Israele, con un raid aereo a Gaza, cerca di uccidere, fallendo l’obiettivo, lo sceicco Ahmed Yassin, fondatore e guida spirituale di Hamas.
Sì, ci sono state le resistenze di Arafat e ciò che il nostro giornalista definisce "rilancio dell’azione terroristica" (che si rifierisca a quelle decine di attentati che i terroristi hanno cercato di mettere a segno durante la "tregua"? o si riferisce solo a quei due, tre attentati purtroppo realizzatisi che hanno portato a stragi di civili israeliani?)... ma è evidente dall’impostazione di tutto il periodo che la vera responsabile delle dimissioni di Abu Mazen è Israele, le sue "chiusure" (si ricorda il nostro giornalista lo sgombero coatto di alcune colonie? Si ricorda l’assegnazione di alcuni importantissimi territori al controllo palestinese?) e le sue eliminazioni mirate (ps: Ahmed Yassin più che guida spirituale, che fa tanto new age, è un riccone che procura ai terroristi tutto ciò di cui loro hanno bisogno, cioè armi e bombe).

Il nostro giornalista, dopo aver fatto questa "sintesi", inizia a raccontare della nuova nomina a primo ministro di Abu Ala e di quanto l’Europa, nella persona di Solana (il che è tutto dire...), sia disposta a sostenere amorevolmente il nuovo premier.

Segnaliamo solo alcune frasi in cui il nostro giornalista mette le mani avanti per i prossimi giorni: se Abu Ala fallirà, sarà colpa di Israele.

Ogni sua considerazione [di Abu Ala] è volta a sottolineare le difficoltà del suo compito. E la maggior difficoltà viene da Israele.

Si rivolge ad Israele, il neopremier palestinese, e le prime risposte che riceve non vanno certo nella direzione da lui auspicata. Nel migliore dei casi, è freddezza.

E intanto propone un cessate il fuoco ad Israele: non una tregua unilaterale, ma un accordo a due che finora gli Israeliani hanno respinto.
Non c’è commento per l’ultima frase scandalosa riportata qui di De Giovannangeli, o forse c’è... e sono i resti umani straziati dell’ultimo attentato terroristico di ieri a Tel Aviv.


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