Con i rapiti liberati la vittoria di Israele
Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale
Data: 05/10/2025
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: Con i rapiti liberati la vittoria di Israele

Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 05/10/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Con i rapiti liberati la vittoria di Israele".


Fiamma Nirenstein

Una volta ottenuta la liberazione degli ostaggi, Israele ha tecnicamente vinto la guerra a Gaza. Hamas è ancora spaccato in due, fra chi vuole accettare i termini della pace e chi no. Ora i negoziati si trasferiscono al Cairo. Le folle in piazza che sbraitano contro il "genocidio" sono fuori dalla realtà: anche otto paesi arabi ormai vogliono la pace e nessuno rivolge questa accusa infamante a Israele.

Il mondo in questi ultimi giorni si è molto impegnato per cercare la pace, ma anche per fare guerra: da una parte l’amministrazione americana e quella israeliana, insieme a ben otto Paesi musulmani, ce l’hanno messa tutta per portare Hamas ad accettare la proposta di pace che Trump e Netanyahu hanno presentato insieme. E in parte, ce l’hanno fatta, con minacce e promesse. Il titolo è prima di tutto la liberazione degli ostaggi, cui seguono ancora i venti complessi punti che Hamas ha rimesso tuttavia in discussione. Ma quello era il punto centrale, e il resto adesso è sul piatto. Almeno si parla di pace. Dall’altra parte, invece, nelle stesse ore in cui si cercavano di punti di equilibrio, una massa folle e violenta sbraitava in tutta Europa contro Israele, gli ebrei, sullo stop a una flottiglia la cui ambizione era il fiancheggiamento di Hamas, la peggiore organizzazione terrorista. Nelle ore dello Yom Kippur e della trattativa, un attacco antisemita alla sinagoga di Manchester, ha ucciso due ebrei diretti alla preghiera più santa. Da tempo nessuno fra i Paesi arabi coinvolti nella complicata definizione dei rapporti fra Israele e la conclusione della sua guerra di difesa ha parlato di “genocidio”; invece lo hanno fatto senza tregua le folle in piazza; nessuno, in Arabia Saudita, ha varcato la soglia di decenza per cui interrogati durante le manifestazioni, alcuni ragazzi italiani hanno dichiarato di non volere la liberazione degli ostaggi perché israeliani.

L’ accordo rivisto che in queste ore viene discusso al Cairo con israeliani, arabi, americani mentre Hamas cerca di ridurne la portata, è comunque, oggi, buono in quanto esiste. Se ne discute in modo attivo e responsabile, alla faccia della confusione estremista e violenta di un mondo avvilito dall’ignoranza della folla che sventola bandiere palestinesi chiedendo la distruzione di Israele e degli ebrei.  In queste ore, il mondo è spaccato in due: chi cerca la pace, e chi sbraita. Nella trattativa, si vedrà che Hamas cerca di corrodere i tempi della riconsegna degli ostaggi, e che mira ai pilastri della posizione israeliana ferma sull’eliminazione del potere terrorista da Gaza, e quindi sul suo disarmo. Non si sa come si concluderà. Ma già la discussione in atto è una garanzia del rapporto fra Trump e  Israele: solo la destrutturazione di Hamas permette la pace, e la possibilità di un futuro per il Medio Oriente, con Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Egitto, persino l’ Indonesia con  Israele; solo sullo sfondo figura l’idea di una presenza palestinese, ma mondata dal terrorismo, e anche l’Autonomia, deve subire una deradicalizzazione mentre si disegna, ancora vago, un gruppo tecnocratico; Israele deve ritirarsi solo per stadi legati alla restituzione dei rapiti e della resa di Hamas. Questo si discute al Cairo, e gli incontri possono portare lontano o bloccarsi.

Nel secondo caso, è chiaro che Israele non potrà fermarsi, ma è anche evidente ormai che non punterà a ripulire Gaza completamente: sarà una soluzione possibile, e questo significa sicura per Israele. Il processo intrapreso da Israele, USA, paesi musulmani, è buono comunque. È rassicurante che il mondo sunnita si coalizzi di fatto contro il vecchio nemico: l’Iran, che vuole tornare protagonista dopo che il primato gli è stato rubato dall’attacco congiunto americano-israeliano e spinge perciò Hamas a restare in guerra. Se Hamas dovesse ubbidirgli, tornerebbero anche Hezbollah, l’Iran, la Siria e l’Iran saranno di nuovo campi di battaglia e così lo Yemen, Israele esploderebbe di attentati terroristici. In questo caso, che cosa farà Trump è tutto da vedere. E resta una domanda: è questo che la piazza proPal vuole? E questo il prezzo che pagherebbe volentieri pur di assediare Israele?

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