Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/10/2025, a pag. 1/VIII, con il titolo "Festeggiare una che considera un oltraggio chiedere la liberazione degli ostaggi è, caro Pd, un passaggio decisivo: dalla civiltà alla barbarie" il commento di Giuliano Ferrara.
Giuliano Ferrara
Ricevere, premiare e festeggiare una che considera un oltraggio chiedere la liberazione degli ostaggi ebrei di Hamas e castiga il sindaco di Reggio Emilia per avere accennato a farlo, non è una delle tante “mutazioni genetiche” che i partiti disinvoltamente si rimproverano per vincere il consenso degli sprovveduti con l’arma sghemba e ipocrita dell’ideologia, non è un altro miserabile tassello alla chiacchiera velenosa e mendace del “genocidio”, è qualcosa di diverso: è un passaggio dalla civiltà alla barbarie. Siamo sicuri che Schlein e gli altri, tutti a vario titolo eredi di tradizioni politiche democratiche, civili, da quella antifascista a quella cattolica di sinistra, compresa l’insalatiera hippy di questa scalcinata segreteria, si rendano conto del passo che, consapevolmente o insensibilmente, avvicina il principale partito di opposizione costituzionale al precipizio? Oggi il Pd deve decidere che cosa fare in Parlamento. Se agire e votare per la pace possibile o contro. Le cose si sono chiarite, nonostante il tentativo estremo di turlupinare la gente con piccole e grandi bugie. Ora dicono che Netanyahu, riedizione di Ben Gurion che era definito il “nano cattivo”, vuole il piano Trump per il cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e la fine della guerra con il disarmo dei terroristi, dopo essersi messo “sulla scia del presidente americano”, per convenienza elettorale (il Cretino Collettivo ha la firma di una giornalista del Corriere, per l’occasione). Ieri era per convenienza politica che faceva la guerra, oggi è per convenienza politica che vuole fare la pace. Ora fingono di non sapere che i ministri della destra governativa si augurano esplicitamente che Hamas non accetti, che il piano fallisca, che tutto affondi ancora di più nella bolgia infernale di Gaza City, mentre la grande maggioranza di Israele, compresi il centro politico e la sinistra, per non parlare delle famiglie degli ostaggi, spera che l’incubo abbia fine con la capitolazione degli autori del pogrom del 7 ottobre e la fine dei combattimenti.
Bisogna informare i parlamentari del Pd che, non solo per gli haredim, anche per loro esiste l’obiezione di coscienza. Votare per la linea contraria alla fine politica e militare di Hamas e contro cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi, in qualsiasi forma, in qualsiasi campo largo o stretto, sarebbe una macchia indelebile. Farlo per piegare la schiena di fronte alla cialtroneria demagogica antisionista e antisemita che porta alla caccia all’ebreo nelle università e alla bastonatura morale e fisica di chi non accetta la folle e crudele manipolazione del “genocidio” perpetrato dalle vittime della Shoah sarebbe un’aggravante che metterebbe il Pd nell’accozzaglia dei nemici dei valori costituzionali e fuori dal perimetro minimo indispensabile della verità politica, appunto nell’area della barbarie. Intorno al piano di pacificazione e stabilizzazione a Gaza, intorno alla resa necessaria di Hamas, non si sta dipanando un gioco politicista, si sta imponendo una verità etica e politica decisiva.
Qui non si piange la realtà di una tragedia, le vostre lacrime potete risparmiarcele e, come diceva De Sanctis, potete tornare alle lacrime delle cose, qui si decide dell’unica pace possibile, della sconfitta del male assoluto e della possibilità di ricominciare a sperare.
La linea di dissuasione di Israele, la negazione del suo diritto di difendersi, è fallita su tutti i fronti della guerra di due anni che il 7 ottobre ha imposto. Anche le voci che ci hanno assordato con un trattamento di avvilente stupidità delle decisioni del governo di Gerusalemme, considerate criminogene e genocidarie, hanno riconosciuto, sul New York Times e altrove, meglio tardi che mai, come il piano di pacificazione e stabilità per Gaza, fondato sulla liberazione degli ostaggi e la resa di Hamas, sia il frutto delle vittorie di Israele sui sette fronti di guerra che sono stati aperti contro il suo diritto di esistere e vivere in pace e sicurezza. Se la segreteria del Pd scegliesse di inseguire la vanità parolaia dei falsi movimenti pacifisti e di appeasement, e desse mostra di augurarsi con Smotrich e Ben-Gvir, il fallimento del piano Trump-Netanyahu, magari solo per distinguersi dalla maggioranza parlamentare, farebbe di quel partito un nemico mortale dell’intelligenza e della dignità politica. La misura della ribellione dei parlamentari del Pd a questa linea suicida e autolesionista sarebbe l’esatta misura della possibilità di sopravvivenza morale dell’opposizione costituzionale.
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