Fine corsa per i pro-Pal
Cronaca di Antonio Castro
Testata: Libero
Data: 02/10/2025
Pagina: 2
Autore: Antonio Castro
Titolo: La Flotilla non si ferma: le forze israeliane salgono sulle barche Idranti contro Greta & C.

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 02/10/2025, a pag. 2, con il titolo "La Flotilla non si ferma: le forze israeliane salgono sulle barche Idranti contro Greta & C." la cronaca di Antonio Castro.

L'arrembaggio israeliano alle barche della Flotilla visto dalle telecamere di controllo. Dopo un mese di navigazione, come ampiamente previsto e prevedibile, gli israeliani hanno fermato la spedizione pro-Hamas che cercava di forzare il blocco navale imposto a Gaza.

 E dopo un mese di navigazione, stop and go e qualche defezione, ieri sera alle 18 (ora italiana) le prime barche della Flotilla vengono prese d’assalto dalle truppe della marina militare israeliana. Il sole a largo di Gaza sta già tramontando mentre gli attivisti individuano un’altra flotta. «Ci sono 20 navi non identificate che si stanno avvicinando alle prime barche e 5 gommoni davanti alla “Sirus”», racconta all’Adnkronos Yassine Lafram, presidente Ucoii, a bordo della Karma.
Alle 19 le radio di bordo ripetono l’appello degli ufficiali israeliani di fermarsi, perché «sono penetrati in una zona di guerra». Sotto bordo i militari intimano l’alt alla flotta degli attivisti. Siamo ormai a meno di 50 miglia marina dalle coste di Gaza. Sul social del ministero degli Esteri istaeliano (X) arriva l’appello alla «Hamas-Samud Flotilla». Israele denuncia quello che pensa dell’iniziativa anche con la definizione: Hamas-Samud. Con gli idranti (e granate stordenti dicono gli imbarcatila marina militare innaffiano «con gli idranti» denunciano gli attivisti «per intimorire gli equipaggi e creare confusione». Probabilmente per costringerei capitani ad interrompere fermare la navigazione.
È notte. In mare il buio fa paura. Qualcuno ha abbandonato la campagna navale. La marina militare turca ha evacuato nel primo pomeriggio 11 attivisti (tre con il passaporto turco). Gli altri 500 passeggeri hanno indossato i giubbotti salvagente. Mancano una manciata di minuti alle 21 (ora di Israele, +1). La giornata è scivolata via con la reiterata rivendicazione della Samud di viaggiare in acque internazionali. Ma le autorità israeliane rivendicano la legittimità a mantenere il blocco navale. Nel settembre 2011 l’Onu rese pubblico un rapporto (a seguito di un sanguinoso tentativo di sbarco che costò la vita a 10 turchi): «Il blocco navale è stato imposto come legittima misura di sicurezza per impedire che le armi entrino a Gaza via mare e la sua attuazione è conforme ai requisiti del diritto internazionale». È proprio questo rapporto dell’Onu a dare forza alle autorità israeliane che «ritengono legittimo il controllo» delle coste. Altro documento a cui Gerusalemme si aggrappa è il Manuale di San Remo sul diritto internazionale applicabile ai conflitti armati in mare (1995).
Manuale che codifica il blocco navale tra i mezzi «consentiti».
Purché «non abbia l’effetto di ridurre la popolazione alla fame». Per questo il reiterato invito a consegnare le derrate, farle ispezionare dall’Idf con la garanzia di recapitarli alla popolazione della Striscia. Di corridoi umanitari alternativi per recapitare gli aiuti ai gazawi ce ne sarebbero. Il Comitato della Flotilla ha rifiutato qualsiasi alternativa. Neppure quella del Vaticano di farsi tramite per la consegna è stata presa in considerazione. Il Patriarca di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa è riuscito a consegnare per ben 7 volte aiuti alla comunità di Gaza pure nei momenti più cupi del conflitto. I suoi canali trasversali, silenti, interreligiosi funzionano.
Ma agli attivisti non li gradiscono. Gli attivisti della Flotilla vuole, pretende, di violare il “blocco” navale imposto dal 2009. Nel 2006 Hamas, a sorpresa, vinse le elezioni togliendo lo scettro del controllo all’Anp. E prendendo il controllo della Striscia. Non c’è un porto a Gaza. L’Anp avrebbe dovuto costruirlo. Mai fatto. Hamas ha piuttosto investito i quattrini delle donazioni dei Paesi fratelli (Qatar, Egitto, Iran, Giordania, ecc) per costruire i 720 chilometri di tunnel scavati per penetrare in Israele, contrabbandare soldi, droga, armi, esplosivi, persone e animali da e verso l’Egitto. Il censimento sotterraneo citato dal New York Times (su fonti Idf), racconta di oltre 5.700 punti d’accesso. I miliziani si spostano sottoterra nonostante i bombardamenti.
La rete di tunnel ha fatto da carcere ai rapiti israeliani del 7 ottobre 2023 in mano ai guerriglieri di Hamas. L’Idf ha scelto dopo due annidi azione l’avanzata di terra per passare al setaccio metro per metro i rifugi.
Hamas usa come scudo umano i 20 superstiti (gli altri 30 rapiti sarebbero morti secondo fonti di intelligence). Hamas si scherma dietro a 2 milioni di gazawi che per la maggior parte povera gente travolta da una guerra religiosa per cancellare Israele dalla faccia del Medioriente. Dal “Giordano fino al mare” non è uno slogan da corteo dei collettivi. È una minaccia. L’arrembaggio delle truppe speciali israeliane, a tarda sera, si concretizza. I mezzi della marina israeliana si avvicinano alle imbarcazioni. Il segnale satellitare (garantito dalla cablatura delle barche messe in rete grazie al sistema Starlink di Elon Musk) salta ripetutamente. In serata i militari israeliani salgono a bordo della Alma, l’ultima delle grandi barche. Greta ottiene mezzo litro d’acqua, un giacchetto binaco dell’Idf e calza il suo cappello da Ranocchia. Arrestati i membri. Probabile che le barche verranno tutte confiscate. Si fa rotta verso il porto di Ashdod. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto spiega che poi «ogni nazione si attiverà per verificare come far rientrare i propri connazionali». Antonio Tajani svela: «Abbiamo dato mandato alla nostra ambasciata di dare assistenza a tutti gli italiani che verranno portati probabilmente al porto di Ashdod e poi verranno espulsi. Credo che ci sarà un volo che li riporterà in Italia». Le operazioni di sbarco, arresto e censimento delle generalità sono durate ore. Poi bisognerà vedere se le autorità giudiziarie di Gerusalemme procederanno ad incriminare gli attivisti. Tajani racconta di aver chiesto al governo di Israele di «non avere un atteggiamento aggressivo». Tutto questo durante una serata particolare per i credenti di fede ebraica: la festa dello Yom Kippur (preghiera, digiuno, pentimento) che si celebra dal tramonto di ieri fino giovedì sera. Poi bisognerà vedere se gli attivisti accetteranno l’espulsione, come è già successo a giugno a Greta Thunberg fermata sulla Madleen ed espulsa da Israele.
L’espulsione per il diritto israeliano prevede la sottoscrizione di un impegno a «non tentare nuovamente di entrare nello Stato di Israele per 100 anni».
Impegno sottoscritto da Greta per non finire nel carcere del deserto del Negev. E sottoporsi al processo per violazione dei confini.

 

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