Riprendiamo dal RIFORMISTA del 01/10/2025, a pagina 1, l'editoriale di Iuri Paolo Macry dal titolo "Ha vinto Netanyahu".
Paolo Macry
E dunque la grande narrativa va in briciole. Si trasforma nel suo opposto. Ora sono i Mostri a indicare una via d’uscita al più grave conflitto medio-orientale del secondo dopoguerra. Sono il “malfamato” Trump e il “nazista” Netanyahu a costruire un consenso che, sorprendentemente, comprende grandi Stati arabi e musulmani come l’Egitto, l’Arabia Saudita, gli Emirati, la Turchia, il Pakistan, l’Indonesia. L’isolamento di Israele nel mondo? Finito. La solidarietà strisciante con Hamas dell’Occidente antisionista? Smascherata.
Solo pochi giorni fa l’Assemblea Generale dell’Onu aveva voluto umiliare il leader di Tel Aviv, abbandonando l’aula. Solo pochi giorni fa Macron e Starmer, con un occhio ai problemi politici che li assillano in patria, avevano voluto riconoscere uno Stato che non esiste. Mentre le piazze europee ripetevano ossessivamente l’anatema del genocidio. Mentre l’Italietta seguiva i giochi di guerra di qualche centinaio di velisti come fosse l’America’s Cup. È tutto finito. Certo, nessuno può dire quale esito avrà il piano sottoscritto dai Mostri a Washington. Ma ora si gioca a carte scoperte. Ora gli inganni, che dal 7 ottobre hanno obnubilato le menti di mezzo mondo, sono sbugiardati.
I 20 punti costituiscono un’intimazione di resa ad Hamas. Che dovrebbe liberare i rapiti, disarmare le milizie, abbandonare il governo di Gaza, andare in esilio. Di Stato palestinese e di Anp si parlerà soltanto dopo. Per l’intanto dai mostri del 7 ottobre - quelli veri - si pretende la resa. Ma la pretende l’Asse del Male israelo-americano, non l’Europa “umanitaria”. E la benedicono governi che rappresentano centinaia di milioni di arabi e musulmani. Scompare, improvvisamente, la spaventosa solitudine di Tel Aviv, sulla quale il mainstream mediatico ha lucrato per mesi e mesi. E improvvisamente si dissolve la confusione - studiata o ingenua che fosse - tra palestinesi e terroristi.
Ai palestinesi, agli uomini e alle donne di Gaza è offerta la possibilità di tornare a vivere. Ma tutto dipende dai loro attuali governanti, da Hamas. Come Hitler nel bunker berlinese, come l’imperatore Hirohito dopo Hiroshima, è Hamas che deve prendere atto della sconfitta oppure continuare nel sacrificio del proprio popolo. Se Hamas vuole, tutto finirà nell’arco di pochi giorni.
E un’ultima verità accecante mostrano gli accordi di Washington. Ha vinto Israele. Anzi, a dirla tutta, ha vinto Netanyahu. È stato Netanyahu a colpire uno dopo l’altro i nemici mortali del suo Paese, a scovare sotto scuole e ospedali gli stupratori di Hamas, a neutralizzare i terroristi del Libano e dello Yemen, a bombardare lo Stato-canaglia degli ayatollah. A prendersi la responsabilità di tutto ciò, è stato un leader demonizzato nei cinque continenti, inseguito da un mandato di cattura internazionale, odiato dalle famiglie dei rapiti, ostracizzato da buona parte della Knesset, tenuto in ostaggio dalla destra messianica, assillato dai processi per corruzione. Un personaggio scespiriano. Non è da tutti combattere (e forse vincere) contro il mondo.
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