Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/10/2025, a pagina 1/VIII, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "Senza le armi israeliane, l’Europa è nei guai".
Giulio Meotti
Persino la nave della marina spagnola schierata per proteggere la flotilla verso Gaza è equipaggiata con sistemi militari prodotti dalla Rafael israeliana. Eppure, la Spagna è la più attiva nel ridurre la dipendenza del suo paese dalle armi israeliane. La scorsa settimana, il ministero della Difesa spagnolo ha annullato un contratto con la Rafael per i puntatori utilizzati per le bombe a distanza, i missili anticarro Spike della Rafael e il sistema missilistico Puls della Elbit. Il 7 ottobre (data fatale), il Parlamento spagnolo voterà l’embargo totale.
Ma un alto dirigente dell’industria della Difesa israeliana ha dichiarato al Calcalist: “Dopo la guerra, gli europei torneranno a quattro zampe. Hanno bisogno delle nostre armi più di quanto ne abbiamo bisogno noi”. Rafael si avvicina all’accordo da 2,2 miliardi con la Romania per la difesa aerea Spyder. La superiorità tecnologica di Israele è innegabile e molti paesi europei vogliono i loro sistemi (Israele è il quarto più importante paese che esporta armi in Europa, il secondo se si escludono le produzioni francesi e tedesche).
Del Fondo europeo per la difesa, progettato per migliorare le nostre capacità militari dopo l’invasione dell’Ucraina, fa parte la Intracom Defense, passata dalla Grecia alla Israel Aerospace Industries, controllata dal governo israeliano, e coinvolta in quindici progetti europei.
L’azienda israeliana Elbit gestisce quaranta filiali in tutto il mondo, di cui la metà in Europa. Gli stabilimenti nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e in Romania sono stati appena ampliati a causa della crescente domanda di armi israeliane. L’azienda con sede a Haifa impiega il dieci per cento di tutti i suoi dipendenti in Europa e gestisce una scuola di volo in Grecia che addestra cadetti provenienti da tutti i paesi dell’Unione europea. Le vendite di Elbit in Europa sono raddoppiate rispetto al 2021, raggiungendo 1,8 miliardi di dollari. Ad agosto, l’azienda ha annunciato il più grande accordo della sua storia: un contratto da 1,6 miliardi con un paese europeo non specificato.
Le restrizioni decise dal cancelliere tedesco Friedrich Merz si applicano solo alle esportazioni in Israele e non alle importazioni. L’impatto si è ulteriormente attenuato questa settimana con l’emergere dei piani tedeschi di acquistare i droni Heron da Israele per un miliardo di euro (famosi non per trasmettere le musiche degli Abba).
L’azienda tedesca per la difesa Renk ha appena minacciato di trasferire parte della sua produzione all’estero per poter continuare a vendere componenti per i carri armati israeliani dopo l’annuncio di Berlino di un embargo sulle esportazioni. Il capo del colosso bavarese, Alexander Sagel, ha detto al Financial Times: “Certo, vediamo tutte le discussioni sulla Striscia di Gaza. Ma dal punto di vista tedesco, abbiamo la responsabilità di garantire che Israele sia in grado di mantenere le sue capacità di deterrenza. Queste non sono necessarie solo a Gaza, ma anche ad altri confini”.
Nel 2024, le esportazioni di sistemi militari di difesa israeliani hanno raggiunto la cifra record di 14,8 miliardi di dollari, con metà dei contratti firmati in Europa. Quasi la metà delle esportazioni di prodotti per la difesa israeliani (48 per cento) è stata destinata ai paesi dell’Asia e del Pacifico. Il 35 per cento all’Europa, il nove al Nord America, il quattro all’America latina, il tre ai paesi che fanno parte degli Accordi di Abramo e l’un per cento ai paesi dell’Africa. Quasi la metà delle esportazioni di armi di Israele sostiene i paesi asiatici minacciati dalla Cina, che vanta l’esercito più grande e in più rapida crescita al mondo. Taiwan, che la Cina minaccia di invadere, ha fatto affidamento sull’assistenza militare israeliana per la difesa sin dagli anni 70, quando gli Stati Uniti, sotto pressione della Cina, si rifiutarono di fornire a Taiwan aerei e missili antinave. Il più grande importatore di armi dell’Asia orientale di Israele sono le Filippine, a cui Israele fornisce anche il sistema di difesa aerea Spyder-Mr della Rafael. Come l’Asia, senza Israele l’Europa rischia di rimanere col cerino in mano. O come la Spagna che manda una nave a sostegno della flotilla, ma ha rifiutato di mandare la stessa nave a sostegno della campagna occidentale contro i terroristi houthi in Yemen dopo che hanno attaccato una delle tratte commerciali più importanti del mondo, il Mar Rosso (cento navi merci colpite) rallentando le catene di approvvigionamento globali. Brutta bestia, il pacifismo.
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