Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "La nostra insostenibile leggerezza dell’essere".
Giulio Meotti
Ricordate gli europei compiaciuti di fronte agli idioti americani quando sette anni fa Trump all’Onu li mise in guardia contro la dipendenza dal petrolio russo e una banda di tedeschi coglioni gli rise in faccia?
L’osservazione di Trump sull’“inferno” era rivolta agli alleati europei dell’America. L’inferno particolare in cui stiamo andando non è una novità per chi segue questa newsletter da cinque anni, ma vale la pena fare un tour della situazione attuale.
Vediamo chi ora ride.
EUROPA OCCIDENTALE
La metà occidentale dell’Europa non sta “andando” all’inferno; è già al check-in express.
Lo scrive anche Alessandro Baricco, lo scrittore che si gingilla, in un testo allucinato e allucinante intriso di wokismo e palingenesi: “L’Occidente è un animale morente”. In pratica, Baricco dice che i giovani ebbri di violenza ideologica rigenereranno l’Occidente.
Ora siamo alle stragi nelle sinagoghe inglesi, al terrorismo islamico osannato nelle piazze e alle minacce di attentati contro Notre Dame e capi di governo europei.
In queste condizioni, i prossimi cinque anni saranno l’ultimo ciclo elettorale per l’Europa occidentale. Poi non avrà più senso riporre speranze nel voto del 2033 o del 2038 o del 2040 o del 2045, perché allora saremo già oltre il punto demografico di non ritorno.
Questa è l’Irlanda, un paese che fu cattolico e dove fino a non molto tempo fa non c’era alcuna massa critica islamica.
Giornali e think tank, pur decodificando con cautela statistiche ufficiali opacizzate, speculano sul fatto che le popolazioni autoctone di alcune delle più antiche nazioni del mondo diventeranno minoranza in casa propria entro la metà del secolo.
Ma come sanno tutte le persone di buon senso, la Grande Sostituzione è una teoria del complotto razzista. Non accadrà mai, perché in molti paesi occidentali è già successa.
Se, come in Francia o in Germania o in Inghilterra, il novanta per cento della popolazione è più o meno composto da autoctoni con, diciamo, un tasso di fertilità di 1,6, e il dieci per cento è musulmano con, approssimativamente, un tasso di fertilità di 3, allora il novanta per cento e il dieci per cento avranno lo stesso numero di nipoti. Vale a dire, ci vogliono due generazioni per recuperare il ritardo e ne abbiamo già lasciata passare una senza fare niente.
Lo si è visto all’Onu dopo che aveva parlato Trump: alcuni paesi europei sono usciti dall’aula quando ha iniziato a parlare l’uomo nero israeliano, ma sono rimasti al loro posto quando ha parlato il macellaio siriano, il satrapo palestinese antisemita e la sfinge iraniana.
Se non chiudiamo l’Onu, l’Onu chiuderà l’Occidente per sostituirlo col “Sud del mondo”.
Nel frattempo, le cosiddette società “libere” reprimono sempre più sfacciatamente la libertà di parola dei propri cittadini.
E la violenza politica dilaga.
La violenza è inebriante e, una volta presa l’abitudine, liberarsene è difficile.
Più o meno esattamente 224 anni fa, Bertrand Barère, un giornalista, avvocato e intellettuale di successo, noto per il suo impegno nell’istruzione elementare universale e per la promozione della virtù repubblicana attraverso l’educazione civica, nonché membro del Comitato di Salute Pubblica francese, disse ai suoi compagni rivoluzionari:
“Facciamo del terrore l’ordine del giorno!”.
Lo sarà, se questa febbre persiste.
Dalla “pace attraverso la violenza” a “la jihad è tutta colpa degli ebrei”, quando ogni singola parola della lingua sarà stata completamente spogliata di ogni significato razionale, non rimarrà altro che violenza e terrore.
Siamo arrivati al “nostro momento Weimar”, come nella copertina dello Spectator. Il direttore, l’ex ministro dell’Istruzione Michael Gove, sostiene che siamo come la Germania negli anni ’20 e ’30.
L’ultima volta non è finita benissimo.
Un articolo straordinario, che citerò:
“La storia potrebbe non ripetersi, ma fa rima – e possiamo sentire gli echi della Repubblica di Weimar nella nostra crisi attuale. Il primo avvertimento da Weimar è che la nostra politica si è spostata sempre più dai corridoi della capitale alle sue strade. L’energia intellettuale e culturale è, come allora, con le forze più radicali e trasgressive. Artisti, polemisti e altri che si collocavano nell’avanguardia culturale cercavano di smantellare i ruoli di genere tradizionali, ridicolizzare i valori borghesi e deridere l’attaccamento patriottico. Uno dei parallelismi più agghiaccianti tra quei tempi e i nostri è che, mentre le strutture tradizionali cedevano, chi per primo, e con maggiore forza, subiva la pressione era la popolazione ebraica. L’antisemitismo è la nuova normalità contemporanea: sinagoghe imbrattate di feci, studenti ebrei evitati dai coetanei nei campus, beni ebraici boicottati, ebrei aggrediti. Ciò che si trova davanti ai nostri occhi è una casa che molti di noi sono stati cresciuti ad amare, ora appare trascurata, i suoi custodi disorientati, le sue mura fatiscenti. L’abbiamo già vista scossa. Sappiamo che può essere restaurata. Ma alle nostre spalle si sta alzando un vento impetuoso e indomito”.
Già Harold James, il celebre storico, ha evocato Weimar per l’Europa.
La prima Repubblica tedesca, tra inflazione, opposti estremismi e vertigine del ballo, venne smantellata dall’ascesa di Hitler. Quella Repubblica rappresenta un enigma culturale, la “culla del moderno”, il capolavoro di democrazia-teorica dedita a un pacifismo mutilato, la faglia fra umanesimo e irrazionalismo. Era miope e vulnerabile ai pericoli. Il primo caso di “vita e morte di una società permissiva” secondo il grande Walter Laqueur.
La Francia di Macron è super Weimar e ormai passa da un inutile primo ministro a un altro: Philippe, Castex, Borne, Attal, Barnier, Bayroux, Lecornu e di nuovo Lecornu. Otto governi in otto anni. La Quinta Repubblica è finita. E dentro sta crollando: da gennaio a giugno, 401 attacchi alle chiese francesi.
Dopo la visita di Trump al Castello di Windsor, Sadiq Khan, il musulmano Taqiyya a capo della capitale del Regno Unito, ha deciso che i londinesi avevano bisogno di essere tirati su di morale e ha pubblicato un commovente video della nuova città che ha inaugurato.
Queste non sono le parole di Sir Sadiq, ma di uno pseudo-poeta chiamato “Kareem Parkins-Brown”.
Quando la nostra civiltà era ancora capace di poesia, questa coinvolgeva la rima e la metrica. Ora è solo prosa scadente.
Hitler, Stalin e Mao erano dei provinciali nella loro folle ambizione in confronto a questi tizi. Quel tizio che singhiozza sulla panchina del parco? È seduto a Londra, ma potrebbe essere Parigi o Oslo, Milano o Toronto, New York o Malmö o qualsiasi avamposto dell’“ordine mondiale internazionale”.
Intanto nella vita reale le bambine sono bandite a Londra dal partecipare a una corsa di beneficenza islamica.
A un certo punto nel video si vedono degli ebrei inglesi che accendono le luci di Hanukkah. Quanto ai tifosi di calcio israeliani, sono stati appena banditi dalla seconda città inglese al 30 per cento islamica.
Forse anche Pinchas Dunner ha visto il video dalla sua casa di Los Angeles, dove guida una delle congregazioni ebraiche più importanti d’America da un decennio.
Il giorno dopo che Jihad al-Shamie, cittadino britannico di origine siriana, ha attaccato una sinagoga a Manchester, Dunner, 55 anni, nato e cresciuto a Londra, ha capito che l’Europa era finita. “Manchester mi ha convinto che non tornerò mai più nel Regno Unito”, afferma Dunner al Wall Street Journal. “Penso che la situazione sia segnata. A meno che non ci sia un grande cambiamento politico, non vedo alcun futuro per gli ebrei nel Regno Unito. Che ci vogliano 10 o 50 anni, la comunità ebraica lì è in un inevitabile, inesorabile declino verso lo zero”.
Quella dell’Europa occidentale è una tragedia. Il nostro mondo si sta disgregando.
EUROPA CENTRALE
I resti dell’“Occidente” ancora sano, libero e con istinto di sopravvivenza oggi si trovano a est della Cortina di ferro. “Da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico”, per dirla col grande Winston Churchill, i luoghi più pacifici del continente sono Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovenia.
Perché? Perché non sono pieni di musulmani.
Francistan e la Grande Sinagoga di Budapest
Niente sinagoghe bruciate, niente ebrei picchiati a sangue come in Francia, niente corti della sharia, niente chiese profanate, niente leggi o processi sull’islamofobia, niente insegnanti decapitati, niente vignettisti sotto scorta, niente stazioni trasformate in bidonville, niente parchi usati per pregare Allah, niente donne col burqa, niente mutilazioni genitali, niente burqini nelle piscine pubbliche, niente scuole a maggioranza immigrata e così via.
Chiunque sia stato a Cracovia, a Budapest, a Bratislava o a Praga negli ultimi anni può averlo visto.
Non è complicato. La domanda è se riusciranno a mantenere questo vantaggio. E non ne sono certo.
RUSSIA-UCRAINA
Tra qualche mese, il Cremlino starà combattendo in Ucraina da più tempo di quanto non abbia combattuto contro le potenze dell’Asse sul fronte orientale.
E temo che l’Ucraina finirà la carne da cannone molto prima di finire i cannoni forniti dalla Nato.
Nel 1991, all’indipendenza, aveva 52 milioni di abitanti.
Nel 2021, l’anno prima della guerra, 43 milioni.
Oggi: 33 milioni.
Nel 2050: 25 milioni.
Visto che per ogni bambino ucraino nato ci sono tre ucraini morti (senza considerare quelli morti a causa di Putin), questa sarà l’ultima guerra dell’Ucraina. E se gli occidentali non volevano né che Kiev vincesse né che perdesse, la demografia rischia di decidere per loro (non che i russi se la vedranno meglio, ma al momento sono semplicemente cinque volte più numerosi).
AFRICA
Nel 1900 la popolazione africana era di 140 milioni. Per questo era possibile che un continente intero fosse posseduto da un altro – l’Europa – e che poche decine di funzionari britannici governassero l’intero Sudan fino al 1956, meglio di qualsiasi epoca successiva.
Ecco qualche dato preso dal libro di Edward Paice Youthquake – Why African Demography Should Matter to the World.
Lagos, in Nigeria, nel 1950 era abitata da 300.000 persone. Oggi sono 15 milioni e nel 2050 saliranno a 40 milioni. Nel 1950 il Niger, con 2,6 milioni, era più piccolo di Brooklyn. Nel 2050, con 68,5 milioni di persone, sarà più grande della Francia. E la Nigeria, con 411 milioni di persone, sarà più grande degli Stati Uniti.
La crescita della popolazione africana: da 300 milioni a 3 miliardi, di cui la metà sotto i 25 anni
Le madri africane avranno 550 milioni di bambini negli anni ‘40 del millennio, il 40 per cento di tutti i bambini nati nel mondo in quel decennio.
Oggi l’Africa ha un miliardo e mezzo di abitanti. Il continente aggiunge ogni quattro anni l’equivalente della sua popolazione del 1900. Nel 2020 aveva 1,38 miliardi di persone; nel 2025 saranno 1,55 miliardi; nel 2050 si prevede un altro miliardo in più. Nel 2070 – lo stesso intervallo che ci separa dai grandi Thatcher e Reagan – il mondo avrà 5 miliardi di asiatici (in calo), oltre 3 miliardi di africani (in aumento) e l’Europa e le Americhe conteranno come spiccioli demografici.
Se anche solo una parte significativa di quei tre miliardi dovesse decidere di imbarcarsi dai porti libici lasciati da Obama, Renzi, Cameron e Hollande ai jihadisti e farsi traghettare da ong tedesche svitate verso porti italiani, per l’Europa sarebbe la fine.
Lo spiega Stephen Smith in Fuga in Europa. La giovane Africa verso il vecchio continente:
“La situazione ricorda il Messico degli anni ‘70. Prima di allora, solo una piccola parte della popolazione poteva racimolare i mezzi per attraversare il Rio Grande e stabilirsi negli Stati Uniti. Ma quando il loro paese ha varcato una soglia di relativa prosperità, sempre più messicani hanno deciso di partire. Tra il 1975 e il 2010, 10 milioni di messicani sono emigrati in America sia legalmente che illegalmente. In tutto, compresi i loro figli nati negli Stati Uniti, i messicano-americani ora formano una comunità di circa 30 milioni di persone, circa il 10 per cento della popolazione statunitense. Se gli africani seguissero quell’esempio da qui al 2050, la popolazione europea comprenderebbe dai 150 ai 200 milioni di afro-europei - contando gli immigrati e i loro bambini. In poco più di trent’anni, tra un quinto e un quarto della popolazione in Europa sarebbe di origine africana”.
Chi resterebbe in Ciad o in Mali con il cellulare pieno di messaggi di politici della UE e prelati del Vaticano che ripetono che “la diversità è la nostra forza”?
MEDIO ORIENTE
Se in passato l’Islam si è espanso attraverso conquiste, massacri, conversioni forzate ed espulsioni, il modo più efficace oggi è quello attraverso la demografia e la democrazia o in una parola: immigrazione. E l’Onu.
Ci sono 57 membri dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, che all’Onu votano compatti. L’unico membro europeo è l’Albania, ma dato che oltre il 10 per cento dei maschi albanesi vive in Inghilterra, presto il Regno Unito potrebbe chiedere lo status di membro associato.
Mahmoud Abbas, al ventunesimo anno di mandato presidenziale quinquennale, ha accolto il riconoscimento occidentale della “Palestina” chiedendo agli inglesi due trilioni di dollari di riparazioni per il mandato britannico.
Gli israeliani hanno preso una terra senz’acqua e ora esportano acqua desalinizzata agli arabi. I comunisti venezuelani hanno preso una terra con i più grandi giacimenti di petrolio al mondo e ora sono senza benzina.
E noi vogliamo essere venezuelani.
Ma se creare uno “Stato Palestinese” (il 23esimo stato arabo) è il massimo che riusciamo a fare, allora la nostra civiltà merita di morire. Fine della discussione.
Lo ha appena spiegato l’ex premier spagnolo José María Aznar: “Israele combatte anche per noi. Se Israele perderà questa battaglia, la prossima sarà sulle coste del Sud dell’Europa e l’Occidente sarebbe sull’orlo della sconfitta totale”.
CINA e ASIA
La Cina invecchierà prima di diventare ricca. E non è una buona notizia: significa che il Politburo di Xi ha tutti gli incentivi ad agire presto. E infatti, con la Belt & Road, sta comprando pezzi di Commonwealth dal Pacifico all’Africa ai Caraibi. Il porto del Pireo, in Grecia, è per due terzi cinese, come quello di Trieste, di Genova e di Rotterdam, in pratica sono cinesi tutti i principali porti europei. E la mia teoria è che sarà Xi a dire a Putin quando fermarsi in Ucraina, tanto la Russia ormai dipende da Pechino.
La Cina ha un altro enorme vantaggio: è uno stato etnico classico, con 1,2 miliardi di Han che costituiscono il 92 per cento della popolazione.
Fedele alla demiurgia dello stalinismo, il Partito Comunista oggi dispone della Cina, e domani del mondo, come materiale plasmabile a piacimento. Pechino comanda esseri e cose, cielo e terra.
The Hundred-Year Marathon: China’s Secret Strategy to Replace America as the Global Superpower è un libro di Michael Pillsbury che parla della strategia della Cina per superare gli Stati Uniti come principale potenza globale entro il 2049 (l’Europa sarà fuori dai giochi molto, molto prima).
Qualche numero? Eccoli:
“Nel 1995, la produzione economica cinese era un decimo di quella americana. Nel 2021, era pari a tre quarti. Nello stesso periodo, la quota cinese della produzione manifatturiera mondiale è passata dal 5 per cento al 30 per cento. Mentre all’inizio del secolo solo un cinese su cinque viveva in città, oggi più di tre su cinque lo fanno. Questa urbanizzazione è stata così rapida che, tra il 2000 e il 2010, i villaggi cinesi sono scomparsi al ritmo di 300 al giorno. Nel 2003, la Cina non aveva una rete ferroviaria ad alta velocità, ma nel 2011 aveva la rete più grande del mondo. Il paese ha prodotto più acciaio in due anni di quanto la Gran Bretagna abbia prodotto in quasi due secoli. Allo stesso modo, tra il 2018 e il 2020 la Cina ha versato più cemento di quanto gli Stati Uniti abbiano fatto in tutta la loro storia. La Cina fonde e raffina quasi la metà delle riserve mondiali di rame. Le importazioni cinesi di petrolio, pari a 11 milioni di barili al giorno, equivalgono più o meno all’intera produzione dell’Arabia Saudita. La Cina brucia il 30 per cento in più di carbone rispetto al resto del mondo messo insieme e il suo consumo è ancora in aumento. L’acciaieria Shagang di Handan, che incorporava anche attrezzature provenienti da Francia e Lussemburgo, è ora la più grande al mondo. Ha contribuito a superare la produzione di acciaio cinese di tutti gli altri paesi messi insieme. La Cina controlla due terzi di tutta la lavorazione di litio e cobalto, quasi il 70 per cento delle terre rare e circa l’80 per cento della produzione di batterie”.
Trump ha detto che “se non hai acciaio, non hai un paese”. Beh, allora la Cina ha il mondo ai suoi piedi.
STATI UNITI
Il “momento anni ’50” dell’America sta finendo. Per il resto del mondo, l’era post-dollaro rischia di essere solo questione di tempo.
Trump ha dimostrato un’energia politica impensabile in Francia, Germania, Italia, Canada o Australia. Ma è ostacolato dal crollo sistemico, culturale, psichico, militare e industriale degli Stati Uniti. Inoltre, gli Stati Uniti sono la fonte di tutte le follie wokiste che affliggono l’Occidente.
Milioni di americani apparentemente sani – inclusi i giornalisti del New York Times, i professori di Harvard, i dirigenti ospedalieri e i governatori – sostengono che un uomo biologico possa essere tanto donna quanto Claudia Cardinale.
La sinistra americana sembra non arrendersi finché ogni ragazzo di scuola media non diventa una ragazza e viceversa. Perché? Perché se puoi abolire il sesso biologico, puoi fare qualunque cosa.
Eppure lo abbiamo fatto e ora siamo alle donne con il pene e agli uomini senza cervello.
Intanto a New York, che è ormai come l’Europa, dietro la Trump Tower, il famoso “nuovo che avanza”…
FINALE DI PARTITA
Non sappiamo come tutti questi fenomeni (irrilevanza violenta europea, esplosione demografica africana, sorpasso cinese e decadenza americana) si intrecceranno.
Forse un grosso pezzo di Ucraina sarà inglobata nell’impero russo. Forse finiremo per lavorare tutti per i cinesi. Forse l’Europa diventerà l’“Africa Occidentale del Nord”, come profetizzò Bernard Lewis. Forse le ragazze bianche sposeranno i musulmani e i ragazzi bianchi diventeranno ragazze esercitandosi coi fucili da cecchino contro i manichini di Charlie Kirk.
Ma qual è la probabilità che la classe politica occidentale, salvo poche eccezioni, si dimostri all’altezza di queste immense sfide nei prossimi cinque-dieci anni, l’ultimo margine per risolvere pacificamente la situazione? Scarsa, molto scarsa.
E dopo?
Per dirla con Eric Zemmour, “se domani ci fossero 20-30 milioni di musulmani francesi determinati a velare le mogli e applicare le leggi della sharia, l’unico modo per preservare le regole minime della laicità sarebbe attraverso la dittatura. Questo è ciò che Atatürk, Bourguiba e Nasser avevano capito ai loro tempi”.
E arriveremo di fronte a quella scelta terribile prima di quanto pensiamo.
Ora, spero che gli esperti del Premio Nobel per la Pace abbiano ragione su Trump e che non si limiti a “smantellare l’ordine mondiale internazionale”. Signor Presidente, se questo è “l’ordine mondiale internazionale”, lo trafigga con un paletto e ci sparga sopra il sale, come facevano i Romani.
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