Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/10/2025, a pag. 1/10, con il titolo "Due soldati israeliani uccisi da Hamas. Riprendono i raid aerei. Poi il cessate il fuoco", la cronaca di Amedeo Ardenza.
A Gaza in serata torna il cessate il fuoco e si continua a lavorare per salvare il quadro del piano di pace costruito da Donald Trump. Ma è stata una domenica di alta tensione. Ieri mattina la Israeli Air Force (Iaf) ha cominciato a bombardare il sud della Striscia di Gaza in risposta all’attacco subito da un veicolo israeliano nell’enclave palestinese. Secondo un’indagine iniziale delle Israeli Defense Forces (Idf), alle 10.30 di domenica una cellula di agenti del terrore è emersa da un tunnel nel sud-est di Rafah aprendo il fuoco con un lanciarazzi (Rpg) contro un escavatore e uccidendo due militari, il maggiore Yaniv Kula, di 26 anni, e il sergente Itay Yavetz, di 21. Un secondo escavatore è stato colpito dal fuoco di un cecchino, causando il ferimento di altri due militari, uno dei quali in modo grave. Un terzo militare è stato ferito di lì a poco dai cecchini, secondo l’indagine preliminare dell'esercito.
Le truppe, riferisce Yedioth Ahronot, stavano operando nell’area che, secondo i termini del cessate il fuoco, è ancora sotto controllo degli israeliani impegnati a liberarla dalle infrastrutture, ossia i tunnel, di Hamas. Anche la Marina d’Israele ha bombardato il sud della fascia costiera di Gaza. Nel corso della giornata gli scontri si sono fatti più duri: il ministro della Difesa, Israel Katz ha affermato che «Hamas imparerà nel modo più duro che le Idf sono determinate a proteggere i militari e prevenire qualsiasi danno.
Abbiamo incaricato le Idf di agire con forza contro gli obiettivi terroristici di Hamas a Gaza. Hamas pagherà un prezzo pesante per ogni lancio e violazione del cessate il fuoco e se il messaggio non viene compreso, l’intensità delle risposte aumenterà». Secondo l’emittente saudita Al Hadath, l’obiettivo di uno dei raid era Yahya al-Mabhouh, un comandante delle forze Nukhba, unità di elite del braccio armato di Hamas.
E in serata le Idf hanno fatto circolare un aggiornamento sulla giornata di guerra informando di aver colpito «dozzine di obiettivi terroristici di Hamas» dopo che il gruppo del terrore ha «palesemente violato l'accordo di cessate il fuoco». Secondo la nota, la lista degli obiettivi colpiti include strutture di stoccaggio delle armi, infrastrutture utilizzate per attività terroristiche, cellule terroristiche e ulteriori siti di infrastrutture jihadiste. Le Idf hanno anche smantellato sei chilometri di tunnel del terrore usati da Hamas per attaccare Israele.
Attacchi contro le Idf si sono registrati anche nel nord della Striscia, nella zona di Beit Lahiya: in quel caso i militari hanno eliminato diversi uomini armati che si erano avvicinati alle truppe dispiegate lungo la “linea gialla” del primo ritiro israeliano individuata dal piano Trump. Sarebbero 11 i terroristi rimasti uccisi negli attacchi di ieri.
Da parte sua Hamas ha negato ogni addebito dicendo di non essere «a conoscenza» di alcuni scontri a Rafah di cui Israele l’ha accusata. Il gruppo del terrore ha però aggiunto che «resta impegnato all’accordo sul cessate il fuoco», aggiungendo che è Israele a «violare l’intesa e fabbricare pretesti per giustificare i suoi crimini».
A riprova della propria “innocenza”, ieri i terroristi islamici hanno restituito altri due corpi a Israele, asserendo che si tratta dei resti di due ostaggi. Lo stillicidio della traslazione delle salme, alcune delle quali si rilevano poi di altre persone, conferma quanto sospettato da Israele da giorni: Hamas prende tempo. Rallentare la prima fase dell’accordo, quella sulla restituzione dei corpi dei sequestrati, permette ai tagliagole di ripristinare le proprie linee di comunicazione, riorganizzare i propri arsenali e schiacciare nel sangue i tentativi dei clan rivali di rialzare la testa adesso che Hamas è indebolita.
Indebolita ma ancora pericolosa, come dimostra la cronaca degli ultimi giorni: l’attacco contro gli escavatori israeliani rappresenta almeno la terza aggressione siglata Hamas nel corso dei primi otto giorni di sospensione delle ostilità. Le prime due, definite “gravi” da Israele, risalgono a venerdì, quando uomini armati affiliati a Hamas hanno cercato di avvicinarsi alle truppe israeliane emergendo da due tunnel, uno a Rafah, l’altro a Kahn Younis, sempre nel sud della Striscia. Nei due casi i terroristi sono stati eliminati da droni israeliani.
Messo sotto pressione dai ministri di destra che invocano la ripresa delle ostilità contro Hamas, ieri il governo di Gerusalemme ha disposto l’interruzione del flusso di aiuti umanitari verso la Striscia «fino a nuovo avviso», suscitando la reazione dell’amministrazione americana, contraria alla misura. Gli Usa hanno spinto perché gli aiuti passino dai valichi di Kerem Shalom e di Zikim, e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, scrive ancora Ynet, ha promesso che sarebbe ripresi oggi per chi legge.
Intanto una delegazione di Hamas è arrivata al Cairo.
Trump e Netanyahu si aspettano che gli egiziani ribadiscano al gruppo terrorista il messaggio delle ultime settimane: seguite il piano di pace o lasceremo che Israele vi distrugga.
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