È soltanto una tregua
Commento di Antonio Donno
Antonio Donno
Tra Israele e Hamas è in corso una prima fase di accordo, voluto da Trump, secondo il quale esso dovrebbe portate alla pace. Ma questo primo accordo non è detto che porterà ad una vera pace, è soltanto una tregua che lascia intatti sul terreno tutti i problemi del conflitto israelo-palestinese. Certo, una tregua è meglio di niente, è meglio del protrarsi di un confitto che ha portato Israele a difendersi con piena consapevolezza degli esiti umani che ne sarebbero derivati. Ma è giusto così. Le morti civili dei gazawi sono responsabilità totale di Hamas, che ha sempre dimostrato disprezzo per la vita umana pur di eliminare il male – gli odiati ebrei – dalla terra dell’Islam, il Medio Oriente, ritenuto possesso esclusivo degli islamisti. Hamas ha bisogno, appunto, di una tregua, perché ha subito gravi perdite in uomini e armi; dopodiché i terroristi ricominceranno la loro guerra ad Israele, usufruendo della liberazione di circa 2000 palestinesi, che saranno subito inquadrati nelle file dei terroristi. Per quanto riguarda le armi, provvederà il Qatar, che ha sempre sostenuto Hamas dal punto di vista della fornitura di armamenti, anche di quelli più avanzati tecnologicamente.
Hamas vuole la cancellazione di Israele dal Medio Oriente, esattamente quello che Arafat ha sempre posto al vertice dei suoi programmi contro la presenza ebraica nella regione. Il suo insegnamento è radicato nella volontà di ogni gruppo terroristico che circonda Israele, Hezbollah a nord, la Jihad islamica nella Cisgiordania e aree contigue, Hamas nella Striscia di Gaza. Arafat non ha ottenuto il suo scopo, anzi ha subito serie batoste dagli israeliani, ma la sua eredità è ben presente nella mente di tutti i gruppi terroristici penetrati stabilmente nel Medio Oriente. Oggi, l’obiettivo politico e religioso degli islamisti terroristi è rimasto immutato e si proietta nel tempo. La prima fase dell’accordo è un lasso di tempo utile per i nemici di Israele. I duemila terroristi rilasciati da Israele è l’esito di un accordo che consente ai gruppi terroristici di tirare il fiato, ricompattarsi e rimpolpare le proprie milizie per un prossimo scontro con Israele.
Il documento approvato dalle due parti il 13 ottobre a Sharm el Sheikh, grazie all’imprescindibile mediazione diplomatica di Trump, prevede, tra le altre misure, il rilascio – avvenuto – di 20 ostaggi vivi, ma solo otto corpi degli uccisi. Sembra molto difficile che Hamas sia in grado di restituire tutti i corpi degli ostaggi morti, probabilmente abbandonati a marcire tra le sterpaglie della Striscia di Gaza. In questo caso, è difficile dire quale sarà la risposta di Israele di fronte al mancato rispetto di una parte fondamentale dell’accordo.
Il disarmo di Hamas, previsto dall’accordo, sarà un punto dolente nell’applicazione dell’accordo. All’interno di Hamas si scontrano due fazioni, con crudeltà inaudite tra gli stessi terroristi. Del resto, è noto che la vita umana per costoro non ha alcun valore, anche se si tratta di vite dei compagni terroristi. Inoltre, l’accordo prevede il ritiro di una parte delle forze armate israeliane dalla Striscia di Gaza, il ritorno dei gazawi nelle loro case e la ripresa degli aiuti umanitari per venire incontro alle fondamentali necessità degli abitanti. Inoltre, è in discussione un progetto israeliano di imporre un “perimetro di sicurezza”, ossia una zona cuscinetto nella parte della Striscia di Gaza nella quale collocare i soldati israeliani incaricati di evitare infiltrazioni da parte dei terroristi di Hamas.
Il problema cruciale del piano di Trump è l’affermazione da parte di Hamas che non abbandonerà la Striscia di Gaza, il che farà perdurare la minaccia terroristica nei confronti di Israele, perché Hamas ribadisce che non rinuncerà ai propri armamenti. Gli Stati Uniti hanno confermato l’invio di 200 marines nell’area per “supervisionare” la tenuta della tregua. È più che mai necessario ribadire le difficoltà che questo accordo incontrerà in futuro. Hamas non può rinunciare al proprio principio religioso consistente nell’obbligo di cancellare gli ebrei e il loro Stato dalla terra dell’Islam. Per questa ragione, qualsiasi accordo è considerato da Hamas soltanto un momento di tregua da utilizzare per migliorare le sue strategie offensive contro lo Stato ebraico. Asserire che la tregua è il primo passo verso la pace, è un grave controsenso.
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