La tattica dello scorpione. Hamas provoca, Israele non si scompone
Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale
Data: 16/10/2025
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: La tattica dello scorpione. Hamas provoca, Israele non si scompone

Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 16/10/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "La tattica dello scorpione. Hamas provoca, Israele non si scompone".


Fiamma Nirenstein

Hamas incomincia già a non rispettare l'accordo, non restituendo i corpi degli israeliani uccisi e inserendo anche un palestinese morto travestito con la divisa dell'IDF. Netanyahu rispetta la tregua e fa dire a Trump che se il gruppo terroristi non rispetterà i patti scoppierà "l'inferno".

Hamas ci prova, Israele non si scompone. Dopo il ritorno dei 20 ostaggi vivi dagli orrori di Gaza, la consegna dei corpi dei caduti non funziona: la sua importanza è paragonabile solo al simbolismo sacro per cui Priamo va da Achille e si inginocchia davanti a lui per riavere il corpo di Ettore. È nella storia dell’umanità e oggi in particolare in quella degli ebrei tornati nella loro terra il ritorno alla sepoltura fra i propri cari. Oggi, per queste creature che hanno sofferto la peggiore tragedia della storia di Israele, è irrinunciabile.

Achille, eroe divino, restituisce il bel figlio al vecchio padre, ma Hamas è un’organizzazione di terroristi che in queste ore in cui il suo popolo vorrebbe festeggiare la fine della guerra, è intenta a stragi di vendetta, come mostrano le immagini dei suoi in ginocchio mentre chiedono invano pietà. Torturati, picchiati, alla fine fucilati, i membri della «hamula» ribelle Doghmush hanno già perso una ventina dei suoi membri. Adesso, dopo la consegna solo di sette corpi su 28, il numero quattro è un gazawi vestito con una divisa dell’Idf. Hamas dice che è stato un errore, ma è comunque una violazione: Israele non si impunta. In teoria l’accordo prevedeva in 72 ore la riconsegna di tutti i rapiti, vivi e morti, in cambio di 1.750 prigionieri tra cui 250 ergastolani, ogni mese retribuiti dall’Autonomia Palestinese di Abu Mazen per decine di milioni di dollari. Ma i titoli dei media mettono gli ergastolani alla pari con i rapiti tornati in libertà.

In queste ore dovrebbero tornare altri 5 corpi; ne resterebbero ancora sedici. Ma il punto è questo: Israele, che in teoria potrebbe fermare sulla violazione l’accordo in cui Hamas ora restituisce le armi e l’esercito esce da Gaza mantenendone la cornice di sicurezza, non lo fa. Alla stesura, quando si parla dei corpi dei rapiti, si dà credito alla possibilità che Hamas ci metta un po’ più tempo per la ricerca. Inoltre è difficile pensare che Hamas abbia tentato l’inganno sapendo che col Dna in poche ore il suo gioco sarebbe stato scoperto. È più facile che Hamas davvero non trovi i corpi o anche che abbia disegnato una strategia che punta sulla spaccatura della società israeliana.

Oppure che voglia tenersi una carta in mano in vista della trattativa sul disarmo. O è ancora l’Iran che usa di nuovo Hamas per trascinare Israele ad alimentare la campagna antisemita. In realtà Israele vuole entrare nella fase della consegna delle armi e della destituzione da Gaza di Hamas. Quella fase vedrà di nuovo Trump sul palcoscenico mediorientale. Netanyahu l’ha detto in un’intervista: «Noi preferiamo mantenere la pace e procedere nell’accordo, se va tutto bene» e qui ha citato Trump: «Altrimenti, se Hamas non accetta di consegnare le armi, l’ha detto anche Trump, dovremo agire». Trump aveva anche aggiunto: «Se Hamas non accetta il disarmo, lo disarmo io». Sia Netanyahu sia Trump tengono all’accordo, ma se sarà guerra, saranno insieme. Ma uno scorpione è uno scorpione, e spesso punge anche se per questo dovrà morire.

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