Dall'Eco di Bergamo
giornale della Curia. Anche lì imperversa Igor Man(zella)
Testata:
Data: 09/09/2003
Pagina: 3
Autore: Paolo Aresi
Titolo: Fatevi da parte entrambi: Bush è succube della lobby ebraica
Igor Man non imperversa solo sulla Stampa, in TV,alla radio, e su vari settimanali. Raggiunge pure il bergamasco e, attraverso l'Eco di Bergamo, ci racconta i suoi punti di vista. Per carità, miente informazioni. Punti di vista. Vediamoli. Intanto questo è l'intervista. Dopo quel che ne pensiamo.
L'Eco di Bergamo
4 settembre 2003
Igor Man: "Fatevi da parte entrambi Bush è succube della lobby ebraica"
"Un giudizio sulla situazione del Medio Oriente, sui nuovi fatti di sangue? Guardi, le citerò un fatterello del 1958, prima guerra civile libanese. Il nostro nuovo ambasciatore a Beirut, marchese Belcredi, andò, come si usa, in visita al decano del corpo diplomatico internazionale, l'ambasciatore del Giappone. Belcredi chiese a costui di spiegargli la situazione. Il diplomatico nipponico gli rispose: "Gentile collega, se non ci ha capito niente lei che è appena arrivato che cosa vuole che sappia io che sono qui da otto anni...". A volte più entri nei labirinti di queste situazioni e meno ci capisci, è più limpido lo sguardo di chi non è specialista".
Ma lo sguardo di Igor Man è in realtà ben limpido. Man è fra i maggiori esperti di questioni arabe e mediorientali del mondo. Figlio di una nobildonna russa fuggita dalla rivoluzione d'ottobre e di uno scrittore siciliano, Igor Man lavora per La Stampa . Ha cominciato a occuparsi di Medio Oriente nel 1956 quando intervistò Nasser, allora presidente dell'Egitto, ai tempi della crisi di Suez.
Sembrava di essere sulla strada della pace, invece la crisi fra arabi e israeliani è precipitata di nuovo.
"Infatti, è una situazione intricata, difficile. Eppure è teoricamente risolvibile in cinque minuti qualora ci si ispirasse solo a un criterio di giustizia. Nel 1947, l'Onu raccomandò la spartizione della Palestina in due stati, uno ebraico e uno palestinese. Ora ci sono due diritti che si scontrano, quello dei Palestinesi e quello degli Israeliani. Per arrivare a una pace possibile occorrono sacrifici e compromessi da entrambe le parti. Ma il fatto è che al loro interno ci sono spinte violentissime, odii terribili".
La "Road Map" non F bastata.
"La Road Map è anche un bel disegno, ma tracciato con una matita debole, che si scolorisce facilmente. Ci sono diversi problemi. C'è una politica di Bush che non è supportata da una forte volontà e da una conoscenza profonda. Inoltre è profondamente influenzata dalla lobby ebraica degli Stati Uniti".
Può spiegare?
"Nessun mistero. Negli Stati Uniti c'è una forte lobby ebraica che sposta ingenti voti e finanziamenti, nessun presidente americano può prescindere da questa realtà, da sempre. Non dimentichiamo che New York è la prima città ebraica del mondo. Ma questa è una situazione normale. Il problema è un altro".
Sarebbe?
"C'è un fatto molto importante, fondamentale per capire la svolta dell'atteggiamento di Israele e degli Stati Uniti. Le pressioni della lobby ebraica sono state bilanciate storicamente da altre pressioni provenienti da quelle che io chiamo lobby cristiane fondamentaliste. Questi gruppi protestanti sono sempre stati filoarabi. Ma negli ultimi tempi si è verificata una saldatura fra lobby cristiane e lobby ebraica. Il risultato è stato un forte indebolimento per gli arabi in genere e i palestinesi nel caso particolare. In questa situazione per il presidente Bush è difficile manovrare, bisogna riconoscerlo".
Che cosa pensa della sua strategia?
"La politica di Bush non può essere nitida. Bush fa pressioni su Sharon perchè abbandoni i Territori, perchè rispetti gli accordi, ma sono pressioni che a un certo punto devono fermarsi. Ai condizionamenti delle lobby si aggiunge una certa impreparazione, direi ingenuita da parte della dirigenza politica americana. Lo abbiamo visto in particolare con la crisi irachena".
Perchè parla di ingenuità?
"Perchè non esiste un preciso disegno politico. Bush pensava davvero di venire accolto come un liberatore, come accadde nel 1945 in Italia, per esempio. Credo che pensasse di risolvere i problemi del Medio Oriente con qualche guerra e regalando poi pace e libertà ai popoli. Ma non si può ragionare così, la mentalità degli arabi è diversa dalla nostra, la situazione storica è diversa rispetto alla Seconda Guerra Mondiale. Vede, da noi vige quel motto benedetto, frutto di grande saggezza, "Date a Cesare quello che è di Cesare". Questo per gli arabi non è vero. Da loro sociale, politico, religioso è tutt'uno, è un solo cocktail, per usare un'immagine semplice. Prima della guerra suggerii a Condy Rice di leggersi i diari di quel grande soldato inglese che fu lord Courtzon".
Chi è lord Courtzon?
"Un generale inglese che nel 1919 si trovò a combattere contro gli sciiti e si arrese e scrisse che non potevano farcela contro questa gente. Sono irriducibili, gli Sciiti, provengono da secoli di persecuzioni da parte dei Sunniti, hanno sviluppato un essere irriducibili, fieri, indomabili nella clandestinità, hanno sviluppato l'arte della "taqqia", cioè della dissimulazione, appaiono in un modo e sono in un altro, senza per questo contraddirsi".
E ha consigliato alla Rice di parlare anche con il nostro generale Angioni.
"Gli americani hanno la potenza, ma gli europei hanno la saggezza. Bush non ha analizzato a sufficienza il "dopo" guerra. Non ha ascoltato il consiglio degli europei. Si, ho suggerito anche di ispirarsi al generale Angioni che comandò la nostra spedizione in Libano vent'anni fa, una missione esemplare. Tutto il mondo ci prendeva in giro perchè sbarcammo i nostri spaghetti... Ma noi facemmo fino in fondo il nostro dovere, fu un successo grandioso che non nacque dal caso. Con gli Sciiti venne costruito un buon rapporto, fondato sul dialogo, sulla conoscenza reciproca. Alla fine ce ne andammo e gli regalammo un ospedale da campo. E soprattutto lasciammo un'eredità di affetto e ammirazione. Tutto il contrario di quanto sta accadendo in Iraq".
Che cosa pensa di Arafat e Sharon?
"Li ho conosciuti tutti e due. Arafat lo conosco fin dal 1956 quando era un giovane "poeta palestinese". Devono farsi da parte. Ho scritto che questo duello è patetico fino all'indecenza. Finchè durerà il duello fra questi due vecchi la sciagura dimorerà impunita in Terra Santa seminando lutti, rinfocolando blasfemi odi antichi".
La popolarità di Sharon non sembra in declino.
"Bisogna avere pazienza. Una pazienza che a noi costerà poco, che a israeliani e palestinesi costerà vite umane, dolore, ancora odio. Dobbiamo aspettare le elezioni americane del prossimo anno per vedere uno spiraglio. Sperando che non ci siano altre eccessive degenerazioni. Il Papa ha ragione quando dice che la guerra è un'avventura senza ritorno, che non c'è pace senza privazione. Il fatto è che la pace si fonda sul compromesso il quale è figlio della politica. Ma la politica oggi è debole. Dobbiamo avere tanta pazienza".
Paolo Aresi

1) cominciamo con un falso: non è vero che l'ONU "raccomandò" la spartizione della Palestina. L'ONU votò per la SPARTIZIONE della Palestina in due stati, uno ebraico e uno palestinese. Se il mondo arabo avesse accettato, lo Stato l'avrebbero da 55 anni. Dire "raccomandò" significa dire il falso. Vero invece che dal rifiuto arabo vennero cinque guerre contro Israele per eliminare lo stato ebraico dalla faccia della terra. Questo Igor Man si guarda bene dal dirlo.
2)Non è vero che ci sono due diritti che si scontrano. C'è uno Stato che lotta per la sua sopravvivenza, Israele, e ci sono organizzazioni criminali che uccidono cittadini innocenti. Equipapare le due situazioni significa fare il gioco dei terroristi.
3)Road Map. Matita debole ! falso, la Road Map avrebbe funzionato se Arafat non avesse sempre boicottato il lavoro di Abu Mazen. Ma questo Igor Man si guarda bene dal dirlo.
4)Poi ci sono le perle che riguardano l'America. Qui viene fuori l'Igor Man megalomane, che dà consigli a Bush, gli dice dove sbaglia e, soprattutto, ecco che arriva la storia dei "Protocolli dei savi di Sion"! Per Igor man Bush è prigioniero della lobby ebraica ! Sulla Stampa non l'ha mai scritto. Si vede che conversando con il giornale di Bergamo non ci ha fatto caso.
5) Secondo Man alla lobby ebraica si è aggiunto un forte aiuto anche dal mondo cristiano. E Man lo giudica negativo. Ma l'Eco non era il giornale della Curia ?
6)Chissà se Condy Rice sa che Man le ha mandato i suoi consigli. E' più probabile che non sappia nemmeno chi sia!
7)"Gli americani hanno la potenza, gli europei la saggezza". E questo sarebbe il grande esperto di storia ! Tutto il '900 e la seconda guerra mondiale stanno a dimostrare quanta saggezza abbia segnato l'Europa!
8) L'esempio del Libano è totalmente fuorviante. Man avrebbe dovuto raccontare la rovina di quel paese a causa di Arafat e dell'OLP, della Siria, non parlare di spaghetti italiani.
9) Cosa pensa Man di Sharon e Arafat ? anche qui mente. Dice che entrambi devono farsi da parte, ma poi sulla Stampa del 8.9.2003 sostiene che l'unico interlocutore valido per la pace è Arafat. Come la mettiamo Igor Man ? Arafat deve farsi da parte (Eco di Bergamo) o è l'unico interlocutore (La Stampa) ?
10) parlando delle elezioni dice che, in vista delle prossime elezioni americane, dobbiamo sperare che non vi siano "altre eccessive degenerazioni". Quali ? causate dalla lobby ebraica, da Sharon, da Bush che magari viene rieletto ?
Consigliamo all'Eco di Bergamo, nel caso dovesse reintervistare Igor Man, di fargli qualche altra domanda, oltre a quelle così condiscendenti di cui sopra. Per esempio sui gruppi terroristici che fanno capo direttamente all'amato Arafat, ai terroristi-suicidi, alla corruzione che vede in Arafat il suo caposaldo, ecc.ecc.
Forza, Paolo Aresi, le interviste non si fanno solo in ginocchio, sollevi la spina dorsale e si faccia coraggio. Toccato sul vivo, persino Igor Man (al secolo Igor Manzella) può anche far ridere.


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